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Unità-Scuola, il 78% dei lavoratori boccia il governo

Interviste realizzate negli istituti e negli atenei di tutta Italia tra docenti e non. In nove punti un programma per rilanciare l'istruzione Scuola, il 78% dei lavoratori boccia il governo ...

11/03/2005
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l'Unità

Interviste realizzate negli istituti e negli atenei di tutta Italia tra docenti e non. In nove punti un programma per rilanciare l'istruzione

Scuola, il 78% dei lavoratori boccia il governo

Sondaggio Cgil: per la maggioranza degli addetti l'impatto della riforma è "molto negativo"

Roberto Monteforte

ROMA Bocciata senza possibilità di appello. Questo è il giudizio secco e severo dato dal mondo della scuola e dell'università sugli ultimi due anni della "gestione Moratti". È il risultato inequivocabile di un sondaggio commissionato dalla Flc-Cgil, condotto su di un campione pienamente rappresentativo (960 interviste per la scuola e 820 per l'università), distinto per aree geografiche, sesso e titolo di studio. È stato presentato ieri dal segretario generale della Federazione della Conoscenza, Enrico Panini e da Fulvio Famoni della segreteria confederale della Cgil. Il senso di malessere e di sfiducia, sempre più diffusi, ora prendono una forma più precisa. La percezione maturata in oltre 500 iniziative di protesta tenute in tutta Italia dalla Cgil, diventano ora qualcosa di più preciso. Addirittura inatteso nella sua ampiezza. Lo sottolinea Enrico Panini. Diventano percentuali pesanti per il governo. Il 61% degli intervistati, e non si tratta di personale "sindacalizzato", afferma di avere una "percezione molto negativa" sullo stato di salute della scuola italiana, soprattutto dopo le riforme attuate dal ministro Moratti. Vi è anche un 26% che non riscontra cambiamenti significativi. Ma anche questo è uno schiaffo per il centrodestra, visto che ha presentato come "svolta epocale" le scelte volute dal ministro dell'Istruzione e dell'Università. Solo un 13% degli intervistati ha definito "positivi o molto positivi" i risultati della "cura Moratti". Un dato che non è solo generale, ma che trova una conferma precisa nell'esperienza maturata negli ultimi due anni nelle loro scuole dagli intervistati. Il giudizio è negativo o molto negativo per il 67% delle risposte, mentre il 22% non ha notato cambiamenti significativi: nessun beneficio particolare.
La percezione diffusa è quella di un netto degrado del sistema istruzione legato proprio alle scelte compiute negli ultimi due anni da questo governo. Per gli interpellati vi è un effetto diretto e negativo sulla percezione del proprio ruolo, della propria immagine nella società. La risposta al sondaggio è significativa: un 62% ritiene che anche da questo punto di vista la situazione sia peggiorata. Un 22%, invece, la ritiene immodificata. L'indagine chiede di indicare quali sono i punti di maggiore crisi creati dall'azione del ministro. Nell'ordine quelli ritenuti maggiormente colpiti: la professionalità degli insegnanti (22%), il funzionamento quotidiano della scuola (19%), la qualità dei programmi (17%), e sullo stesso piano (14%) partecipazione e democrazia, nonché la sua organizzazione interna. Quindi la collegialità (12%). Non sono risposte viziate da preconcetti ideologici, ma - si sottolinea - "molto legate alla pratica quotidiana di chi nella scuola vive con passione il proprio lavoro".
Quindi il sondaggio chiede agli intervistati di esprimere un giudizio politico sull'azione dell'attuale governo. Prima come lavoratore della scuola, poi come cittadino. È negativo per il 78% nel primo caso e per l'80% nel secondo. Un dato particolarmente significativo, visto che un'indagine del 2003 erano un 66% i "no al governo Berlusconi". "In un anno e mezzo - sottolinea Panini - la fiducia in questo governo, perlomeno tra i lavoratori della scuola, ha subito un tracollo di notevoli dimensioni". L'ultima domanda riguarda il futuro. Cosa ci si aspetterebbe da un cambio della guardia, con il centrosinistra al governo? Come lavoratore della scuola il 76% risponde: "Una situazione migliore dell'attuale". Per il 13% niente cambia e, invece, cambia in peggio per l'11% degli interpellati. Cambia di poco il giudizio reso come "cittadino" (77%, 12% e 11%). Questa fiducia nel centrosinistra, spiega Panini, va letta come una potenzialità e non come uno "zoccolo duro antigovernativo". Vi è attesa per quanto un governo di centrosinistra potrà fare.
Non è molto diverso il giudizio espresso da chi lavora nell'università. Il 69% dei docenti intervistati ritiene peggiorata l'immagine degli atenei in particolare rispetto a qualità e didattica. L'incidenza delle riforme Moratti è negativo per un intervistato su due (49%) e quasi uno su tre (29%) ritiene di "non aver percepito alcun cambiamento". Molto criticato è stato il ricorso al precariato, diffusosi ulteriormente negli ultimi anni, che è stato "bocciato" dal 71% degli intervistati. E se gli interventi del governo per la ricerca vengono criticata dal 59% del campione, la cosiddetta riforma ad "Y", viene respinta dal 40%, mentre il 28% la considera irrilevante. I numeri bocciano la Moratti e il governo Berlusconi anche all'università (gli dice no il 78% degli interpellati da "cittadini") e spera nel centrosinistra il 79% degli intervistati.
"È necessario ritirare il provvedimento sullo stato giuridico dei docenti e abrogare la riforma della secondaria superiore che è ingiusta e di pura conservazione" questa è la conclusione di Panini. Perché "è proprio questo modo di legiferare a provocare questo durissimo giudizio di chi nella scuola e nell'università vive e lavora". "Servono investimenti sulla conoscenza - aggiunge - per un Paese che deve raggiungere la parità con l'Europa e che invece oggi gareggia fra gli ultimi posti senza che il governo se ne preoccupa minimamente e apra una riflessione vera fra categorie e forze sociali". Non sono indicazioni generiche. Vi sono nove punti precisi: è "il programma per la conoscenza" che la Cgil ha elaborato e pone all'attenzione delle forze politiche e sociali. Sono punti che implicano scelte alternative a quelle di questo governo. Si spazia dal rifiuto della guerra e della violenza alla dimensione pubblica e laica di scuola e università, dall'uguaglianza e dalla pari dignità sociale all'autonomia delle istituzioni educative: Si chiedono risorse adeguate per il settore che, secondo la Cgil, va portato al 6% del Pil. In particolare per la ricerca. Quindi la scuola dell'infanzia da generalizzare, il tempo pieno da garantire e il numero dei laureati da triplicare. L'obbligo scolastico da portare subito a 16 anni e ai 18 entro la fine della prossima legislatura, l'educazione degli adulti e l'apprendimento lungo l'intero arco della vita.


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