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Unità: Sindacati e governo alla prova dello sciopero degli statali

Epifani: «Da Prodi mi sarei aspettato più coerenza,ma guai se il governo fallisse. È l’ora dei fatti»

27/03/2007
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l'Unità

di Felicia Masocco/ Roma

FATTI Avvio con ipoteca per il tavolo che da oggi discuterà della riforma della pubblica amministrazione. Ieri i sindacati hanno proclamato uno sciopero dei dipendenti pubblici per il 16 aprile, in concomitanza con quello della scuola. Il risultato sarà uno sciope-
ro generale del pubblico impiego. Sempre che, nel frattempo, il governo non trovi una soluzione soprattutto sulla copertura finanziaria dei rinnovi contrattuali. Rassicurazioni in questa direzione arrivano dai ministri Nicolais e Damiano. Ma Fp-Cgil, Fps-Cisl, Uilpa e Fpl-Uil fanno capire che rinunceranno al pressing solo di fronte ad atti concreti e chiamano in causa Tommaso Padoa-Schioppa severo guardiano dei cordoni della borsa, accusato di aver dimenticato gli impegni assunti a novembre. Il timore dei sindacati è che si finisca col saltare una tornata contrattuale. «Inaccettabile», dicono.
I contratti sono scaduti da un anno e mezzo, riguardano tre milioni di persone. Occorrono 2 miliardi. Non solo. Sarebbe tempo di iniziare a discutere del biennio 2008-2009 perché le risorse dovranno essere inserite nella prossima Finanziaria. Il solito copione, insomma. Di nuovo c’è che oggi si apre uno dei tavoli di concertazione con l’obiettivo di modernizzare le amministrazioni pubbliche. Il ministro della Funzione pubblica è ottimista, «penso che non arriveremo allo sciopero - ha dichiarato Nicolais -. Troveremo le risorse».
La concertazione sarà anche l’occasione per misurare lo stato dei rapporti tra sindacati e governo. Tra sindacato e partiti. Tra Cgil e centrosinistra. Se ne è parlato ieri in Corso d’Italia, chiamati a discutere nel seminario Ires «Politica, lavoro e sindacato», Fassino, Giordano, Diliberto, Pecoraro Scanio. Moltissimi gli spunti a cominciare da quelli offerti dalla composizione-scomposizione dei partiti della sinistra, il Partito democratico, la Sinistra europea. Piero Fassino ha ribadito che il Pd «sarà un grande partito del lavoro», in quanto forza che si richiama ai valori e ai principi riformisti, «sta nel dna del riformismo - ha spiegato - rappresentare e tutelare il mondo del lavoro». La Cgil «è autonoma, ma non indifferente» a queste vicende, dice Epifani. E tantomeno lo è verso il governo. A poche ore dal voto sull’Afghanistan il leader sindacale ha messo in guardia dai rischi di un fallimento del governo, se cadesse sarebbero guai. «Un anno fa Romano Prodi venne al congresso della Cgil e disse che il suo programma era quello della Cgil, un anno dopo dobbiamo dire che avremmo preferito una frase meno forte ma più fatti coerenti», premette. Aggiunge: «Se però fallisse le cose non resterebbero uguali per i nostri elettori». Il fallimento del governo di centrosinistra porterebbe tre tipi di riflusso: «la delusione», l’induzione a pensare che «non vi è differenza tra centrosinistra e centrodestra» e «la via individuale e le scelte individualiste». «Questo quadro - ha continuato Epifani - aprirebbe le strade alle derive plebiscitarie che metterebbero in difficoltà i partiti, oltre che la nostra “gente”». Perché se dal governo ad oggi, si aspettava più fatti «coerenti», le differenze col governo precedente sono sotto gli occhi di tutti: «Berlusconi ha operato per dividere Cgil da Cisl e Uil, mentre il governo Prodi lavora per unire». Il centrodestra «ha accresciuto la precarietà, il centrosinistra è impegnato a ridurla». «Il governo di centrodestra ha favorito l’evasione fiscale e i grandi patrimoni, il centrosinistra ha fra le sue centralità la lotta all’evasione».


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