Unità: Scuola, quando «neri» e «teo» vanno alla guerra delle faccette
LA POLEMICAA Roma manifesti di Azione Studentesca contro «Al Fioroni», su internet il sindacato degli insegnanti di religione prende di mira Panini (Cgil) ritraendolo come il Duce
di Luciana Cimino
Almeno gli studenti del movimento giovanile di An hanno provato ad impegnarsi. Forse l’occhio distratto del passante non avrà notato, nelle affiches che hanno invaso Roma negli ultimi giorni, lo sforzo con cui i giovani di Azione Studentesca hanno curato la grafica. Che invece nel manifesto riprodotto sull’home page del loro sito risulta notevole: sullo sfondo di una città americana degli anni ’30, tra gangster che imbracciano mitra, esplosioni e cappelli con le falde, si staglia un faccione deformato. A chi, sulle prime, non riconosce il personaggio, la scritta (puntellata di fori di proiettile, un po’ vecchio west, un po’ Locri) fuga ogni dubbio. È «Al Fioroni». Che dalla scuola «deve essere bandito». E così ci vogliono informare che Beppe Fioroni, ministro dell’Istruzione, «ha fatto fuori i soldi per la scuola e vuole far fuori gli studenti dai consigli». E dunque merita, per la crudeltà delle sue azioni, di essere paragonato al sanguinario boss italo - americano Al Capone. A scanso d’equivoci, però, in basso a destra, scrivono «satira politica». Il ministro interessato per il momento si limita ad un laconico «no comment».
Invece Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil, ha deciso altrimenti. Ha querelato il sito della Snadir per la pubblicazione di una pessima vignetta in cui viene ritratto come Benito Mussolini nell’atto di dire, con linguaggio tipico del machismo fascista, «spezzeremo le reni agli studenti che lavorano».
Lo Snadir è il sindacato degli insegnanti di religione e l’acrimonia è dovuta all’impegno con cui Panini chiede che venga applicata la sentenza della Corte Costituzionale dell’89 con la quale si difende la libertà di scelta religiosa nella scuola pubblica. «Ci vuole etica anche negli scontri più aspri», commenta Panini, che fa notare come il feroce sbeffeggiamento provenga da educatori che avrebbero come primo dovere quello di divulgare la tolleranza. Questa «esasperazione colpevole del livello dello scontro politico» ha un effetto maggiormente straniante proprio per la provenienza. Chi può immaginare le giovani laureate in teologia, ottenuta l’approvazione del vescovo necessaria all’insegnamento, aizzarsi come bisce contro chi chiede che non vengano penalizzati gli studenti che scelgono, nella scuola laica, di non frequentare l’ora di religione (cattolica)? Da quelle parti, però, Vaticano incluso, la satira non sembra piacere molto, soprattutto quando la subiscono. «E perchè quindi - si chiede ancora il segretario della Flc Cgil - pur intervenendo nei più minuti aspetti della vita politica del Paese, in questo caso non invitano invece ad abbassare i toni?».