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Unità-Se la ricerca diventa un lusso

Se la ricerca diventa un lusso Nicola Tranfaglia I colpi di mano della maggioranza di centro-destra, ora che è divenuta senza ombra di dubbio minoranza nel Paese reale, si succedono senz...

30/09/2005
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l'Unità

Se la ricerca diventa un lusso

Nicola Tranfaglia

I
colpi di mano della maggioranza di centro-destra, ora che è divenuta senza ombra di dubbio minoranza nel Paese reale, si succedono senza tregua. Come definire altrimenti l'approvazione in un solo giorno al Senato con un maxiemendamento presentato all'ultimo momento e con l'apposizione del voto di fiducia del disegno di legge n.3497 dopo quasi tre anni di discussione che avevano messo a nudo i profondi contrasti nel governo e nella maggioranza sullo stato giuridico dei docenti e ricercatori universitari?
Le università italiane sono tutte senza distinzione decise a una forte mobilitazione dal 10 al 15 ottobre perché l'ennesima forzatura di Berlusconi e del suo governo hanno creato, come per miracolo, l'unità di docenti, ricercatori, studenti e della Crui, la Conferenza dei rettori che è stata trattata dalla maggioranza come se avesse a che fare con un'assemblea improvvisamente impazzita.
Eppure la questione universitaria, come quella scolastica, è a suo modo semplice e chiara per quella parte di opinione pubblica che si sottrae alla propaganda televisiva del Cavaliere ed è attenta alle considerazioni di fondo legate all'insegnamento e alla ricerca.
Alle due obiezioni preliminari che sia la Crui che il Consiglio Universitario Nazionale hanno rivolto al governo: perché non confrontarsi con il mondo accademico e con le organizzazioni sindacali dei professori?
Con quali risorse finanziarie si intende attuare un simile cambiamento che investe tutta l'università pubblica di cui non si rispetta in nessun mondo l'autonomia che a parole si dice di voler mantenere?
E ancora sono questi gli obbiettivi più urgenti in una situazione che vede l'Italia all'ultimo posto in Europa per le risorse pubbliche destinate alla ricerca(0,8 per cento del Pil) e all'ingresso dei giovani nel mondo universitario?
A nessuna di queste domande fatte più volte da tutti i rappresentanti universitari, né il ministro Moratti né il vice-ministro Possa (noto soltanto per aver curato l'apocrifa biografia a colori di Silvio Berlusconi inviata a quindici milioni di italiani nel 2001) hanno mai risposto, seguendo la logica di quella straordinaria battuta di Altan che si riferisce alla magistratura ma che vale allo stesso modo per l'università secondo la quale al primo personaggio che proclama "la legge è eguale per tutti", il secondo personaggio che impersona l'attuale maggioranza replica icasticamente: se incominciate così, il dialogo è impossibile".
In altri termini la difesa dell'autonomia, buttata nel cestino dal maxiemendamento che dovrebbe diventare legge con il voto della Camera, pur essendo un chiaro principio costituzionale viene accantonata senza discussione e chi continua a difenderlo si pone - secondo la Moratti - fuori della possibilità di discussione con l'attuale governo.
Se questa non è dittatura della maggioranza non sappiamo quale possa esserlo: nessun dialogo con le parti interessate,nessuna informazione per l'opinione pubblica, voto di fiducia e ulteriore concessione di una delega di cui non si conoscono i contenuti.
Ma quello che mi colpisce di più in tutta la vicenda è il disprezzo per le nuove generazioni che la nostra destra di governo dimostra con questa legge.
In essa i ricercatori sono l'apoteosi del precariato: dopo aver fatto la laurea specialistica e il dottorato di ricerca e aver quindi superato i trentacinque anni iniziano un percorso che li conduce a cinque-dieci anni di regime precario e, se non entrano per concorso, ritornano sul mercato.
Infine i vincitori del futuro concorso nazionale, gli idonei chiamati da un'università, possono essere nominati in ruolo dopo tre anni o anche lasciati liberi per scadenza del termine. Ampia libertà alle università di non nominare gli idonei senza adeguata motivazione.
Insomma si volgeranno verso la ricerca e l'insegnamento universitari giovani in grado di mantenersi per tutta la vita senza lavorare o i figli dei miliardari. Bel risultato, non c'è che dire.


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