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Unità: Scuola, obbligo a 16 anni contro la dispersione

Con l'emanazione del regolamento ministeriale, l'innalzamento dell'obbligo scolastico previsto dalla scorsa Finanziaria diventa realtà.

06/09/2007
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l'Unità

Tra i banchi fino a 16 anni, nessuno al lavoro prima di averli compiuti. Con l'emanazione del regolamento ministeriale, l'innalzamento dell'obbligo scolastico previsto dalla scorsa Finanziaria diventa realtà. Nessuno potrà più smettere di studiare senza aver conseguito quantomeno un titolo di studio, o una qualifica professionale. E così si innalza anche l'età di accesso al lavoro e ai contratti di apprendistato. Il nuovo regolamento, illustrato dal ministro Beppe Fioroni, non cambia gli attuali ordinamenti scolastici, ma impegna le scuole e soprattutto i docenti a utilizzare nuovi metodi di insegnamento. A chi frequenta il liceo e a chi frequenta un istituto professionale al compimento dei 16 anni dovrà aver raggiunto gli stessi obiettivi didattici. L'applicazione avrà un paio d'anni di sperimentazione.

La novità coinvolgerà già quest'anno 1.739.112 giovani tra i 14 ed i 16 anni, mentre nel 2008 saranno 1.719.768.

«L'obbligo scolastico- precisa subito Fioroni- rappresenta un'opportunità in più, non una libertà in meno per gli studenti». Ma la manovra, lo dice chiaramente il ministro, punta anche a ridurre drasticamente i numeri della dispersione scolastica che in Italia sono «un segnale di emergenza al quale non si può rispondere solo attraverso una proliferazione di indirizzi». I dati parlano chiaro: nel nostro paese il 20,6% dei ragazzi tra 18 e 24 anni esce dal sistema di istruzione senza né qualifica professionale, nè diploma ed è in possesso della sola licenza media. Un dato nettamente superiore al limite del 10% fissato dagli accordi di Lisbona, sottoscritti da tutti i paesi europei. Solo nello scorso anno scolastico più di 19mila alunni di prima e seconda superiore non sono stati scrutinati per interruzione non formalizzata degli studi. «Sono tassi di dispersione fisica e mentale non più tollerabili - sottolinea Fioroni -. L'ascensore sociale è fermo al garage: il sistema formativo italiano deve saper intercettare questa fuga fisica e mentale se vuol far tornare quell'ascensore a salire».

Il viceministro Mariangela Bastico, coautrice del provvedimento, sottolinea i benefici dell'innalzamento sullo sfruttamento del lavoro minorile. «Questo è il maggiore investimento fatto sui ragazzi dal 1962. Col regolamento si innalza l'età di ingresso nel lavoro. Il contratto di apprendistato si potrà stipulare solo dopo i 16 anni. L'obbligo non è "terminale", in chiusura - precisa il viceministro Mariangela Bastico - Ma semplicemente un titolo minimo. Dopo i 16 anni prosegue il diritto-dovere all'istruzione. Non è "unitario", ovvero non sono due anni in più di scuola media, ma di scuola superiore a pieno titolo. L'unitarietà sta solo nelle competenze in uscita che dovranno essere uguali per tutti. Per questo costruiremo insieme con le scuole nei due anni di sperimentazione un percorso di innovazioni didattiche con un percorso di accompagnamento scuola per scuola».


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