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Unità: Siamo ambiziosi, vogliamo cambiare

Si apre così, con una citazione di Immanuel Kant, il primo Documento di programmazione eco- nomica e finanziaria della XV legislatura.

09/07/2006
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l'Unità

di Laura Matteucci / Milano

GIRO DI BOA «Coloro che dicono che il mondo andrà sempre così com’è andato finora contribuiscono a far sì che l’oggetto della loro predizione si avveri». Un corposo documento di 160 pagine nel quale il nuovo governo di Romano Prodi fissa le linee guida degli obiettivi economici dei prossimi cinque anni. Corredato da una lettera firmata congiuntamente da Prodi e dal ministro all’economia Tommaso Padoa-Schioppa, e inviata ai presidenti di Camera e Senato. «Gli sforzi che siamo chiamati a compiere - si legge - hanno obiettivi ambiziosi, che si rafforzano reciprocamente e produrranno risultati concreti e positivi già nell’immediato e ancor più nel seguito. È con questo spirito, e nella certezza che il loro significato verrà ben compreso, che li proponiamo agli italiani». La lettera spiega che il Dpef avrà il compito di «sbloccare l’Italia dall’intreccio perverso nel quale si è venuta a trovare l’economia».
Per questo, occorre riportare il paese nell’alveo delle regole europee, con la Finanziaria 2007 che, viene confermato, sarà «di un importo di circa 35 miliardi, di cui 20 destinati alla riduzione del deficit e ben 15 a misure di promozione della crescita, della competitività e dell’equità sociale». Invariati gli impegni presi con l’Europa per un rientro sotto il 3% del rapporto deficit-pil già nel 2007, e ulteriori correzioni di mezzo punto di pil negli anni successivi.
La lettera entra poi nel merito della questione politicamente più spinosa: la spesa pubblica. Per «correggere gli andamenti di fondo della finanza pubblica» non basterà una politica fiscale più equa, scrivono premier e ministro. «Indispensabile» intervenire anche «su tendenze strutturali della spesa», in particolare su quattro grandi comparti che ne rappresentano l’80%: sistema pensionistico, servizio sanitario, amministrazioni pubbliche, finanza degli enti locali.
Poi, il Dpef vero e proprio. In cinque capitoli Padoa-Schioppa snocciola le tensioni dell’economia, analizza le cause, sintetizza i rimedi e infonde ottimismo: nel 2011 si arriverà al pareggio di bilancio con un deficit-pil azzerato - oggi viaggia oltre il 4% - e un debito sotto il 100% del pil.
Il ministro torna a paragonare la situazione economica attuale con quella dell’annus horribilis 1992. La ricetta è una sola: «Determinare un aumento del saldo primario, che va riportato ai migliori livelli degli anni ‘90».
Dalle liberalizzazioni in campo energetico, anche a tutela dei consumatori, al piano per il Mezzogiorno a quello straordinario per l’occupazione, soprattutto dei giovani e delle donne, dal contenimento della spesa sanitaria alla politica fiscale passando per la riduzione del cuneo, «destinata al lavoro subordinato a tempo indeterminato». Il taglio del costo del lavoro andrà a beneficio sia del lavoratore sia del datore di lavoro. E non saranno toccati i contributi destinati alle pensioni.
Domani sarà la volta di Bruxelles, dove Padoa-Schioppa presenterà ai colleghi dell’Eurogruppo Dpef e manovra bis.

sanità
Un fondo straordinario
per azzerare il deficit

Un fondo straordinario per azzerare il deficit delle regioni entro il 2009. È questa una delle linee d'intervento sulla sanità indicate nel Dpef in cui si evidenzia un'incidenza della spesa sul Pil in aumento dal 5,7% al 6,7%. Una crescita a cui hanno contribuito la spesa per dipendenti, gli acquisti di beni e servizi e la spesa per prestazioni acquistate direttamente sul mercato. Diversi gli elementi di criticità del sistema sanitario individuati: l'utilizzo improprio dei ricoveri ospedalieri e dei pronto soccorso, l'esorbitante livello di spesa farmaceutica per abitante di alcune regioni , l'insufficiente qualità dei servizi sanitari in alcune regioni. Il governo si impegna a definire le risorse destinate al Servizio sanitario nazionale inizialmente per il triennio 2007-9 e l'ammontare dovrà essere tale che anche il settore sanitario contribuisca a ridurre la spesa tendenziale rispetto al Pil. Verrà inoltre rafforzato il sistema di monitoraggio circa l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea) e le azioni per il miglioramento della qualità dei servizi e la riduzione dei costi. Verrà incentivata l'assistenza domiciliare integrata per i cittadini non autosufficienti. Non sono poi da escludere forme di compartecipazione alla spesa (leggi ticket) «da parte dei cittadini anche nelle Regioni che non hanno ancora adottato forme di responsabilizzazione individuale nei consumi sanitari».

