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Unità-Scuola d'Italia, in 50mila lasciano ogni anno

Scuola d'Italia, in 50mila lasciano ogni anno ROMA Son passati più di dieci anni da quando Lina Wertmuller portò nelle sale cinematografiche lo "sgarrupato" testo di Io speriamo che me la cavo. D...

07/02/2004
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l'Unità

Scuola d'Italia, in 50mila lasciano ogni anno

ROMA Son passati più di dieci anni da quando Lina Wertmuller portò nelle sale cinematografiche lo "sgarrupato" testo di Io speriamo che me la cavo. Dieci anni che sembrano non essere mai trascorsi poiché il best seller dello scrittore maestro,Marcello D'Orta, potrebbe essere un inedito appena dato alle stampe. Non siamo più quella nazione di dotti che è ancora impressa nella nostra memoria. Anzi siamo precipitati nel basso classifica d'Europa indossando la maglia nera di "asinelli" per l'abbandono precoce degli studi da parte dei nostri giovani scolari (seguiti solo dal Portogallo e dalla Grecia).
Zero in pagella
Stando ai dati diffusi recentemente dal Ministero dell'Istruzione, solo uno studente su quattro possiede tra le sue carte curriculari anche il pergamenato diploma di istruzione media superiore. Demeriti che diversamente sembrano ricostituire l'unità nazionale da tempo divisa su più fronti da una linea di confine che separa inequivocabilmente il Nord dal Sud del paese. Questa volta sul piatto della bilancia non si sono utilizzati due pesi e due misure. Non si tratta di economia, di industrializzazione, di lavoro o di criminalità, ma di scuola. Quella scuola pubblica laica e democratica che non è più depositaria del sapere e che ha perso ogni attrattiva agli occhi dei più giovani. In un quinquennio di studi superiori i ragazzi che abbandonano le aule scolastiche sono 240 mila che, a conti fatti, equivale in un anno a 50 mila menti "vendute" per un modico stipendio o di un contratto a termine.
Vizio di famiglia
L'origine di questo drammatico fenomeno di disaffezione alle lettere o alle scienze è da ricercarsi nell'excursus sociale, economico e culturale nel quale prende forma la vita del bambino. Se nel meridione e in alcune periferie urbane una delle cause di abbandono è da ricercarsi nella carenza di offerte formative, di servizi e di qualità delle infrastrutture, nel settentrione il titolo di studio dei genitori si conferma come esperienza cruciale. Nonostante siano economicamente benestanti, le famiglie residenti nel triangolo d'Italia, spesso non considerano l'alto livello culturale una risorsa importante sulla quale investire e assecondano così i capricci minorili dei propri figli alle prese con le voglie di abbandono anticipato degli studi.
Obblighi e no
Per ciò che concerne la scuola dell'obbligo, invece, il tasso di scolarizzazione si pone in linea con le medie europee. La frequenza dei più piccoli alle prese con l'Abc sfiora quasi il 100%, mentre i cugini delle medie occupano i banchi per il 99,2%. Ma in alcuni casi l'eccezione fa la regola: ad esempio in Sicilia. Nell'ambito di un operazione di contrasto alla dispersione scolastica, il comando regionale dei Carabinieri, ha denunciato 1350 persone - tra genitori e titolari di patria potestà - per inosservanza agli obblighi scolastici. Da quanto è emerso dalle indagini, 773 ragazzi di età compresa tra i sei e i quattordici anni, risulterebbero perennemente assenti all'appello di classemattutino. Di questi ben 76 sembrano condividere un contesto familiare riconducibile alla criminalità.
Ordine di ministri
La correlazione tra una bassa scolarizzazione e devianza minorile, analizzata una e più volte da numerosi sociologi e psicologi dell'infanzia e non solo, ha allertato anche i palazzi del potere. All'incontro del Viminale il ministro dell'istruzione, Letizia Moratti e quello dell'interno, Beppe Pisanu, hanno siglato un protocollo d'intesa per contrastare l'abbandono scolastico e diffondere nel paese una cultura alla legalità. Attraverso il programma operativo nazionale (Pon) - Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia e La scuola per lo sviluppo - i due vertici si sono impegnati a collaborare per il rafforzamento delle basi culturali e della convivenza civile intervenendo nelminare la stabilità di quelle aree caratterizzate da un'alta densità criminale. "L'abbandono scolastico non è un problema di ordine pubblico - afferma la diessina Alba Sasso - pertanto, per contrastarlo non serve l'intervento del ministero dell'Interno, bensì è necessaria una politica scolastica che investa risorse e esperienze fin dall'infanzia. A quanto pare, invece, con questo decreto la Moratti sta procedendo in senso opposto". Il protocollo siglato, di validità biennale, sarà attuato attraverso l'istituzione di un comitato tecnico-scientifico paritetico atto a definire programmi, ripartizioni, monitoraggio e valutazione delle iniziative delle singole istituzioni scolastiche.

Chiara Martelli


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