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Unità: Schedati perché c’era Gelmini. Ma la protesta non si ferma

Davanti all’ospedale prese le generalità di esponenti di Sel. Sit in di fronte al ministero, studenti e opposizioni non mollano

14/09/2010
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l'Unità

Gioia Salvatori

«Saranno state le contestazioni alla festa democratica di Torino o quelle di cui è stata oggetto in passato la Gelmini a mobilitare tante forze dell’ordine, chissà... Certo è che abbiamola coscienza a posto e non ci faremo intimidire dal pugno duro. Anzi, continueremo la nostra battaglia a difesa della scuola pubblica con più decisione». Il “sovversivo” di ieri è Marco Furfaro, 30 anni, segretario regionale del Lazio di Sinistra ecologia e libertà. Insieme ad altri cinque militanti dello stesso movimento, tutti sotto i trent’anni, è stato identificato ieri mattina al policlinico Gemelli di Roma mentre “attentava” alla ministra dell’istruzione Mariastella Gelmini porgendole una copia di “Lettera a una professoressa” di Don Milani. «Prego documenti», si sono sentiti dire Furfaro e altri tre militanti nell’atrio del policlinico, mentre avvicinavano la ministra appena arrivata al nosocomio per inaugurare l’anno scolastico nelle classi allestite per i bambini ricoverati. Poi è toccato ad altri due militanti, uno di loro consigliere in un municipio romano. Questi sono stati avvicinati mentre la Gelmini parlava, i poliziotti li hanno portati al commissariato, gli hanno fatto rapporto e gli hanno sequestrato due bandiere di Sel e 16 volantini con su scritto “Riforma Gelmini non c’è niente di più ingiusto”, avanzati dal volantinaggio davanti alle scuole. «I poliziotti ci hanno detto che si sono insospettiti perché avevamo la borsa di Tolfa, tipica degli anni 70...», avrebbe raccontato uno dei militanti, identificato mentre ascoltava la Gelmini coi volantini in borsa e le bandiere ripiegate. È iniziata così, tra le classi di un policlinico cattolico, una giornata di proteste di precari della scuola e studenti. ARomasit-in si sono susseguiti davanti al ministero dell’Istruzione: in mattinata quello dell’IdV e nel pomeriggio quello di precari e studenti. Proprio da sotto le finestre della Gelmini il coordinamento dei precari indice un’assemblea del mondo della scuola per il 26 settembre. Contemporaneamente gli studenti delle scuole superiori, protagonisti delle proteste di ieri, indicono una mobilitazione nazionale per l’8 ottobre con cortei in diverse città italiane. Le idee sono chiare: «Non vogliamo un ritorno al passato, vogliamo una scuola più decente e disegnata sulle nostre esigenze. Si deve ripartire col restituire i fondi alla scuola pubblica» – dice Sofia Sabatino della Rete degli studenti. Tagliare sulle grandi opere e sulle spese militari per dare alla scuola è il leit motiv della giornata: è scritto su magliette, cartelli e striscioni. La minaccia dello sciopero è reale, corre da Nord a Sud soprattutto tra i precari e i Cobas pensano già a una data verso la metà di ottobre. Intanto in oltre 100 città, tra cui Palermo, Lecce, Bari, Roma, Firenze, Milano, Genova, Trieste, l’Uds srotola striscioni e distribuisce volantini con su scritto “Chi apre una scuola chiude una prigione”, la Rete degli studenti fa flash mob con i caschi gialli da cantiere “Perché della scuola sono rimaste solo le macerie lasciate da Tremonti e dalla Gelmini” e fuori le scuole romane spunta un volantino conla ministra in versione santa e lo slogan “Beata ignoranza”. A Torino sono stati osservati 5 minuti di ''dolente silenzio'' in decine di scuole per iniziativa del Coogen Coordinamento genitori nidi, materne, elementari e medie) e a Catanzaro il personale Ata ha presidiato l’ufficio scolastico provinciale. La paura, tra i precari, è quella della balcanizzazione della protesta: «Deve essere l’assemblea del 26 settembre a chiamare, eventualmente, lo sciopero nazionale della scuola», dice un loro rappresentante. La Flc- Cgil, intanto, fa sapere che la prima ora di sciopero arriverà il primo ottobre e il segretario generale Mimmo Pantaleo ripete: «Di epocale in questo anno scolastico ci sono solo i tagli». Nei prossimi giorni, con la ripresa della scuola nelle altre regioni (ieri è iniziata in Calabria, Lazio, Lombardia, Piemonte, Umbria, Molise, Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta e Veneto), arriveranno altre proteste, ma la Gelmini minimizza: «Non ricordo anno scolastico che non sia stato accompagnato da una serie di polemiche».


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