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Unità-Riforma Moratti, abrogazione senza se e senza ma

Il 15 maggio a Roma vi sarà una grande manifestazione contro i provvedimenti del governo su scuola, università e ricerca. La spinta viene dal grande movimento, nato nelle scuole elementari, ormai ...

10/05/2004
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l'Unità

Il 15 maggio a Roma vi sarà una grande manifestazione contro i provvedimenti del governo su scuola, università e ricerca. La spinta viene dal grande movimento, nato nelle scuole elementari, ormai esteso fino agli atenei.
Un movimento straordinario, per tenuta e ricchezza di contenuti, caratterizzato da unità e radicalità, che con la fine dell'anno scolastico non chiude la mobilitazione, ma la "rinvia a settembre". Un movimento che interroga le forze dell'opposizione sull'abrogazione della "riforma" Moratti, un atto dovuto, di fronte alla natura regressiva del suo impianto.
Perciò trovo sconcertante la posizione di Andrea Ranieri, che accampa una sorta d'impossibilità "tecnica" per l'abrogazione, proponendo aggiustamenti qua e là. La stessa adesione alla manifestazione del 15, nella quale è centrale quella parola d'ordine, viene data con dei distinguo su una piattaforma, che ha ricevuto tra le altre l' adesione della CISL scuola e della stessa Margherita.
Non intendo aprire una polemica sterile, ma un confronto utile a sgomberare il campo da preoccupazioni rispetto a un futuro, senza Berlusconi, in cui servirebbe una svolta netta rispetto alle sue politiche. Le forze dell'opposizione dovrebbero assumere impegni precisi in questo senso, se vogliono mostrare una reale diversità dal centrodestra.
Partire da ciò che ha fatto il movimento in questi mesi può aiutare.
Non è un caso che il motore della protesta, verso la "riforma" Moratti, sia stato il movimento sul tempo pieno della scuola elementare. Quest'esperienza, una conquista del movimento operaio non dimentichiamolo, rappresenta "il nocciolo duro" di un'idea del fare scuola, legata al lavoro cooperativo degli insegnanti, ad una programmazione tesa ad esaltare e non a mortificare le diversità, un modello incentrato sull'uso del tempo finalizzato alla possibilità, per ciascuno, d'immettervi la propria dimensione e non di subirne una sorta di mutilazione.
Quando parliamo della straordinaria esperienza del tempo pieno in Italia, come dell'integrazione dei disabili, affrontiamo una questione che va ben oltre un modello scolastico, ci rapportiamo ad un sistema di relazioni complesse sostenuto da un'organizzazione complessa, capace di riflettere su sé stessa, di praticare quella flessibilità, (in questo caso positiva) che rende possibile l'adattamento del progetto educativo ad un insieme di soggetti diversi, dei quali si tiene conto per le differenze ed al tempo stesso per la comunanza degli obiettivi.
Concetti opposti alla filosofia che domina le controriforme in atto, concetti funzionali ad una società matura, ad una formazione diffusa e più alta, che può fare i conti con il progresso straordinario che attraversa la scienza e la tecnica.
Il modello del tempo pieno dovrebbe rappresentare una sorta di stella polare, qualcosa a cui fare riferimento se si vuole mettere mano ad una vera riforma dell'intero sistema d'istruzione.
L'impianto della "Moratti" è l'opposto di tutto ciò, è la cancellazione del diritto allo studio, la negazione del lavoro cooperativo, il riduzionismo a scapito della complessità, l'usa e getta nei processi d'apprendimento, è tagli e precarizzazione, deriva razzista, con la canalizzazione precoce, tra coloro che sono "destinati" all'addestramento professionale e quelli invece "adatti" allo studio.
E' merito dei movimenti di questi mesi se la "riforma" è stata smascherata come un'operazione regressiva, che potrebbe compromettere il nostro paese per molto tempo a venire.
Come si può pensare, di fronte a tanta barbarie, a tanta subordinazione ai dettati del neoliberismo di poter operare semplici "aggiustamenti", dal momento che la filosofia che l'ispira è coerente con l'idea che il parametro di riferimento unico è quello del mercato?
Come si possono opporre ragioni burocratiche alla necessità, d'igiene sociale, di cancellare i provvedimenti della Moratti su scuola, università e ricerca, come uno dei primi e fondamentali atti di un possibile (auspicabile) governo alternativo a quello del centrodestra?
Queste domande vengono non solo da Rifondazione Comunista, ma dall'intero movimento che da mesi ormai, sostenuto da tanti genitori ed insegnanti, si oppone ad una riforma inemendabile, che come la guerra rispetto alla pace, non offre possibilità di mediazione.
La manifestazione del 15 maggio, che pone al primo punto l'abrogazione della riforma Moratti, non richiede un'adesione formale, ma la determinazione di tutte le forze dell'opposizione a battere il governo Berlusconi anche per raggiungere quest'obiettivo, mettendolo tra i primi impegni dell'agenda di un eventuale altro governo del paese.

Loredana Fraleone


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