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Unità: «Se ci tagliano, pure il vaccino per l'influenza sarà precario

Dal controllo sulle mozzarelle avvelenate alle analisi Hiv: questo fanno i 700 tra co.co.co. e co.co.pro. dell’Istituto superiore di Sanità

29/10/2008
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l'Unità

Dal controllo sulle mozzarelle avvelenate alle analisi Hiv: questo fanno i 700 tra co.co.co. e co.co.pro. dell’Istituto superiore di Sanità. Che rischiano di finire senza lavoro. Anche dopo 15 anni di precariato. Sono passati dalle stanze di Viale regina Margherita 299 a Roma, le analisi sulla diossina nella mozzarella di bufala, i controlli anti-aviaria e sulle acque campane durante l’emergenza rifiuti. Negli stessi laboratori, ogni giorno, vengono analizzati gli alimenti del supermarket che finiscono sulle nostre tavole, le medicine che ci prescrive il medico di famiglia, gli antiparassitari usati dagli agricoltori. Ogni anno, quegli stessi studiosi, fanno il punto sulle infezioni ospedaliere, sulle morti estive per il caldo e sull'influenza: compreso lo studio dei ceppi in arrivo e del vaccino consigliato per gli ultrasessantacinquenni. Accanto a loro Barbara Ensoli sperimenta su 128 sieropositivi un vaccino anti-aids messo a punto con equipe di precari. Lo straordinario e l'ordinario, i controlli di routine e la ricerca d'eccellenza. L'istituto superiore di sanità (Iss) è un corpo vivo di oltre 2000 lavoratori. È il braccio tecnico del ministero della salute che all'istituto delega ricerche, controlli, studi. All'Iss si rivolgono anche privati, per esempio quelli che importano cibi dall'estero, forze dell'ordine e tribunali: se c'è un contenzioso giuridico, se una nave con alimenti sospetti arriva alla dogana, se gli enti locali hanno bisogno di supporto nel controllo di suolo, acque, aziende. L'Iss, se il ddl Brunetta passasse così com'è l'esame parlamentare, rischia di crollare sotto i colpi del sott'organico. Per dire no al decreto ammazza-precari, per salvare il loro lavoro e difendere la salute pubblica, il 13 nella sede di viale Regina Margherita 299, ci sarà la notte bianca dell'Iss. Un modo per aspettare lo sciopero generale della ricerca del 14. C'è da giurare che non mancheranno i precari. A fronte di circa 1400 assunti, infatti, l'istituto ospita 700 precari che rischiano di andare a casa: co.co.co, co.co.pro, tempi determinati e anche triangolati - quelli che lavorano in Iss ma risultano pagati da terzi perché l'istituto, in base a vecchi accordi sindacali, deve darsi un limite nell'assumere precari. Qualcuno dei 700 aveva sperato nell'assunzione in base alla prima finanziaria Prodi (dicembre 2006) ce l'hanno fatta in 180 ad usufruirne, in 120 sono rimasti fuori. Oggi il posto di lavoro gli sfuma sotto gli occhi a un passo dalla meta. Dopo anche 15 anni di precariato, a 35 anni compiuti, magari con una laurea e un dottorato in tasca. I 700 precari, infatti, sono per lo più ricercatori. Lucia, 36 anni e due figli, ci aveva creduto dal primo momento. Aveva scelto l'Iss «Più vivo, più dinamico della mia facoltà» per fare la chimica. Ha vinto un concorso nel 2006 per tempo determinato e non è ancora stata assunta. E adesso? «Il governo mi dice che vuole fare un nuovo concorso e riservare per noi una quota. Perché, se già sono stati spesi fondi per fare concorsi? Perché se già ci sono le graduatorie? Il mio contratto scade a settembre prossimo. Che faccio? Vado a casa e poi ritorno con un concorso fatto entro il 2011?». Ansie, dubbi che gravano su condizioni di lavoro pesanti. «Già oggi - racconta Lucia - Lavoriamo la notte e la domenica quando c’è un’emergenza. Con meno personale non si può andare avanti: a rischio c'è la salute pubblica e lo Stato rischia di dover investire in cure più dei fondi che risparmia tagliando su ricerca e prevenzione». Senza organico, poi, non si attirano i capitali privati e si rischiano di perdere pure i fondi europei. Il bilancio dell'Iss è di circa 90 milioni: 200 circa vengono da fuori; una settantina all’anno dalla Comunità europea che, si sa, controlla e vuole i risultati. C'è anche chi si porta i suoi progetti, chi si trova un finanziamento da sé o magari porta avanti un lavoro finanziato da un partner dell'Iss. «E noi saremmo i fannulloni? Gli "ammanicati"? Se lo fossi stata - conclude Lucia - un posto di lavoro sicuro a 36 anni l'avrei già».

GIOIA SALVATORI

ROMA

roma@unita.it


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