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Unità-"Sì, chiudiamo le aule. Per scongiurare lo sfascio"

formiamo ingegneri che devono progettare grandi infrastrutture: che ne sarà di queste competenze?" "Sì, chiudiamo le aule. Per scongiurare lo sfascio" Roberto Monteforte ROMA Lune...

23/09/2004
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l'Unità

formiamo ingegneri che devono progettare grandi infrastrutture: che ne sarà di queste competenze?"

"Sì, chiudiamo le aule. Per scongiurare lo sfascio"

Roberto Monteforte

ROMA Lunedì prossimo 27 settembre le aule della facoltà di Ingegneria alla Sapienza di Roma resteranno chiuse. Era prevista l'apertura dell'anno accademico 2004-2005, ma il consiglio di facoltà ha decretato il blocco della didattica "frontale". È stata una decisione presa all'unanimità dall'intero corpo accademico. I docenti terranno i loro corsi, non ne prenderanno in carico altri, e i ricercatori limiteranno la loro attività ad un solo modulo. Questo però è sufficiente a mettere in crisi l'offerta didattica. Ben 600 corsi sarebbero in forse. Per questo si sono dimessi tutti i presidenti delle aree didattiche di Ingegneria della Sapienza, la più grande facoltà d'Italia con i suoi 14 mila iscritti e gli oltre 500 docenti. È stata una scelta per dare visibilità alla protesta contro il disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti in discussione alla commissione Cultura della Camera, fortissimamente voluto dal ministro Moratti, e per esprimere piena solidarietà ai ricercatori, condannati dalla maggioranza e dal governo alla "messa in esaurimento": una sorta di "precarizzazione" a vita. "Non ha nulla di corporativo. È nell'interesse di tutta l'Università" ci tiene a sottolineare il Prorettore dell'ateneo romano, Gianni Orlandi. È completamente d'accordo con i rilievi mossi dal presidente della Conferenza dei rettori, professore Piero Tosi, alle politiche del governo sull'università il preside della facoltà di Ingegneria, Tullio Bucciarelli che spiega le ragioni di questa protesta. "Abbiamo tirato il sasso nello stagno, vedremo se altre facoltà ci seguiranno. Per ora sono in corso contatti e scambi di informazioni. Dall'Aquila mi è arrivata un'e-mail, è il consiglio di facoltà di Medicina che annuncia di rinviare all'11 ottobre l'inizio dell'anno accademico, come noi per solidarietà con i precari e protestare contro il decreto-Moratti".
Una decisione estemporanea?
"Tutt'altro, nasce dopo una riflessione attenta e dopo che contro il progetto del ministro dell'Università hanno preso posizione la Conferenza dei presidi della facoltà di Ingegneria di tutta Italia, il Senato accademico e la Conferenza dei rettori".
Prese di posizione poco considerate da maggioranza e governo...
"Tenute in nessun conto. Il mondo accademico non è stato ascoltato prima, né le sue osservazioni critiche sono state tenute in qualche conto dopo. Si è scelta la via del non dialogo. Questo è un motivo ulteriore per protestare: oltre al merito è inaccettabile il metodo seguito".
Come risponde all'accusa di essere corporativi e di danneggiare gli studenti?
"Noi difendiamo l'università pubblica, la sua funzione formativa che deve coniugare attività di ricerca e didattica. È un patrimonio, una ricchezza per il paese. Come lo è il ricambio generazionale. Noi formiamo ingegneri che ad esempio devono progettare porti, grandi infrastrutture. Li formiamo in facoltà. Rappresentano un patrimonio di conoscenze che devono poter essere trasmesse alle nuove leve di studenti. Tra pochi anni molti docenti andranno in pensione, come si pensa di coprire quei vuoti? Abbiamo bisogno di quelle competenze. Non è solo il futuro dei giovani, è quello della facoltà ad essere messo in discussione. Dobbiamo porci questo problema. La formazione che la nostra facoltà assicura è riconosciuta e apprezzata a livello internazionale. I nostri neo-laureati trovano immediatamente lavoro. È un patrimonio che non va disperso".
A questo va collegato il problema delle risorse?
"Non si fanno riforme a costo zero, né è possibile pensare che giovani si dedichino alla ricerca universitaria senza un percorso futuro definito e senza una retribuzione adeguata. Quello delle risorse è un problema drammatico: noi abbiamo oltre cinquanta vincitori di concorso ritenuti idonei, ma bloccati, che non possono prendere servizio per effetto della Finanziaria. Questo non solo crea demotivazioni tra i vincitori, ma pone anche seri problemi organizzativi alla vita della facoltà. E questo è solo un esempio".
Vi invitano a guardare al mercato, a cercare lì le risorse?
"Conosco bene il mondo dell'impresa. Prima dell'attività universitaria ho lavorato per 16 anni in quell'ambiente. Le assicuro che almeno nell'area romana non ho visto alcuna corsa all'investimento nella ricerca, alla istituzione di borse di studio o altro che possa favorire la ricerca universitaria. Vi sono le istituzioni pubbliche, gli enti locali con cui come facoltà abbiamo molti rapporti. Vi sarebbero disponibilità ed interesse, ma sono realtà che vivono il nostro stesso problema: quello della scarsità delle risorse finanziarie".
Quando inizierà l'anno accademico per gli studenti della sua facoltà?
"La nostra non è una lotta corporativa e soprattutto non si scarica su di loro. Il rinvio dell'apertura dell'anno accademico non è a tempo indeterminato. Abbiamo voluto porre all'attenzione un problema che riguarda tutti, il futuro del nostro paese. Quindi anche quello dei giovani. E poi durante questo periodo non vi è blocco degli esami, le tesi vengono discusse tranquillamente. A giorni si riunirà il Consiglio di facoltà. Prenderemo delle decisioni".

Tullio Bucciarelli
Preside di Ingegneria a La Sapienza


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