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Unità-SCUOLA A PEZZI - I PRECARI: il CAOS E' ASSOLUTO

Marina Boscaino ROMA È Ferragosto. Tra 15 giorni gli insegnanti riprenderanno servizio nelle proprie scuole. Tra poco più di un mese in tutta Italia le scuole saranno iniziate, con tanto di...

15/08/2004
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l'Unità

Marina Boscaino

ROMA È Ferragosto. Tra 15 giorni gli insegnanti riprenderanno servizio nelle proprie scuole. Tra poco più di un mese in tutta Italia le scuole saranno iniziate, con tanto di alunni sui banchi. Ma non con tutti gli insegnanti in cattedra, se continua così. Sono 200.000 i precari che nel nostro Paese attendono una collocazione. 350.000 le domande presentate ai Centri di Servizi Amministrativi, i vecchi provveditorati agli studi.
Un'odissea infinita, quella di coloro che non sono riusciti ad ottenere una collocazione stabile nella scuola. Che dura spesso più di 10 anni e che - al posto delle lusinghe delle sirene, della violenza del ciclope, del terrore di Scilla e Cariddi, delle seduzioni di Calypso - procede a colpi di ricorsi, di instabilità professionale, di condizioni lavorative (quando si riesce a lavorare) penalizzanti; dell'aver fatto di questo brutto aggettivo precario una vera e propria condizione psicologica ed esistenziale.
Numeri impazziti. Ricapitoliamo. Il 27 luglio scorso sono stati modificati i criteri di compilazione delle graduatorie scolastiche. Le modifiche derivavano dal via libera da parte del Parlamento all'emendamento del relativo decreto approvato in aprile. In esso era stato stabilito, tra l'altro, che il servizio prestato nelle scuole di montagna e nelle isole valeva il doppio con valore retroattivo. A fine luglio si abolì il valore retroattivo - anche grazie ad una vera e propria sollevazione da parte di insegnanti e sindacati - e da allora è ripartito il conteggio - l'ennesimo - dei punti assegnanti ad ogni singolo candidato; che, stabilendo la sua posizione in graduatoria, danno o meno diritto all'immissione in ruolo o all'incarico annuale: la soluzione meno positiva, ma che comunque garantisce un anno di lavoro e, quindi, l'accumulo di ulteriore punteggio.
Insomma, scuola alle porte e - soprattutto - persone (spesso non giovanissime, considerando l'aumento dell'età media dei precari italiani) che affidano all'esito definitivo delle graduatorie la possibilità di continuare a sperare. Spesso di contribuire a mantenere una famiglia. O, semplicemente, di garantire a se stessi - dopo anni di studio - una possibilità di una vita dignitosa per qualche mese. Ma le graduatorie provvisorie che gli uffici scolastici provinciali stanno pubblicando in questi giorni sono letteralmente infarcite di errori. Solo a Roma sono stati presentati fino ad oggi 5000 ricorsi (è domani l'ultimo ultimo per la presentazione): basti pensare che fino a giovedì erano 1350. Ma si dice che in alcune regioni, in Veneto ad esempio, la situazione sia ancora più drammatica.
Improvvisazioni. Un Ferragosto, dunque, ostaggi della farragine di una burocrazia che non riesce a tenere il passo con l'improvvisazione di un Ministro che non perde un colpo per dimostrare impreparazione, dilettantismo, incapacità. E che continua a proporsi come modello si efficientismo manageriale; che emana decreti imprecisi e discutibili con la stessa facilità con cui gli addetti del circo nelle spiagge affollate allungano biglietti omaggio ai bambini. Accontentano i bambini, che chiedono impazienti ai genitori - che pagheranno, invece, un salatissimo biglietto - di portarli a vedere lo spettacolo. Così fa la Moratti: concede benefici a pochi e scontenta la maggior parte. Salvo poi essere costretta a ritornare sulle sue concessioni: purtroppo esiste ancora il Parlamento. Ci continua a garantire che entro il 25 agosto, come aveva promesso in luglio, saranno decise immissioni in ruolo e supplenze.
Ma, ci si perdoni lo scetticismo, il caos suscitato dalle graduatorie provvisorie difficilmente potrà essere sanato in dieci giorni. Provi a fare un salto, il Ministro, al Provveditorato di Roma, Via Pianciani. La sua proverbiale capacità organizzativa - ne siamo certi - accoglierebbe con entusiasmo la sfida di trasformare un vero e proprio girone dantesco - per gli utenti e per coloro che hanno la sventura di lavorarci in un luogo dignitoso. Il provveditorato di Roma, che riceve il pubblico solo una mattina e un pomeriggio a settimana, è stato chiuso all'utenza per buona parte del mese di agosto perché impegnato nell'elaborazione delle graduatorie. Paralisi dell'informazione e del contatto con tutti i docenti, precari e no. E con il risultato che è sotto gli occhi di tutti. Ad un precario, in una città grande città italiana, non è riconosciuto nemmeno il diritto dell'informazione, del conforto del colloquio con chiunque non lo faccia sentire abbandonato, numero tra numeri in un'odissea che a metà agosto è ancora lontana dal concludersi.
Svenimenti e pianti. Abbiamo visto (e fatto, tempi fa) file interminabili; assistito a incontenibili e sacrosanti surriscaldamenti d'animo, a litigate furibonde, a svenimenti e pianti. A pance di 7-8 mesi che nel girone dantesco non trovavano diritto di precedenza. Mi guardo bene dall'epica dell'insegnante sempre bravo, sensibile e capace. Gli insegnanti sono come tutti gli altri: ce ne sono di eccezionalmente capaci e di incapaci cronici; di indolenti e di stacanovisti; di sensibili e di impermeabili a curiosità e sollecitazioni.
Sono persone, appunto. Nel caso dei precari si dimentica troppo spesso questo particolare sul quale, invece, sarebbe il caso di riflettere. In nome, semplicemente, della civiltà e del rispetto.


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