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Unità-senza pudore

29.09.2003 Senza pudore di Antonio Padellaro Ieri sera, alle 20 e 30 in punto, quando hanno visto comparire in televisione la faccia di Silvio Berlusconi a reti unificate, milioni di italiani ...

30/09/2003
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l'Unità

29.09.2003
Senza pudore
di Antonio Padellaro

Ieri sera, alle 20 e 30 in punto, quando hanno visto comparire in televisione la faccia di Silvio Berlusconi a reti unificate, milioni di italiani avranno pensato: ecco, finalmente, il presidente del Consiglio ha trovato la forza e il coraggio di parlare al Paese dopo il più catastrofico black-out della nostra storia nazionale. Lo ha fatto con un giorno e mezzo di ritardo. Lo ha fatto quando ormai le sue parole servono di meno.
Lo avrà fatto, speriamo, per chiedere scusa ai cittadini rimasti anche 19 ore senza elettricità. Poteva farlo prima, si saranno detti in molti, ma lo ha fatto. Quei milioni di italiani che hanno pensato ciò, forse non sapevano che delle catastrofi nazionali, ancorché originate dalle colpevoli manchevolezze di un governo infarcito di incapaci, il nostro premier se ne infischia allegramente. E, infatti, ieri sera alle 20 e 30 Silvio Berlusconi sorrideva quando ha occupato la Rai per trasmettere, gratis, un gigantesco e vergognoso spot elettorale. Il ricorso alle reti unificate è uno strumento eccezionale di comunicazione per mettere tutto il Paese al corrente di un evento di straordinaria importanza. Per "grave e urgente necessità pubblica", dice espressamente la legge. Se domenica scorsa nelle ore della paura e dell'incertezza il presidente del Consiglio avesse chiesto alla Rai le reti unificate per informare, spiegare, rassicurare, chi avrebbe potuto criticarlo? Domenica scorsa, però, Berlusconi era rintanato chissà dove e mentre i suoi concittadini vivevano un giorno difficile, dopo una notte di incredibile ansia, lui pensava ad altro. Probabilmente aveva già dato ordine alla Rai di mandare in onda la cassetta prefabbricata, prima uscita ufficiale della campagna elettorale del 2004. In vista delle elezioni amministrative ed europee. E, chissà, in vista anche delle elezioni politiche anticipate a cui, dicono, il premier adesso punta decisamente di fronte al fallimento del suo governo e alla dissoluzione della sua maggioranza.
Lo spottone si divide in tre parti. Nella prima, Berlusconi si dilunga nella perorazione di una sgangherata quanto immaginaria riforma delle pensioni. Poiché di economia lui sa poco, e di previdenza nulla, si arrabatta da orecchiante a descrivere una legge che non c'è, in un frullato incomprensibile di date, cifre e vaghi e lontani scenari. Si capisce solo che le casse dello Stato sono allo stremo, ma questo lo sapevamo già. A vederlo e a sentirlo la sensazione è sempre la stessa: un venditore che cerca di bidonare i suoi clienti. Poi c'è l'attacco violento ai sindacati che, messi di fronte a una riforma imbroglio andranno, di nuovo tutti insieme, allo sciopero generale. Per il venditore, guarda un po', sono loro che "stanno ingannando" gli italiani. Quindi, ecco lo spudorato finalino sul presunto coraggio di chi per raccattare qualche euro non trova di meglio che prendersela con i pensionati: "questo coraggio ce l'avremo se continuerete a sostenerci con la vostra fiducia".
Bisognerà tornare su questo uso personale e illegittimo della televisione di Stato. Bisognerà fare qualcosa per salvare ciò che resta del servizio pubblico radiotelevisivo, ridotto a zerbino del presidente-padrone. Si ha come l'impressione, tuttavia, che il trucco non funzioni più. Ieri sera tutto è apparso più finto del solito: i finti sorrisi, la finta bonarietà, il finto messaggio di un finto premier. Tutto è apparso ancora più vecchio e più fasullo di sempre. In quello scenario di cartapesta, il povero tricolore sembrava in ostaggio. Berlusconi non se ne rende conto e continua a sbagliare. Se avesse parlato agli italiani la sera del black-out forse avrebbe meritato il rispetto anche di chi gli è avversario. Da ieri sera non merita neanche quello.


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