previdenza
Più gente occupata
per sostenere la spesa

La spesa nel settore della previdenza, dopo un lieve calo nel periodo 2008-2015, tornerà a cresere. È la previsione contenuta nel Dpef secondo cui dopo l'effetto dei provvedimenti normativi di elevamento dei requisiti minimi, il rapporto spesa/pil «riprende a crescere a causa del deterioramento del quadro demografico». Gli effetti della nuova crescita «saranno in parte limitati anche dall'innalzamento dei requisiti di accesso al pensionamento disposti dalla predetta legge anche nel regime misto e contributivo».
L'abolizione dello «scalone», il passaggio secco, cioè, dai 57 ai 60 anni di età per aver diritto alla pensione d'anzianità, «comporterà in ogni caso la necessità di reperire i mezzi necessari alla copertura». Sempre sul fronte delle pensioni, per porre un freno alla spesa, il governo punta ad una revisione dei coefficienti di trasformazione e ad un allargamento della popolazione attiva, anche attraverso l'aumento dei tassi di occupazione.
Il governo si impegna ad assumere ogni iniziativa utile al rilancio della previdenza complementare nei settori privati e pubblici e a rimuovere gli specifici ostacoli che hanno finora tardato la costituzione dei fondi pensione in comparti che hanno già sottoscritto o sono in condizione di sottoscrivere in tempi brevi le fonti istitutive.

famiglia
Più servizi per l’infanzia
Un bonus per i disagiati

Più asili In questo quadro, si spiega nel Dpef, il governo si impegna a sostenere azioni e regole che promuovano nelle istituzioni, negli enti, nelle professioni e nelle carriere, il riconoscimento dei talenti, a partire dalle donne e dai giovani. Il governo si impegna anche a favorire studi, ricerche, statistiche di genere, campagne civiche al fine di promuovere una cultura di pari opportunità, di rispetto dei diritti e dei doveri civili e sociali delle persone. Per questo, verranno rafforzati i programmi di contrasto a tutte le forme di discriminazione, nell’ambito di una maggiore attenzione alla tutela dei diritti umani.

lavoro
Un piano d’azione
contro la precarietà

La «rivisitazione» della legge 30, la cosiddetta Legge Biagi, per intervenire sugli aspetti più critici che creano precarizzazione. Ma anche un aumento dei contributi per eliminare la convenienza al ricorso ad alcune tipologie di lavoro precario e favorire la costruzione di un futuro pensionistico. Sono queste alcune delle misure previste dal Dpef che delinea un vero e proprio «piano d' azione» contro il lavoro precario, anche con un aumento dei controlli e un miglioramento della sicurezza sui luoghi di lavoro. Oltre agli interventi selettivi della riduzione del cuneo, che premieranno forme di lavoro a tempo indeterminato, il Dpef preannuncia un aumento dei contributi per gli iscritti al cosidetto «fondo parasubordinati». Sarà limitato «ai lavoratori impegnati in collaborazioni a progetto e coordinate e continuative, in associazione a partecipazione e di quelle tipologie di lavoratori che non siano iscritti ad altre forme di assicurazione obbligatoria o che non siano liberi professionisti». L' obiettivo è duplice: assicurare a questi lavoratori un trattamento pensionistico adeguato e ridurre il differenziale contributivo rispetto agli altri lavoratori. Si punta poi ad una «rivisitazione della legge 30, intervenendo sugli aspetti più critici, a partire da quegli istituti quali il lavoro a chiamata o staff leasing, che possono più facilmente dar luogo a forme precarie di occupazione».


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