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Unità: Sciopero, una terapia d’urto contro le scelte del governo

Contro la crisi ci vuole una terapia d’urto, il governo cambi le sue scelte, faccia quello che si sta facendo nel resto d’Europa. È quello che la Cgil chiede con lo sciopero generale di oggi. Cortei in più di 100 piazze.

12/12/2008
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l'Unità

FELICIA MASOCCOC’è chi sta perdendo il posto di lavoro o l’ha già perso. Chi è in cassaintegrazione da settimane, con altre settimane che lo aspettano. E si ritrova con una busta paga di 750 euro e una tredicesima (se ce l’ha) di 600. Chi sperava avrebbe avuto finalmente un contratto senza scadenza e invece a non scadere saranno ancora le speranze. Piaccia o no, in Italia c’è chi non vive la crisi al riparo dei propri beni o delle proprie rendite, ma la soffre sulla propria pelle. E c’è chi oggi gli dà una piazza per poterlo dire e reclamare risposte - non briciole - a un’emergenza che non ha eguali.

Lo sciopero generale che la Cgil ha proclamato da sola serve a questo, a dare voce al malessere e a far pressing sul governo perché cambi le proprie scelte per affrontare la crisi. Quelle prese sono insufficienti e sbagliate. In sintesi, «poche risorse, per poche persone, per poco tempo, una-tantum al posto di provvedimenti strutturali».

Il sindacato di Corso d’Italia sfida il maltempo in 108 città con altrettanti cortei o comizi. L’epicentro sarà Bologna, dove parlerà Guglielmo Epifani. Le piogge incessanti hanno comunque portato alla sospensione dello sciopero nelle ferrovie, a livello nazionale i treni saranno regolari, mentre bus e metropolitane saranno in servizio nelle città colpite dal maltempo a cominciare da Roma e Venezia. In previsione della guerra che oggi si aprirà sulle cifre dell’adesione, il sindacato ha predisposto un monitoraggio a campione, i risultati saranno diffusi - con la diretta delle iniziative - sui siti web della Cgil, di Radioarticolo1 e di Rassegna sindacale. E dovranno fare i conti con le fabbriche chiuse per la cassa integrazione o con quelle che proprio questa settimana hanno riaperto dopo decine di giorni di stop. I pronostici danno una partecipazione altissima alle manifestazioni, almeno un milione di persone è stato calcolato. Le bandiere saranno abbrunate per ricordare i morti sul lavoro. Ci saranno gli studenti e i pensionati che si uniscono ai lavoratori nel rifiuto di «pagare» una crisi causata da altri. «Nessuno può nascondere la gravità e le incognite della crisi - ha detto il capo dello Stato -, crisi di non breve durata e della quale sarà duro avere ragione». Bando allo «scoramento», occorrono per Giorgio Napolitano, «azioni di rilancio».

La scelta dello sciopero è stata presa dopo la famigerata cena a Palazzo Grazioli, dove i leader di Cisl e Uil hanno potuto discutere con mezzo governo e con la presidente di Confindustria, quello che poi sarebbe diventato il pacchetto anti-crisi. Il leader della Cgil non venne invitato. C’erano già state avvisaglie che questo governo, come nel 2001, avrebbe tentato di dividere il sindacato. Ci è riuscito. «Credo che lo sciopero sia il contrario di ciò che bisognerebbe fare» ha detto ieri Silvio Berlusconi, «in questo momento temiamo, ma speriamo di no, di perdere posti di lavoro». Evidentemente il premier non si è accorto che migliaia di posti di lavoro sono già andati persi. Sarcastico Bonanni: «La Cgil sciopera contro la jella». «Mi annoia solo sentirne parlare», ha detto invece Angeletti a proposito della protesta. «Noi scioperiamo contro le scelte del governo: non so se per Bonanni questo governo sia una jella», risponde Epifani.

C’è poi un’altra divisione, quella nel Pd. Mentre Idv, Verdi, Sd e Prc e Pdci non hanno avuto dubbi a dare il loro appoggio, il Pd fa i conti con le proprie ibride radici. Molti degli ex Ds hanno aderito o saranno in piazza, tra gli altri Barbara Pollastrini, Cesare Damiano, Pierluigi Bersani, Anna Finocchiaro, Piero Fassino, Livia Turco. Ieri altri 26 deputati Pd hanno aderito. Tra gli ex della Margherita sono invece quasi tutte defezioni, con poche eccezioni tra cui quella di Rosy Bindi. «Di fronte a un governo che scientificamente punta alla divisione del sindacato, che demonizza il dissenso e sottovaluta la crisi, lo sciopero della Cgil è legittima difesa», ha detto.

Come in ogni sciopero «c’è sempre chi viene e chi non viene», chiosa Epifani, ma l’importante è «condividerne il merito». «Su questo ilconsenso è molto grande».

ROMA

fmasocco@unita.it


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