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Unità: Scuola divisa per 20? Blocchiamoli»

Starnone spiega perché con la devolution l’istruzione cesserebbe di essere un diritto uguale per tutti

24/06/2006
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l'Unità

di Maria Zegarelli/ Roma

EX CATTEDRA Quanto è intenso, bello, ironico e spietato questo libro di Domenico Starnone, scrittore napoletano che la scuola l’ha conosciuta da dentro, giorno dopo giorno per quasi trent’anni. «Ex Cattedra» ne ha venti di anni, è alla sua seconda edizione con

Feltrinelli ed è sempre attuale. Nel libro ci trovi il professor Starnone e anche la professoressa Passamaglia, «figurine» che della scuola hanno fatto la loro vita.

Professore, partiamo da uno dei suoi personaggi più complessi, la

professoressa Passamaglia. Cosa direbbe della scuola delle tre «i» voluta da Silvio Berlusconi?

La collega Passamaglia la detesta. Ritiene che sia una scuola per fabbricare idioti, adatta a un'Italia che non aspira ad altro che all'idiozia. Ma io non sono la collega Passamaglia. Ho conosciuto poco o niente la scuola del 2000, ho lasciato l'insegnamento a fine anni '90, quando cominciavano a fioccare formule nuove: il Cic, il Pof, gli Idei, i Df, il referente e la funzione obiettivo. Niente, di fatto, in grado di tirare la scuola media fuori dalla palude.

E il professor Starnone, tre decenni dietro la cattedra, come immagina quella voluta dalla riforma della CdL che passa alle Regioni la competenza sulla scuola?

Non so se ha fatto caso che su Sanità e Polizia ci si è accapigliati

perecchio, nella Cdl, tra Lega, An, Udc etc. Sulla scuola zitti. Hanno pensato evidentemente che era una cosetta di poco conto regionalizzarla persino nei programmi. A chiacchiere tutti si preoccupano della scuola. Poiché gli insegnanti sono considerati una categoria lagnosa di poco peso e gli studenti ragazzini che devono stare al posto loro e zitti, si è finito per lasciare mano libera a Bossi. Per stare a quel che ho sentito dire da Berlusconi in tv, che problema c'è se i lombardi si occuperanno della storia dell'arte lombarda, i toscani della storia dell'arte toscana? Cose da pazzi.

Lei, in Ex Cattedra racconta la vecchia scuola di classe, Adesso c'è il rischio che la scuola si frammenti in «tante scuole» diverse,.. Regioni povere uguale scuole povere. È chiaro agli elettori quello che si creerebbe?

No. Del resto è già diventato da tempo un rassegnato sentimento comune che i guai delle scuole, mettiamo, della periferia di Napoli sono un problema dei napoletani e della buona volontà degli insegnanti più sensibili, non di tutto il paese. E non viene considerato normale che ogni grande centro urbano abbia un paio di scuole «bene» e il resto per la «plebe»? Un'eventuale assegnazione esclusiva alle regioni della materia scolastica aggraverebbe ulteriormente una situazione di diseguaglianza già grave. Ma non è solo questo. La regionalizzazione della materia scuola faciliterà il decollo del business dell'istruzione privata, accentuerà, attrraverso iprogrammi e la formazione, i localismi, renderà più incisivo l'attacco alla laicità.

Se al Referendum dovessero vincere i «no», secondo lei da dove dovrebbe ripartire un confronto politico sulla scuola «viva, laica,pubblica?».

Dai soldi. Le riforme in economia sono finte. Il governo che sarà disposto a spendere per la scuola quanto spende - mettiamo - per la difesa, sarà un governo che ha deciso di affrontare il problema dell'istruzione di tutti molto seriamente. Un governo che riterrà che mettere mano alla scuola significhi moltiplicare le sigle o dare nomi nuovi alle cose vecchie sarà un governo che vuole dare fumo negli occhi e basta.

Immaginiamo un «tavolo» per una nuova riforma, della scuola. Chi facciamo sedere e chi teniamo fuori dalla porta?

Farei sedere quegli insegnanti che, comprovatamente, hanno tenuto e tengono in piedi la baracca nel disinteresse generale, malgrado lo stipendio da fame, con passione, competenza disciplinare, immaginazione e disponibilità. Non sono moltissimi, ma se la scuola media non è andata del tutto a pezzi è merito loro. Fuori invece terrei tutti quelli che truccano le carte e vogliono inseguire standard europei con una scuola facile, di intrattenimento. E tutti quelli che ti prendono per pazzo quando chiedi una scuola che dia a tutti, senza perdersi nessuno per strada, una istruzione di qualità.

La cosa peggiore che è stata fatta in questi anni.

Non realizzare una mobilitazione sociale permanente intorno ai problemi della scuola pubblica.

La cosa migliore.

E' difficile trovarne. Abolire il rito degli esami di riparazione, forse. Spazzare via il vecchio esame di maturità. Ma quello che è seguito ha mostrato che al peggio non c'è mai fine.


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