FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3823873
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità: Scuola araba, «promuoviamo l’integrazione: dateci l’autorizzazione»

Unità: Scuola araba, «promuoviamo l’integrazione: dateci l’autorizzazione»

Parla la direttrice del contestato istituto, che oggi e domani resterà chiuso per lavori richiesti dai vigili del fuoco. «È una scuola “laica”, l’arabo s’insegna due ore a settimana»

12/10/2006
Decrease text size Increase text size
l'Unità

Luigina Venturelli

INTEGRAZIONE «Non potrei mai lavorare a un progetto che si proponesse di creare un ghetto per studenti stranieri». Se a dirlo è Lidia Acerboni, la battagliera
direttrice della scuola araba milanese di via Ventura finita nel mirino della polemica in virtù della mancata autorizzazione, c’è da crederle. Non bastassero le parole è il suo stesso curriculum vitae a testimoniarlo: insegnante ora in pensione, per decenni è stata promotrice di progetti pilota nel campo della didattica e della pedagogia, a lungo consulente della Provincia di Milano nel campo dell’educazione, responsabile di corsi d’aggiornamento per maestri e insegnanti, autrice di libri e saggi sul mondo in divenire della scuola nelle società odierne multietniche.
Per questo non stupisce sentirla motivare il suo impegno per l’istituto arabo: «Lo faccio per pura passione civile». E si tratta di un lavoraccio, che quando va bene la costringe «a passare tutta la giornata al telefono con i giornalisti». Altrimenti si ritrova ad affrontare la macchina arrugginita della burocrazia di Comune e Provveditorato, che la volontà politica del centrodestra non contribuisce certo ad oliare. «Tempo che invece potremmo investire sul progetto didattico, per mettere a punto l’attività della scuola e coniugare al meglio i due piani di studio, quello egiziano e quello italiano, in un quadro di bilinguismo». In un contesto politico-scolastico più moderno e aperto di quello milanese, Lidia Acerboni potrebbe liberarsi delle preoccupazioni burocratiche e tornare a rimboccarsi le maniche «perchè la ricetta per l’integrazione non ce l’ha in tasca nessuno».
Per costruire una via d’uscita all’emarginazione è nata l’associazione «Insieme», fondata lo scorso novembre dalla direttrice milanese con un gruppo di colleghi e di genitori italiani ed egiziani. Con l’obiettivo di «aprire una scuola araba con tutte le garanzie necessarie a promuovere l’integrazione e ad allontanare ogni sospetto di separazione o segregazione». Vale a dire: la sinergia tra cittadini italiani ed egiziani nel portare avanti il progetto, la presenza di insegnanti italiani ed egiziani volta a perseguire il piano didattico bilingue, la cooperazione di varie associazioni milanesi impegnate nel sociale che stanno predisponendo un fitto calendario d’iniziative: corsi d’italiano per immigrati adulti, corsi d’arabo per il territorio, incontri con gli alunni delle scuole italiane della zona.
E soprattutto la laicità della scuola, dove la religione (musulmana o cristiana copta) verrà insegnata due ore alla settimana come in qualsiasi altro istituto.
«L’associazione è completamente indipendente dai centri di riferimento religioso islamico - sottolinea Lidia Acerboni - e la scuola è aperta a tutti, senza alcuna discriminazione di razza o religione. Il nostro operato si fonda sui valori della Costituzione italiana, che sancisce il principio di uguaglianza».
Il mancato arrivo dell’autorizzazione del provveditorato (nonostante siano stati presentati tutti i documenti necessari e nonostante si sia provveduto a tutti gli adempimenti richiesti dal comune di Milano per avere la dichiarazione di agibilità della sede) inizia a puzzare di calcolo politico. Oggi e domani l’istituto di via Ventura rimarrà chiuso per gli ultimi interventi sull’edificio richiesti dai vigili del fuoco, dopo di che sarà dura per l’amministrazione scolastica e cittadina fornire una spiegazione plausibile al rifiuto del nulla osta.
Chiarisce il punto Franco Mirabelli, segretario cittadino dei Ds: «Una parte della politica discrimina le persone di cultura islamica a prescindere dai loro comportamenti. Così facendo, si alimentano campagne d’odio e si getta benzina sul fuoco della guerra di civiltà».


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL