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Unità-Sfila il mondo della scuola: ci resta sempre la voglia di lottare

"Non ne possiamo più" Sfila il mondo della scuola: ci resta sempre la voglia di lottare Massimo Franchi ROMA "Non ne possiamo più. Sarà la decima volta che scendiamo in piazza per ...

19/03/2005
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l'Unità

"Non ne possiamo più"

Sfila il mondo della scuola: ci resta sempre la voglia di lottare

Massimo Franchi

ROMA "Non ne possiamo più. Sarà la decima volta che scendiamo in piazza per il rinnovo del contratto della scuola, ma il governo non ci ha mai calcolato". Sale la rabbia dalla parte finale del "serpentone" di piazza della Repubblica che si muove lentamente, composto da un ventaglio di storie che in comune hanno la fatica ad arrivare a fine mese. "Siamo qua per vederci riconosciuti 95 euro lordi che aspettiamo da più di un anno - spiega Fabrizio, professore di elettronica in un istituto tecnico -. ma non sono quelli che ci faranno migliorare le cose. Io dopo 30 anni di cattedra prendo 1.600 euro al mese, sono sotto sfratto e con due figli a carico con la prospettiva reale di andare a vivere sotto un ponte. La voglia di lottare comunque c'è ancora".
C'è chi sta peggio di lui comunque, come i precari della cattedra. Carolina tutti i mesi deve togliere al suo stipendio 200 euro di benzina. "Insegno in una scuola media, anzi in due. A Rignano Flaminio e Castelnuovo vicino Viterbo. Con il primo treno da Roma arriverei il pomeriggio e la scuola sarebbe già chiusa. In più quest'anno con il caos graduatorie per le cattedre annuali ho iniziato ad insegnare a fine novembre perdendo due mesi di stipendio. A 1.200 euro netti non è poco".
Assieme a Rosa fa parte dell'Associazione docenti abilitati con concorso ordinario (Adaco) che cerca di far sentire la voce di chi aspetta da lustri un posto. "Io quest'anno non ho insegnato neanche un'ora - dice arrabbiata Rosa - mi è toccato andare a lavorare in un call center e a 33 anni vivo ancora con i miei genitori".
Sono tanti gli insegnanti che fischiano, cantano e urlano. Se i sindacati parlano di grande successo con oltre il 70% di adesione, il ministero la fa calare fino all'incredibile quota del 16%. "Anche questa volta - commenta il segretario della Cgil Scuola, Enrico Panini - il Ministero non è venuto meno al suo compito di dare la percentuale di adesione allo sciopero. La percentuale fornita dal Ministero, però, è dello stesso genere degli impegni ad investire risorse sulla scuola pubblica garantiti ad ogni piè sospinto dal Governo: completamente inattendibile. Il governo deve convincersi che non può rinviare ulteriormente l'apertura di una vera trattativa per i rinnovi contrattuali che garantisca la salvaguardia del potere d'acquisto dei lavoratori della conoscenza e di tutti i pubblici".
Dietro gli striscioni non ci sono solo insegnanti, che pure sono la maggior parte, ma anche la rappresentanza di quei 270 mila ausiliari tecnici amministrativi (Ata) che stanno subendo sgarbi pure peggiori della Moratti con un taglio di 30 mila posti nel triennio 2002-2005. Divisi in direttori (i più vicini alla direzione), assistenti (sorta di segretari) e collaboratori (gli ex bidelli) formano le travi portanti su cui si poggia la scuola italiana. "Io prendo meno di mille euro al mese dopo 18 anni di anzianità con un marito pre-pensionato per motivi di salute e due figli a carico con lavori precari - racconta Gabriella, assistente amministrativa -. Il nostro lavoro nel frattempo è triplicato. Ci richiedono capacità informatiche molto alte senza neanche formarci e ci danno computer scassati. I collaboratori, gli ex bidelli, stanno anche peggio. Prendono meno e dovunque sono in carenza di personale con mesi e mesi che passano per far mandare un sostituto in caso di malattia".


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