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Unità: Se la scuola non cancella i pregiudizi

I Rom e gli studenti

03/04/2009
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l'Unità

Diana Pavlovic- attrice Rom e mediatrice culturale

Sono stata chiamata al liceo scientifico Einstein di Milano a un’assemblea organizzata dagli insegnanti sul tema del razzismo e del pregiudizio. Mi ha sorpreso la grande partecipazione: l’aula era piena, più di cento ragazzi. Finché il discorso è stato tenuto sulle linee generali stanno attenti e ascoltano. Quando tocca a me e si passa alla questione Rom vengo sorpresa: mi interrompono e tirano fuori tutti i soliti luoghi comuni: il cellulare rubato, gli stupri, i bambini rubati, le violenze, le macchine grosse, il nomadismo... Cerco di affrontare una cosa alla volta, ma non ci riesco. Nemmeno i dati riescono a convincerli. Il loro ragionamento si ferma alla “verità” della cronaca, agli stupri, al fatto che a qualcuno di loro è stato rubato il cellulare e che a qualche parente è stato rubato in casa. Un ragazzo mi dice che alle elementari aveva tre bambine rom in classe e gli rubavano le matite. Gli parlo degli ultimi regolamenti per i campi di Roma e Milano, gli dico che secondo quei regolamenti nessuno può entrare nel campo senza un pass, che ci sarà un presidio di polizia fisso, che nessuno potrà ospitare nessuno senza permesso, neanche per una notte, e che alle dieci di sera scatta il coprifuoco. Mi risponde che è giusto, che “bisogna tenerli d’occhio”. Poi un gruppo di ragazzi e di ragazze che si dicono boy scout intervengono e dicono che loro vogliono capire e per questo sono andati in un campo a conoscere dei rom. Una di loro dice: «Io sono entrata nel campo con l’idea che i Rom li odio tutti. Quando sono uscita, non ho cambiato del tutto l’idea ma ci ho parlato e ho detto: ragioniamoci. Però ho visto nel campo una persona con una macchina grossa che faceva vedere a tutti che ha un navigatore». Alla mia domanda se ai Rom è proibito avere le macchine e i navigatori, mi rispondono in coro: ma se hanno i soldi perché non si prendono una casa come tutti? Cerco di spiegare cosa vuol dire fare il muratore a 4 euro all’ora per mandare un po’ di soldi a casa tua in Romania, magari anche per comprare una macchina per 700 euro, quello che a Milano costa l’affitto mensile di un monolocale. Ma non mi credono. Alla fine sono delusa e angosciata perché mi rendo conto che i giovani sono le vittime indifese delle campagne politiche e mediatiche dell’odio, proprio quei giovani soprattutto con i quali è necessario parlare per dar loro strumenti, opportunità per conoscere il diverso da loro, per contrastare queste campagne. E mi preoccupa il destino di un Paese nel quale la scuola non sia più il luogo della formazione delle generazioni future e gli insegnanti siano stati sostituiti da una cronaca in cerca di mostri, dal Grande fratello e da Maria De Filippi.


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