Unità-Scuola, tolgono soldi a quella statale per darli ai privati
.2002 Scuola, tolgono soldi a quella statale per darli ai privati di Massimo Solani Alla fine ce l'hanno fatta, spuntandola a notte fonda dopo aver minacciato di abbandonare la commissione Bilan...
.2002
Scuola, tolgono soldi a quella statale per darli ai privati
di Massimo Solani
Alla fine ce l'hanno fatta, spuntandola a notte fonda dopo aver minacciato di abbandonare la commissione Bilancio dove era in discussione la legge Finanziaria che arriverà a Palazzo Madama domani. Era passata da poco la mezzanotte, infatti, quando la commissione Bilancio ha licenziato la legge di bilancio approvando un emendamento presentato dai centristi dell'Udc con il quale si stanzia un finanziamento di 90 milioni di euro per contributi finanziari alle famiglie con figli che hanno scelto di frequentare la scuola privata.
Si è consumato così alla chetichella, in zona Cesarini verrebbe da dire, l'ennesima capitolo di un giallo in cui la scuola pubblica recita la parte della vittima ed il governo quello dello spietato assassino. Un giallo iniziato da tempo e che soltanto in queste ultime settimane ha registrato una serie di decisioni che fugano ogni dubbio sulla preoccupazione di questo esecutivo di salvaguardare l'istruzione pubblica: non bastava che la scure del ministro dell'Economia Giulio Tremonti si fosse già abbattuta sulla scuola attraverso il decreto "taglia spese", non era sufficiente che la Finanziaria decretasse oltre al blocco delle assunzioni anche un enorme abbassamento della spesa pubblica congelando appalti, lavori per l'edilizia e migliaia di posti lavoro. Mancava il colpo finale: ed ecco allora spuntare il buono scuola per gli istituti privati, ultimo di una serie di favori al mondo cattolico (titolare della stragrande maggioranza degli istituti privati, vale ricordarlo) che segue di pochi giorni il varo della legge che sancisce la messa in ruolo degli insegnanti di religione con una spesa statale di quasi 27 milioni di euro per il prossimo biennio. E non è un caso, del resto, che a volere a tutti i costi quell'emendamento siano stati proprio i centristi dell'Udc, evidentemente decisi a strappare al Senato quelle concessioni che alla Camera la Finanziaria aveva regalato a piene mani alla Lega.
Con lo stanziamento approvato, insomma, la maggioranza di governo adotta su base statale il modello già sperimentato da Veneto, Lombardia e Piemonte, dove i governi locali hanno deciso di erogare fondi per il rimborso di parte delle spese scolastiche anche alle famiglie degli studenti degli istituti privati. Un contributo, quello stabilito dalla commissione, che nel prossimo triennio 2003-2005 costerà allo Stato circa 90 milioni di euro che saranno erogati anche "sotto forma di credito d'imposta", mentre spetterà ai ministeri dell'Istruzione (sempre meno pubblica) e dell'Economia a redigere il decreto ministeriale in cui saranno messe a punto le modalità e i tempi di accesso al contributo.
Resta da capire, a questo punto, dove l'esecutivo intenda reperire i fondi necessari visto che sino ad oggi la parola d'ordine per la scuola è sempre stata "taglio" su qualsiasi voce di spesa. E resta da capire anche quali saranno i tempi di elaborazione del decreto ministeriale, visto che il 2003 è oramai alle porte; considerazioni che hanno spinto Natale Ripamonti dei Verdi, relatore di minoranza in commissione, a definire l'emendamento "un manifesto di propaganda in cui non c'è scritto nulla" e che per di più rischia di essere inutilizzabile per l'anno entrante. "La maggioranza - ha commentato Ripamonti - sta insieme a colpi di ricatto reciproco. La Lega ricatta sulla devolution, l'Udc sulle scuole private".
Ma preoccupazione è stata espressa ieri dalla maggior parte degli addetti ai lavori. Secondo Enrico Panini segretario della Cgil scuola, l'atto della maggioranza rappresenta una vera "provocazione" che deve essere rigettata dall'aula del Senato. "Se non sarà così - ha avvertito - rilanceremo ulteriormente, dopo il grande sciopero del 18 ottobre, la nostra iniziativa sindacale contro i liquidatori della scuola pubblica". Secondo Panini è "inaccettabile" che si neghino risorse "per la sicurezza e per l'edilizia scolastica" e che si siano ridotti di "1.600 miliardi di vecchie lire i fondi del Ministero dell'Istruzione, mettendo in ginocchio il funzionamento della scuola pubblica". "Inaccettabile", ha concluso, che si licenzino 17.000 lavoratori "perché la commissione Bilancio del Senato non ha messo a disposizione i soldi per pagare i contratti di appalto, si tagliano oltre 40.000 posti di lavoro fra i docenti e oltre 30.000 fra il personale, non si riconoscono risorse certe per il rinnovo contrattuale di un milione di persone". Una considerazione avanzata anche da Andrea Ranieri, responsabile scuola dei Ds, secondo cui la scelta del governo "è gravissima specie perché presa im tempi in cui il governo taglia tutto, dai fondi per gli enti locali al diritto allo studio e alle spese previste in Finanziaria. Questo atto, insomma, è contestuale al più grande massacro per la scuola pubblica che sia mai stato perpetrato in questi ultimi anni". Duro con la maggiorannza di governo anche Piero Bernocchi dei Cobas: "mentre Tremonti taglia altri 1.600 miliardi alla scuola pubblica e si dà il via al decreto con il quale si immettono in ruolo il 70% degli insegnanti di religione, bloccando invece l'assunzione dei docenti delle scuole pubbliche - ha commentato - si programma a notte fonda un ulteriore, vergognoso, aiuto, alle scuole confessionali". Critico anche Alfonso Pecorario Scanio, dei Verdi, che ha definito l'atto della commissione "una scelta davvero incredibile".