Unità: Sindacalisti a doppia pensione?Una calunnia de «il Giornale»
Il quotidiano di Berlusconi e Belpietro condannato a risarcire oltre 450 esponenti della Cgil per gli «scoop» del 2002
di Giuseppe Caruso/ Milano
RISARCIMENTI Una campagna stampa basata sul nulla. E che è costata a il Giornale tanti soldi e soprattutto una gran brutta figura. A sancirlo sono state alcune sentenze del Tribunale di Monza che ha condannato l’editore, il direttore Maurizio Belpietro ed alcuni
cronisti de il Giornale ad un risarcimento dei danni in favore di oltre 450 sindacalisti della Cgil.
I fatti risalgono all’estate del 2002, quando il quotidiano edito da Paolo Berlusconi pubblicò per oltre un mese una serie di articoli, dai titoli piuttosto forti, in cui centinaia di sindacalisti della Cgil venivano accusati di percepire doppie pensioni e di essere dei privilegiati. Il tutto grazie ad una «leggina» voluta dal sindacato, allora diretto da Sergio Cofferati.
Tra i sindacalisti ad aver avuto soddisfazione dal tribunale monzese c’è anche Giovanni Cazzato, segretario nazionale Spi-Cgil. Cazzato ha vinto la causa in primo grado perché «i fatti non erano veritieri».
La legge a cui faceva riferimento il Giornale infatti non prevedeva una doppia pensione per i sindacalisti in aspettativa, ma un semplice adeguamento dell’unica pensione a livello standard di un lavoratore in attività di servizio.
Cazzato, dopo il primo grado, ha raggiunto una transazione con il quotidiano della famiglia Berlusconi, come accaduto a molti degli altri sindacalisti che avevano querelato. La sentenza del tribunale di Monza che gli ha dato ragione si può definire emblematica ed ha dichiarato «lesiva dell’onore e della reputazione del signor Cazzato, la campagna stampa condotta dai signori Pierangelo Maurizio, Emanuele Fontana e Giordano Bruno Guerri e per l’effetto condanna i signori Maurizio Belpietro e la Società Europea di Edizioni (che edita il Giornale) in solido tra loro al pagamento in favore dell’attore Giovanni Cazzato la somma di £ 29.000... inoltre ordina ai convenuti condannati di far pubblicare a proprie spese un estratto della presente sentenza nei quotidiani Il Sole 24 ore e La Repubblica».
I giudici hanno posto l’accento sul linguaggio ed i toni utilizzati da il Giornale nella sua campagna stampa, riproponendo nella sentenza alcune delle frasi incriminate. Negli articoli si potevano trovare espressioni come «decreto salva pensione dei sindacalisti: una marchetta», oppure «doppia pensione solo alla nomenklatura confederale»; «I vertici del sindacato si sono tartufescamente aumentati le pensioni in modo da non farlo sapere a nessuno»; «taccheggio di denaro pubblico».
Inoltre il Giornale in quel periodo aveva pubblicato, in appositi elenchi, tutti i nomi dei sindacalisti che, secondo il quotidiano, godevano di una doppia e truffaldina pensione. Erano stati pubblicati anche i dati riguardanti il sindacato di categoria a cui appartenevano.
In questi elenchi i sindacalisti venivano definiti senza troppi giri di parole come «titolari di doppie pensioni», «privilegiati» e ancora «guardiani dei privilegi». Uno dei più bersagliati era proprio Giovanni Cazzato, che adesso, come tanti altri suoi colleghi del sindacato, si è potuto godere la sentenza contro il Giornale, con tanto di pubblica abiura.