Unità: Smontata la legge Moratti, torna l’istruzione tecnica
Tra le liberalizzazioni anche l’obbligo a 16 anni. La Cgil: «Assumere 20mila ricercatori»
Smontata la legge Moratti, torna l’istruzione tecnica
di Massimo Franchi/ Roma
Giornata movimentata per il mondo della scuola e dell’università. Mentre il Senato approvava definitivamente il decreto sugli istituti tecnici contenuto nel pacchetto liberalizzazioni, i sindacati confermavano lo sciopero del 16 aprile (il tentativo di conciliazione è fallito) e in un convegno la Cgil sull’università la Cgil chiedeva l’assunzione di 20 mila ricercatori al ministro Mussi.
TORNANO I TECNICI La Moratti voleva mandare in soffitta l’istruzione tecnica, il governo la rilancia. Nel decreto si cancella il liceo tecnologico e si prevede la nascita dei poli tecnologici, ridisegnando l’istruzione secondaria. Con l’innalzamento dell’obbligo di istruzione a 16 anni gli studenti potranno scegliere tra sei licei, gli istituti tecnici e gli istituti professionali. I regolamenti saranno emanati entro il 31 luglio 2008 e dal settembre successivo la riforma andrà a regime. I poli tecnico professionali si occuperanno anche della formazione post diploma. «Abbiamo usato il cacciavite in modo deciso e appropriato smontando la riforma Moratti e re-impiantando la scuola secondaria», commenta il viceministro Mariangela Bastico. Nel decreto è poi contenuta la normativa sulle donazioni alle scuole. A partire dalle dichiarazioni dei redditi 2008, persone fisiche, imprese e associazioni no profit potranno donare soldi per innovazione tecnologica, edilizia e ampliamento dell'offerta formativa. Si vedrà riconosciute le stesse agevolazioni fiscali previste per le donazioni fatte alle fondazioni. Il decreto non contiene il previsto fondo perequativo per le scuole che non ricevono donazioni: arriverà con un disegno di legge.
«PIÙ RICERCATORI» Nelle stesse ore al convegno della Flc Cgil il segretario Enrico Panini indicava invece le priorità del sindacato sull’università. Assumere 20 mila nuovi ricercatori e stabilizzare gli amministrativi; rivedere il 3+2, correggendo il tiro per rendere i titoli più spendibili nel mondo del lavoro; dare più autonomia e risorse agli atenei e favorire il diritto allo studio». Sono le quattro questioni «urgenti»: «Visto che l’economia va meglio - spiega Panini- si può pensare di utilizzare una parte significativa del “tesoretto” per l’università e la scuola e per ridurre la piaga della precarietà». Intanto l’annunciato decreto istitutivo dell’Agenzia per la valutazione del sistema universitario (Anvur) non è stato approvato dal Consiglio dei ministri per la richiesta di ulteriori approfondimenti da parte del ministero dell’Economia. Dovrebbe essere approvato martedì.