Unità-"Scuole" islamiche: la Moratti dice no e le comunità a Milano fanno da sole
"Scuole" islamiche: la Moratti dice no e le comunità a Milano fanno da sole Luigina Venturelli MILANO In Italia sono ancora un miraggio le scuole per gli studenti arabi che siano ric...
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"Scuole" islamiche: la Moratti dice no
e le comunità a Milano fanno da sole
Luigina Venturelli
MILANO In Italia sono ancora un miraggio le scuole per gli studenti arabi che siano riconosciute o parificate dallo Stato. Così le comunità immigrate fanno da sé: nella provincia di Milano sono circa una decina i centri culturali islamici che organizzano forme varie di educazione scolastica, generalmente classificabili come "scuole familiari". I genitori informano gli istituti pubblici di voler provvedere personalmente all'istruzione dei loro figli, gli studenti frequentano i corsi tenuti dalla comunità d'origine e poi - per le medie superiori - sostengono ogni anno l'esame finale come privatisti, a volte supportati nell'apprendimento da volontari italiani.
È il quadro sconfortante che emerge da un'indagine del Cisem per il 2004: i tempi dell'intercultura hanno ancora da venire.
La scuola più importante è quella di via Quaranta a Milano, dove studiano circa cinquento alunni di nazionalità egiziana. Il progetto, avanzato la scorsa estate, di creare per loro un'apposita sezione nel liceo pubblico Agnesi è fallito davanti al veto del ministro Moratti: ora molti dei venti ragazzi che vi dovevano partecipare sono tornati in Egitto per proseguire gli studi, otto si presenteranno agli esami da privatisti, solo uno si è iscritto al liceo statale.
Un caso a parte è quello costituito dalla scuola libica di Vimodrone e da quella iraniana di Milano: entrambe sono riservate ai figli dei funzionari consolari o, per l'istituto di Vimodrone, dei dipendenti della compagnia petrolifera Tamoil. Conferiscono titoli di studio del Paese di origine e raccolgono un numero molto esiguo di alunni.
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