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Unità: Risanamento e sviluppo vanno insieme

Le confederazioni attendono la ripresa della concertazione. No alla politica dei due tempi

03/05/2006
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l'Unità

Bruno UgoliniL’analisi

È stato un primo Maggio con un’atmosfera diversa
rispetto al recente passato. Abbiamo negli occhi le immagini dei tanti giovani di Locri, ma anche di quelli che occupavano l’immensa Piazza San Giovanni e cantavano a squarciagola “Bella Ciao” o “Viva l’Italia” di Francesco De Gregori. Come se fosse possibile oggi sperare in un’Italia migliore.
Uno scenario diverso da quello, assai diffuso dalle televisioni, proveniente dal corteo di Milano. Qui è prevalsa, sulla gioia, la collera verso la presenza di una candidata a sindaco nelle vicine elezioni, ma anche ministro e simbolo di un centrodestra che ha spaccato il Paese.
I fischi (a Milano come a Torino) non sono stati esempi di mirabile intelligenza politica. Sarebbe stato più fruttuoso un silenzio indifferente e sprezzante. Gli esponenti di un governo finalmente dimessosi non possono piangere però sul latte versato. Hanno, infatti, guidato per cinque anni una politica tesa ad ignorare il ruolo del movimento sindacale ed ora con difficoltà ottengono rispetto e attenzione da lavoratori inferociti. E magari sempre costoro rivendicano, come hanno fatto a “Porta a porta”, la trasformazione del Primo Maggio in un’ammucchiata tra imprenditori e sindacati. E si lamentano per l’uso sorpassato della parola “padroni”, come se fossero dappertutto scomparsi i proprietari dei mezzi di produzione. E come se i lavoratori non fossero chiamati, senza piagnistei, “dipendenti” o, magari, “sottoposti”.
Tali polemiche, ad ogni modo, non scalfiscono la giornata. Cgil e Cisl e Uil ribadiscono a Locri, dopo averlo fatto lo scorso anno a Scampia (Napoli) il loro impegno meridionalista. Con accenti assai simili, almeno su quest’aspetto. La volontà è di voltar pagina, di mettere alle spalle i falsi dialoghi di chi ha seppellito ogni concertazione con i soggetti sociali.
Così Guglielmo Epifani chiede al nuovo governo l’apertura di un tavolo di trattative proprio per Locri e la Calabria. Raffaele Bonanni parla di un “new deal” per il Sud. Mentre Luigi Angeletti spiega come occorra un buon governo della politica economica e sociale del Paese, a partire dal Mezzogiorno.
Non si attende, dunque, dalla coalizione del governo guidato da Romano Prodi la ripetizione di una politica fondata sui due tempi: risanamento e sviluppo debbono potersi muovere insieme. Sono le proposte dei sindacati che non dovrebbero scandalizzare nessuno. Tanto più che in questi giorni i grandi giornali fanno a gara nel consigliare invece essenzialmente una strada opposta.
Un altro appuntamento importante, riaffermato a Locri, riguarda il referendum di giugno sulla riforma costituzionale. L’intenzione è quella di far bocciare la proposta di revisione, ma con l’obiettivo, come ha spiegato Epifani, di metter mano ad interventi di riscrittura su alcune parti.
Un primo maggio all’insegna dell’unità, dunque. Anche se non mancano, come si sa, accenti diversi, ad esempio sui temi del lavoro precario, sui destini della legge 30. Emerge, però la consapevolezza che bisogna rimanere aggrappati all’impegno unitario. E’ lo stesso Raffaele Bonanni pur descritto in questi giorni da alcuni giornali come l’alfiere della disunione a sostenere che «Non esiste un'alternativa all'unità di Cgil, Cisl e Uil».


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