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Unità: Scuola, riforma delle superiori. I giudici impongono delle modifiche

Proprio l’istituzione di un Cda negli istituti tecnci, (che il ministro ha preferito chiamare Comitato tecnico-scientifico per non destare sospetti) non piace per nulla ai giudici di palazzo Spada. E nel mirino non c’è solo il regolamento sui tecnici ma anche quello sui Licei e professionali

15/01/2010
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l'Unità

Maristella Iervasi

Le mani degli industriali su un pezzo della scuola pubblica. Il Consiglio di Stato “bacchetta” di nuovo la Gelmini sulla riforma della scuola superiore. Proprio l’istituzione di un Cda negli istituti tecnci, (che il ministro ha preferito chiamare Comitato tecnico-scientifico per non destare sospetti) non piace per nulla ai giudici di palazzo Spada. E nel mirino non c’è solo il regolamento sui tecnici ma anche quello sui Licei e professionali. La creazione di un Comitato nazionale e l’istituzione del Collegio dei docenti in dipartimenti che dovrebbe monitorare la riforma, non rientrerebbero nella delega ottenuta dal Parlamento (prevista dall’articolo 64 della legge 133/2008). E inoltre si continua a ledere l’autonomia delle scuole. In pratica, i giudici impongono alla Gelmini di non assumere provvedimenti in solitudine.
L’atteso pronunciamento del Consiglio di Stato - che già nel mese scorso aveva “alzato” un cartellino giallo nei confronti del Miur - è dunque arrivato. Ma viale Trastevere non può cantare vittoria. Il parere non è del tutto favorevole come sperava la “ministra unica” dell’Istruzione. Sono tanti i passaggi critici. ”I chiaramenti forniti - scrivono i giudici del Consiglio di Stato - non appaiono sufficienti a superare le perplessità...”.
Le osservazioni non sono di poco conto: il ministero dovrà tenerne conto per evitare futuri ricorsi. E intanto il tempo stringe: le Commissioni parlamentari attendevano proprio il pronunciamento di Palazzo Spada per dare il via alla votazione finale. Cosa accadrà adesso? Il Parlamento potrà concludere i propri lavori? E nel prossimo Consiglio dei Ministri il Governo potrà approvare i regolamenti in via definitiva come auspicato dal ministro-neo mamma Gelmini?
La riforma dei licei, degli istituti tecnici e dei professionali dovrebbe scattare dal prossimo settembre. A tutt’oggi le famiglie e le scuole sono lasciate nel gran caos. E per fortuna che le iscrizioni alle superiori sono state fatte slittare a fine marzo, perchè i rebus sono molti: a partire dalle modalità dell’avvio della riforma delle superiori targata Gelmini. Si comincerà solo dalle classi prime e seconde?. A chiedere uno slittamento di un anno sono in molti, dal sindacato Flc-Cgil agli insegnanti. Il Gilda ha persino annunciato assemblee in tutte le scuole per il 29 gennaio. Il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo è deciso a proclamare lo stato di agitazione di tutto il personale della scuola. E la Gelmini? Lei per ora tace, mentre le agenzie di stampa diffondono i suoi futuri programmi: il matrimonio con l’imprenditore Giorgio Patelli a fine gennaio, poi a maggio la nascita della bambina, per la quale il ministro ha scelto il nome di Emma.
Pareri e rilievi I pareri portano i NUMERI 4599, 4597, 4596. Sono stati emessi dalla sezione consultiva per gli atti normativi presieduta da Giancarlo Coraggio. I rilievi sono praticamente identici sia per i licei che per i tecnici e i professionali. Secondo i giudici, nel rispetto dell’autonomia appare “più coerente” lasciare alle scuole la scelta di “istituire tali organi”: i dipartimenti (nuove articolazioni del collegio docenti) e i comitati scientifici (composti da docenti, esperti del mondo del lavoro, delle professioni e della ricerca). Un rilievo espresso già prima di Natale, che a tutt’oggi resta. La formuluzione - spiegano i giudici di palazzo Spada - “resta ambigua” sui dipartimenti che comunque vengono citati come forma di imposizione all’autonimia scolastica e come novità che supera la delega ricevuta dal Parlamento che riguarda solo la ridefinizione dei curriculi vigenti. E non sono visti di buon occhio neppure i Comitati nazionali. I giudici chiedono quindi al ministro di utilizzare atti aventi forza di legge e non atti “aventi natura non regolamentare” per definire - dopo il sì alla riforma - le indicazioni nazionali (i programmi) dei nuovi percorsi, l’articolazione delle cattedre, gli indicatori per la valutazione e l’autovalutazione degli istituti.


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