Unità: Scuola, concorso beffa: «Da vincitore a 102esimo»
Quattro prove superate e 160 ore di corso non bastano per diventare dirigente: arriva il «milleproroghe» e stravolge le graduatorie, i precari «storici» scalano al fondo
di Massimo Franchi / Roma
IL «CONCORSO delle follie» è stato bandito il 26 novembre 2004 dall’allora ministro Moratti: 1500 posti da dirigente scolastico. Anomalo lo è stato da subito; prevedeva infatti una preselezione per titoli: tot punti per la seconda laurea, gli stessi per ogni anno
da preside incaricato, a totale guadagno di chi nella scuola c’era da un pezzo. Il punteggio finale andava a definire una graduatoria: sono ammessi al concorso un numero di candidati pari a 7 volte i posti disponibili. Salvatore Giuliano, docente di Diritto a San Pietro Vernotico (Brindisi), è stato uno degli esclusi. «Nonostante due lauree sono rimasto fuori e come altri 3 mila abbiamo deciso di fare ricorso al Tar: l’unico modo per non subire un torto». Il tribunale amministrativo regionale non poteva che dare ragione agli esclusi visto che l’articolo 97 della Costituzione («Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge») non ammette restrizioni tramite bandi.
L’ordinanza sospensiva del Tribunale riammise con riserva tutti gli esclusi e ben 700 fra loro superarono nel settembre 2005 le prove d’esame: due scritti e due orali. «Studiai come un matto continuando a fare l’insegnante - ricorda Salvatore - e a luglio 2006 quando uscirono le graduatorie che mi vedevano 34esimo sui 46 posti previsti in Puglia per la scuola secondaria di secondo grado mi sentì veramente orgoglioso». Per i 1500 vincitori arrivava ora solo la terza parte prevista dal bando: la formazione. Ben 160 ore di lezione divise in due metà: una di attività d’aula e metà di formazione on-line. Le cose sembravano mettersi bene quando arrivava la notizia dell’annullamento di altre 80 ore di tirocinio con annessa valutazione ed esame finale.
Le cose sembravano essere finalmente risolte con la Finanziaria. Il governo interviene con due norme: la prima elimina per i futuri concorsi le pre-selezioni per titoli e con la seconda «scioglie» la riserva del Tar e «immette» nell’ordine di nomina del concorso tutti coloro che all’inizio erano stati bocciati per titoli.
Ma la beffa è dietro l’angolo. E arriva da un’altra legge nella conversione del decreto «milleproroghe». «Alle 18,30 del 14 febbraio, ultimo giorno disponibile per gli emendamenti, gli stessi firmatari della norma in Finanziaria, in primis la senatrice di Rifondazione Capelli, cambiano completamente idea - continua Salvatore - e modificano il comma della Finanziaria inserendo la dizione “successivamente alla nomina dei candidati ammessi pleno jure”, retrocedendo noi riservisti alla fine delle graduatorie. Io, ad esempio, passo da 34esimo a 102esimo, con la prospettiva di non venir mai nominato, avendo completamente buttato due anni della mia vita».
La senatrice Giovanna Capelli (lei stessa dirigente scolastico) dà una versione assai diversa. «Da tre mesi sono bombardata da mail sia dei cosiddetti riservisti che da parte di coloro che sono stati scavalcati. Io non ho assolutamente cambiato idea. Si è trattato di un problema di scrittura dell’emendamento in Finanziaria, tra l’altro concordato con il governo. La nostra posizione era già quella di mettere in coda coloro che all’inizio erano stati esclusi dalla preselezione. Visto che i posti abbondano, in molte regioni siamo comunque sicuri che in tempi relativamente brevi verranno nominati tutti». Il «concorso delle follie» si inserisce in un filone molto in auge nel nostro paese: la continua battaglia tra «poveri» fra precari di lungo corso che invocano l’anzianità di servizio e più giovani laureati che invocano il merito. In Italia non si è ancora deciso: i precari sono sempre precari e i giovani laureati sono sempre meno convinti che laurearsi sia servito a qualcosa.