Unità: Scuola & finanziaria, una lunga marcia oltre la precarietà
Andrea Ranieri
Mi sarebbe piaciuto come a Prodi, come a Padoa-Schioppa, come a tutti quelli che hanno dato vita ad una nuova maggioranza di governo, aver trovato un Paese diverso, in cui il debito non si mangia il futuro dei figli, in cui non si fossero dilapidate le risorse persino per la normale manutenzione dei trasporti o per far camminare le auto della polizia. In cui non fosse necessario chiedere al popolo italiano, a tutte le categorie del popolo italiano, di contribuire al risanamento economico del Paese.
Poi avrei preferito una Finanziaria, che pur in un periodo di grandi ristrettezze, avesse scelto con più nettezza le priorità della formazione, della ricerca, dell'innovazione, come leve decisive per assicurare al Paese crescita economica e coesione sociale, libertà ed uguaglianza. Su questo, indubbiamente, si sarebbe potuto fare di più e di meglio.
Siamo però riusciti ad inserire nella finanziaria, rimontando una situazione di partenza davvero difficile, alcune chiare misure che vanno nel senso di un aumento della scolarità e dei livelli di istruzione della popolazione, in maniera coerente al progetto delineato nel nostro programma di governo. Tale è il varo delle sezioni primavera per i bambini dai due ai tre anni, con cui si risponde ad una domanda sociale diffusa senza far perdere qualità educativa alla scuola materna; tale l'innalzamento dell'obbligo dell'istruzione a 16 anni, con una prevedibile diminuzione della dispersione scolastica nel biennio ed un aumento del tasso di scolarizzazione tra i 16 e i 19 anni; tale l'aumento dei centri territoriali di educazione degli adulti.
È dentro questi obiettivi di espansione, e dentro una valorizzazione dell'autonomia scolastica - che se vuol essere flessibile verso gli studenti e le famiglie deve avere un proprio organico stabile - che si colloca il piano per il riassorbimento del precariato nell'organico della scuola, attraverso l'assunzione di 150 mila precari in tre anni. Le misure di razionalizzazione contenute nelle tabelle della finanziaria, lo stesso aumento dello 0,4 del numero degli alunni per classe, vanno viste in relazione a questo progetto, e a questi obiettivi, che sono ampiamente in grado di riassorbire le riduzioni di organico previste, e che rappresentano il contributo che la scuola dà, nell'immediato, al risanamento economico del Paese. Alcune di queste misure di razionalizzazione sono poi la condizione stessa per incrementare la scolarità, e quindi il numero degli insegnanti impegnati nella scuola.
È indubbio che se una scuola più attenta ai diversi modi di apprendimento farà scendere i livelli di ripetenza nella scuola dell'obbligo, diminuerà a bocce ferme il numero degli insegnanti in quel segmento. Ma è altrettanto indubbio che la diminuzione delle ripetenze è una condizione per combattere la dispersione scolastica, e per aumentare il numero complessivo dei ragazzi che rimarranno a scuola. Allo stesso modo la diminuzione da 39 a 36 delle ore settimanali per i ragazzi e le ragazze degli Istituti professionali - un numero di ore sempre comunque smisuratamente superiore alle ore di lezione nei licei - è condizione per realizzare un biennio che sappia mantenere, pur nella diversità dei percorsi, la ragione di fondo per cui lo istituiamo: quello cioè di far sì che a 16 anni tutti siano in grado di decidere come proseguire, avendo acquisito risultati formativi compatibili e non irrimedialmente divaricati. Questa è un'altra delle condizioni per aumentare la scolarità nel triennio successivo, e per allinearsi all'obiettivo di Lisbona, che ci chiede di raggiungere la quota dell'85% dei diplomati nella popolazione in età.
C'è una scelta di fondo su cui dobbiamo serenamente ragionare. La crescita della scolarità non si raggiunge con la scuola così com'è, richiede cambiamenti e riforme, a partire dal miglior utilizzo possibile delle risorse intellettuali ed umane di chi nella scuola lavora. Il numero degli insegnanti è destinato ad aumentare se aumentano i bambini, i ragazzi, gli adulti, che la scuola riesce a trattenere e a motivare. Del resto questa è la condizione per premiare e valorizzare come merita la professionalità insegnante. Aver cominciato, solo per ora cominciato, a tenere insieme razionalizzazione delle spese con un progetto di sviluppo della scolarità, è uno dei meriti di questa Finanziaria.