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Unità: Sciopero generale del settore pubblico

Contratti e decreto Brunetta/ La proposta di Mimmo Pantaleo

26/10/2009
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l'Unità

Èun attacco senza precedenti. E il sindacato ha il dovere, se non vuole perdere la propria credibilità tra iscritti e cittadini, di reagire invitando lavoratori e persone a mobilitarsi. È un Mimmo Pantaleo battagliero quello che annuncia, come segretario generale della FLC CGIL, la proposta di un grande sciopero nazionale dei settori pubblici. A margine della grande assemblea delle Rsu del comparto della conoscenza che si è tenuta a Roma il 22 ottobre, il sindacalista non ha dubbi: “È giunto il momento – dice – di proporre uno sciopero generale dell’intero comparto pubblico, che va effettuato non oltre la metà di dicembre, in coincidenza con la discussione sulla legge Finanziaria: perché è sulla legge di bilancio che occorre intervenire per recuperare i tagli e ottenere le risorse, che non ci sono, per i contratti nazionali. La mobilitazione sarà lunga e intrecciata con quella che sta portando avanti la CGIL. Il 7 novembre ci sarà l’iniziativa delle “100 piazze”, con la quale porteremo tra la gente i lavoratori della conoscenza, spiegheremo le nostre richieste, terremo lezioni in piazza. Poi avremo, il 19 novembre un'altra iniziativa sulla ricerca, il 21 una grande manifestazione nazionale e, successivamente, entro dicembre, lo sciopero generale che proponiamo”. Se chiedi a Pantaleo di spiegarti gli altri motivi che rendono ineludibile lo sciopero generale dell’intero comparto pubblico, oltre ai mancati stanziamenti per i contratti, ti risponde un fiume in piena: “È ormai chiaro – scandisce ancora il sindacalista – che siamo di fronte a un attacco senza precedenti al settore pubblico, direi ai beni pubblici. Il perché è sotto gli occhi di tutti: il decreto Brunetta punta a colpire il sindacato e a destrutturare la contrattazione, con il fine di riportare tutto sotto il controllo centralistico e dirigistico, in una forma direi taylorista, della politica. Il vero intento della riforma Brunetta non è quello di migliorare davvero l’efficienza del comparto pubblico, sfida alla quale la CGIL non si sottrarrebbe affatto, ma di punire i lavoratori (i “fannulloni”) e avviare percorsi sempre più evidenti di privatizzazione. Del resto, come si fa a parlare di sviluppo, se poi si tagliano risorse? Ricordo che per i nostri comparti ci saranno 8 miliardi in meno per la scuola e 1,5 miliardi in meno per l’università. Per non parlare del licenziamento confermato di migliaia di precari. Ecco, su questi temi e attraverso queste mobilitazioni, vogliamo costruire una rete che tenga insieme lavoratori, cittadini, studenti e genitori”


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