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Unità: Scuola, i frutti avvelenati della riforma Gelmini

come non mai la scuola riapre nel caos

08/09/2009
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l'Unità

di Maristella Iervasi

Matteo è entrato a scuola emozionato e sudato per il peso dello zaino sulle spalle. Ha abbracciato i suoi compagni e ha “cercato” i suoi insegnanti. Ma quella di francese della media “Garibaldi” di Genzano alle porte di Roma, non si è presentata. Primo “buco” d’ora a scuola. Per colpa del pasticciaccio Gelmini-Tremonti. Cattedre vuote e sforbiciate di bidelli, meno materie e taglio di ore. Ecco la scuola del rigore e del merito decantata dalla maestra unica dell’Istruzione. E questo non è che il primo assaggio.
La campanella suonerà ufficialmente per gli oltre 6milioni di studenti lunedì. Solo una piccola parte è già tornata tra i banchi: chi già ieri chi lo farà giovedì, con grande disagio per le famiglie italiane per via della chiusura della mensa e dell’orario ridotto di lezione a causa dell’anticipo rispetto al calendario scolastico regionale.
Insomma, come non mai la scuola riapre nel caos. Le graduatorie sono pronte ma la nomine dei docenti in molte città sono ancora in corso. Per alcune tipologie di posti c’è il rischio che la copertura slitterà a ottobre, è il caso degli insegnanti di sostegno. Non solo. C’è chi ha riaperto le scuole con solo 4 bidelli su oltre 500 alunni-adolescenti. Presidi che dovranno fare i conti con la sorveglianza scoperta tutto l’anno, perché hanno più sedi scolastiche che collaboratori scolastici. Classi-pollaio, fino a 30 alunni anche in presenza di studenti con disabilità alle infanzia come alle superiori, dove la riforma dei licei scatterà dal 2010.
I frutti “avvelenati” della riforma Gelmini stanno venendo al pettine. La Scuola pubblica non sarà più la stessa: né quella dei bambini né quella degli studenti-adolescenti, fino ai ragazzi delle superiori. Nulla di immutato invece per le private, il governo ha deciso di non minarle. Anzi, le finanzia.
Restaurazione del maestro unico-prevalente alle elementari nonostante il non gradimento delle famiglie italiane e la disobbedienza all’imposizione delle 24 ore. Ovunque meno ore di lezione docenti costretti a fare i tappabuchi su più classi. Materie nuove che entrano di autorità nel curriculum come un’ora di l’Approfondimento alle medie che non si sa a chi far svolgere. E tante magagne ancora aperte, come il drammatico scenario dei 25mila precari “invisibili” e l’assenza fino ad oggi del modello didattico d’indirizzo del primo ciclo (infanzia, elementari e medie), utile per uniformare sul territorio la didattica, dopo l’accetta sulle compresenze, la cancellazione del cosiddetto “modulo” e la rinconduzione di tutte le cattedre a 18 ore. Ma per la Gelmini va tutto bene: “In autunno non ci sarà un’altra Onda” ha più o meno dichiarato di recente, snocciolando la sua litania sull’istruzione fatta di rigore e grembiulini.
L’ammazzacattedre. Il ministro “ombra” dell’Istruzione ha accettato i tagli decisi da Tremonti senza muovere un dito. Almeno la Moratti minacciava le dimissioni. Lei no, ligia al suo rigorismo ha lasciato le scuole vicine alla bancarotta: in cassa solo pochi spiccioli utili per acquistare la carta igienica al discount. Solo dopo le mille proteste ha deciso di concedere qualcosa: risolto il nodo delle visite fiscali (le pagheranno le Asl e non più le scuole) e forse anche le supplenze brevi per i primi giorni di scuola saranno salve (le pagherà il ministero).
L’accetta sulla scuola. 42.100 insegnanti in meno da subito. Stessa cosa per 15 mila Ata (di cui 10mila bidelli). La mannaia sull’istruzione e il personale è lungua un triennio. Il risparmio complessivo a cui Tremonti tiene come l’osso è di 87mila docenti e 44mila Ata. Nei prossimi due anni la scuola perderà altri 20mila docenti e 15mila Ata.
Le mobilitazioni. Se settembre è incandescente, l’autunno si annuncia bollente. I sit-in e le proteste anti-Gelmini già sono in atto in tutta Italia. Giovedì 10 la Flc-Cgil si incatenerà sotto il ministero per la questione dei precari “invisibili” lasciati fuori dalla scuola e per ribadire l’esigenza di una marcia indietro sui tagli alla scuola. Anche il sindacato Gilga sarà in piazza. Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil non esclude la proclamazione di uno sciopero nazionale.


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