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Unità: Scuola e pubblico impiego senza elezioni per le Rsu. Cgil: «Si nega la democrazia»

Tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici non possono votare i loro rappresentanti sindacali perché governo, Cisl e Uil rinviano e non fissano la data delle elezioni. «Negano la democrazia», denuncia Guglielmo Epifani.

25/09/2010
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l'Unità

Felicia Masocco

Chi ha paura di votare per eleggere i nuovi rappresentanti sindacali nel pubblico impiego? La domanda l’ha posta Guglielmo Epifani davanti a duemila delegati di Fp e Flc cioè le due organizzazioni della Cgil di scuola, sanità e di tutto il lavoro pubblico nelle sue varie declinazioni, riuniti ieri a Roma. Un pezzo d’Italia che da mesi ritroviamo nelle piazze: i tagli della manovra di Tremonti infieriscono sui settori pubblici, basti pensare ai precari della scuola dell’università, ma non solo. A migliaia si ritroveranno per strada. Per quelli che restano ci sono altri «fronti». A novembre avrebbero dovuto tenersi le elezioni per il rinnovo delle Rsu, cioè dei delegati nei luoghi di lavoro, che nel pubblico sono regolate dalla legge D’Antona. L’Aran (l’agenzia che contratta in nome e per conto del governo) ha rinviato il voto d’accordo con Cisl e Uil. Una decisione osteggiata dal sindacato di Corso d’Italia. È a Cisl e Uil che Epifani si è rivolto, «non posso credere - ha detto - che ci possano essere corpi sociali così grandi che possano avere paura del voto e del giudizio». La Cgil è stata sempre premiata nelle elezioni e il malessere diffuso tra i lavoratori potrebbero premiarla ulteriormente. Una lettura respinta dalla Cisl che dice sì alle elezioni ma di fatto propone di cambiare le regole, cioè «un accordo con il governo, per riportare lavoratori e sindacato a concertare, contrattare e decidere sulle riforme», afferma il segretario generale dei pubblici, Giovanni Faverin. Quelle che ci sono non bastano?

DEMOCRAZIA E CONVENIENZE Per Rossana Dettori, leader di Fp, «La democrazia è un’opportunità, invece sta diventando opportunismo e convenienza ». «Il governo inventa ogni scusa per rinviare. Ma il diritto al voto è inalienabile, la nostra battaglia è giusta e ci fermeremo soltanto quando Brunetta e l’Aran stabiliranno la data delle elezioni». E pensare che il governo in questione non fa altro che richiamarsi al mandato democratico del voto, «poi non può negarlo a milioni di dipendenti pubblici», chiosa Epifani che vede un’operazione per far sparire il sindacato: «Non si contratta né in alto né in basso, visto il blocco della contrattazione attuato con la manovra economica estiva - spiega- Di conseguenza, non si rinnovano le Rsu, eliminando e congelando i soggetti che sono titolari della contrattazione». La Cgil propone il voto entro il primo trimestre del 2011, stabilendo la data contestualmente alla firma dell’accordo sulla riorganizzazione dei comparti pubblici, riforma che la Cgil è disponibile a firmare. Dal ministero di Brunetta un rimpallo: «Non è il ministro dover fissare la data delle elezioni delle Rsu bensì l’Aran con i sindacati». Si attendono sviluppi.


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