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Unità-Scioperano gli statali: "Ora il governo ci deve ascoltare

Scioperano gli statali: "Ora il governo ci deve ascoltare" di Bruno Ugolini Appare ad un certo punto, davanti al palco sindacale, in Piazza San Giovanni, una lettiga coperta da bandiere sindaca...

22/05/2004
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l'Unità

Scioperano gli statali: "Ora il governo ci deve ascoltare"
di Bruno Ugolini

Appare ad un certo punto, davanti al palco sindacale, in Piazza San Giovanni, una lettiga coperta da bandiere sindacali. Un malato vi giace gesticolando inutilmente, circondato da camici bianchi che imprecano. Sembra un reality show di quelli che vanno di moda oggi in Tv. È un modo creativo di protestare, realizzato da un gruppo d'infermieri. Siamo alla manifestazione che ha chiamato a raccolta, nella capitale, i rappresentanti di tre milioni e 600mila lavoratori, l'esercito dei "servitori dello Stato" come li chiamavano una volta. Aspettano il contratto da tre anni e mezzo. Nel frattempo il governo ha deciso di tagliare in modo specifico le loro pensioni. Quel malato immaginario che urla sulla lettiga fa capire bene il senso della giornata. Lui è un cittadino come tanti di noi che assistono ogni giorno ad episodi di decadimento del servizio pubblico. Il cartello degli scioperanti, sopra la lettiga, è come una didascalia: "Ancora tagli del governo agli Enti Locali. I Comuni in fin di vita&". Con i loro contratti, insomma, è in gioco tutto il welfare.

I discorsi di Guglielmo Epifani, Savino Pezzotta, Luigi Angeletti spiegano poi perché proprio loro, i segretari generali delle massime Confederazioni, sono presenti e concludono la manifestazione. Perché è una lotta che tocca "il cuore dello Stato", interessa tutti gli italiani. Chi di noi non ha l'occasione di frequentare scuole, università, asili, ospedali, Asl (le aziende sanitarie locali), uffici ministeriali, uffici comunali, uffici della pubblica sicurezza, dogane, uffici della finanza, caserme dei vigili del fuoco e via elencando? Qui si dovrebbe misurare la modernità di un Paese, la capacità di competere scommettendo sulla qualità. Basti pensare alla funzione decisiva che dovrebbero avere l'università, la ricerca, la formazione&.

Ma a lor signori non interessa. Così un ministro del centrodestra, Luigi Mazzella, ha dichiarato che non è possibile dare aumenti a chi gode di stipendi da poco più di mille euro il mese, perchè occorre ridurre le tasse. Fini dice che le richieste dei lavoratori sono eccessive. È la politica cara a Silvio Berlusconi: promettere meno tasse ai ricchi e intanto costringere i comuni a ridurre la protezione sociale, umiliare l'esercito del pubblico impiego, chiudendolo in una condizione di malessere, nocivo per la stessa efficienza e per la produttività.

Lo stesso governo agevola poi la cosiddetta "esternalizzazione", in altre parole l'appalto ai privati di molti gangli del servizio pubblico e il ricorso al lavoro atipico. I contratti temporanei sono il dieci per cento della categoria, spesso all'insegna dell'assenza di diritti. Molti di loro sono presenti in piazza e molti hanno potuto coprire vuoti di tutela solo attraverso i sindacati atipici come Nidil, Alai, Cpo.

Fatto sta che le scelte del centrodestra aumentano i costi per i cittadini. È un modo per avviare una specie di passaggio dalla "carta" della Asl, alla "carta di credito" che non tutti (piccolo dettaglio) si possono permettere. Come osserva Cesare Damiano (Ds) vogliono solo programmare la riduzione dei salari. Fausto Bertinotti (Rifondazione Comunista) parla di una domanda di giustizia che ha unito Scansano, a Melfi, agli autoferrotranvieri, all'Alitalia. Mentre Francesco Rutelli vede il rischio di scioperi selvaggi, con la disperazione di migliaia di persone senza contratto e senza una certezza e problemi per i cittadini che avrebbero diritto a buoni servizi.

Ecco i tanti motivi di una protesta così ampia. Lo sciopero, dice dal palco Carlo Podda (Funzione pubblica Cgil), smentendo le cifre di fonte governativa, è dell'80 per cento. Più di trecentomila i manifestanti. Sono giunti da tutta Italia in un tripudio di bandiere e palloncini, con il rosso della Cgil, il verde della Cisl e il celeste della Uil e tanti drappi arcobaleno, a segnalare l'impegno pacifista.

Molte le invenzioni politico-ironiche. La Cgil di Potenza mette in mostra un'enorme ruota della fortuna in legno, dove in ogni spicchio è raffigurato un ministro. "Hai vinto una delle mille promesse mantenute" e sotto la faccia di Berlusconi; "Lavorerai fino a 70 anni" e qui l'immagine è di Maroni; "Perdi tutto" con la foto di Tremonti; "Tornerai indietro di 50 anni" con il volto della Moratti.

È un governo che suscita sarcasmo e ira. Ora ha annunciato una trattativa per il 3 giugno facendo sapere che però non può corrispondere alle richieste contrattuali. Una trovata elettorale, secondo Epifani. Angeletti parla di un giro di valzer. Pezzotta non si dà per vinto e propone "cento, mille iniziative". Un modo non per disturbare la campagna elettorale, ma per immettere nel dibattito politico le sequenze di una realtà viva e vera del Paese.

La protesta di ieri, intanto, ha avuto "un'ottima riuscita" in tutti i settori. Negli ospedali sono state assicurate tutte le emergenze e le operazioni urgenti, mentre sono state rinviate le visite e le prestazioni non urgenti come le prenotazioni, i prelievi e i controlli ambulatoriali. In pratica, dice Carlo Podda, si è lavorato "come fosse una domenica". Negli uffici della pubblica amministrazione, invece, i servizi sono stati rallentati e molti sportelli sono rimasti chiusi.


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