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Unità: Scommettere ancora sulla scuola pubblica

Marina Boscaino

16/03/2007
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l'Unità

Una retroguardia (o un’avanguadia?) paziente di donne e uomini che - controtendenza, oggi più che mai - continuano a dedicare curiosità, attenzione, affetto, sollecitudine, energie, competenze alla scuola pubblica esiste. Si chiama Cidi, Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti. Nato a Roma nel 1974 da un’intuizione di Luciana Pecchioli, Tullio De Mauro, Lucio Lombardo Radice, Maria Teresa della Seta, il Cidi dal '76 ha cominciato a svilupparsi sui territori, fino a costituirsi in coordinamento nazionale nel '79, dando vita al lavoro costante di insegnanti che - a fasi alterne, fortemente condizionate dalle contingenze politiche - non ha mai cessato di esserci.
Le politiche dell'istruzione, la didattica, la formazione degli insegnanti, l'innovazione tecnologica, la tenuta democratica del sistema, la redazione di una rivista - Insegnare - punto di riferimento per tanti docenti, sono stati tra gli ambiti di intervento che hanno caratterizzato l'azione del Cidi in questi anni.
E l'iniziativa democratica, naturalmente, che ha scandito i momenti più importanti della scuola italiana, sentendo forte la responsabilità della vigilanza democratica rispetto a politiche scolastiche di centro destra e di centro sinistra: avere cura della scuola, senza timori reverenziali, indipendentemente dalla vocazione che i nomi stessi dei fondatori inequivocabilmente indicano.
Scommettere significa investire risorse, energie, aspettative. «Scommettere sulla scuola. Per una scuola di tutti e di qualità» è il titolo del 36° convegno nazionale del Cidi, che si terrà a Roma oggi, domani e domenica nell'Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre.
La seconda parte del titolo indica chiaramente il senso di quella scommessa: senza la garanzia che la scuola diventi definitivamente quello strumento di pari opportunità e mobilità sociale, motivo per cui la Costituzione 60 anni fa le ha assegnato un preciso mandato; senza la garanzia che la scuola potenzi uno standard di qualità che rafforzi quella funzione - attraverso l'autorevolezza, il buon funzionamento, la capacità di incidere positivamente sulle esistenze individuali, l'attenzione al mutare dei tempi - la scommessa non è possibile.
Diventa un'affermazione formale, un mito incoerente, una parola d'ordine priva di impatto concreto con la realtà. Sono anni che il disinvestimento - culturale, oltre che economico - sulla scuola pubblica sta mortificando le potenzialità di questo insostituibile strumento di democrazia. Anno dopo anno gli insegnanti attendono quella revisione dell'intero percorso scolastico, che va dai 3 ai 19 anni di età, che rappresenterebbe l'unica possibilità concreta di fare dell'innalzamento dell'obbligo di istruzione - previsto, per quanto in maniera non priva di ambiguità, in Finanziaria - un’occasione e uno stimolo per un processo di reale trasformazione positiva della scuola italiana.
E ancora oggi (a pochi mesi di distanza dall'inizio di un nuovo anno scolastico) noi insegnanti attendiamo la nomina di una commissione che individui alcune competenze culturali fortemente significative per la costruzione della cittadinanza effettivamente raggiungibili nei 10 anni di scuola previsti, eliminando le criticità del sistema, ravvisabili soprattutto nei momenti di raccordo tra scuola elementare e scuola media, tra scuola media e scuola superiore. Invece tutto pare confuso; e incomprensibili resistenze si oppongono alla scommessa sulla scuola: dettate certamente da vincoli di bilancio. Ma - in maniera più preoccupante - anche da una prudenza sospetta e contraddittoria, che non individua veramente nella scuola un terreno di investimento.
Ma il Cidi continua a scommettere, a lavorare, a mettersi in gioco. A non smettere di proporre elaborazione teorica e iniziativa democratica sulla scuola, risorse per la società e per la politica. Nella prima giornata del convegno - intitolata «La ricerca di senso» - oltre alla relazione del presidente nazionale del Cidi, Sofia Toselli, ci sarà l'intervento del sociologo Alain Touraine (il teorico della società post-industriale), una tavola rotonda, coordinata da Tullio De Mauro, cui parteciperanno Alberto Asor Rosa, Enrico Bellone e Stefano Rodotà, un intervento del ministro Giuseppe Fioroni e un’intervista a Fabio Mussi, ministro dell'università.
La giornata di sabato sarà divisa in due grandi sessioni: «L'educazione nella società dell'immateriale» (saperi e competenze per la cittadinanza, intercultura, tecnologia e scuola) e «Dell'insegnare e dell'apprendere» (la complessità di un mestiere importante e i giovani e il bisogno di futuro).
La mattina di domenica 18 le conclusioni del convegno, con interventi - tra gli altri - di Alba Sasso e Benedetto Vertecchi. Una iniziativa importante, che verrà seguita da tanti insegnanti motivati e democratici, che arriveranno da tutta Italia. Siamo pronti per cominciare e per continuare a crederci. Auguri a Sofia, Mario, Emma, Rosamaria, Aldo, Ermanno, Franco, Giancarlo, Domenico, Carlo, Daniela, Assunta, Maurizio e Caterina; e anche a me che - insieme a tanti altri bravi insegnanti e compagni di condivisione, pur nelle diversità dei temperamenti e delle letture - faccio parte della segreteria nazionale del Cidi.
Noi, sulla scuola, non ci stanchiamo di scommettere: su una scuola pubblica, laica, pluralista, di qualità e per tutti.


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