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Unità-Riforma del contratto Ma chi è il vero bolscevico?

Riforma del contratto Ma chi è il vero bolscevico? Bruno Ugolini Ma chi è il bolscevico? La domanda nasce spontanea leggendo le cronache della lunga notte degli statali. La definizione s...

29/05/2005
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l'Unità

Riforma del contratto Ma chi è il vero bolscevico?

Bruno Ugolini

Ma chi è il bolscevico? La domanda nasce spontanea leggendo le cronache della lunga notte degli statali. La definizione sarebbe stata adottata da Savino Pezzotta e rivolta a Guglielmo Epifani. Il pretesto sarebbe stato un "no" della Cgil alla richiesta del governo d'inserire, nell'accordo finalmente raggiunto per il pubblico impiego, un riferimento alla riforma del sistema contrattuale. La prima cosa che viene da pensare è che avevamo già notato in campo politico qualcosa del genere. Un centrosinistra che già vedeva a portata di mano la vittoria, litigava fragorosamente sul modo migliore per ottenerla. Ora toccava ai sindacati prestarsi nel resuscitare antiche divisioni, proprio mentre già avevano in tasca risultati contrattuali faticosamente conquistati e non certo disprezzabili con i tempi che corrono (anche se c'è chi, come Giorgio Cremaschi, segretario Fiom, invece di vederli come un aiuto alla battaglia dei metalmeccanici, li disdegna).
Il nucleo del contendere è dunque la famosa riforma del modello contrattuale. Era chiaro, ci sembra, negli intendimenti del governo la voglia irrefrenabile d'introdurre un cuneo tra Cgil, Cisl e Uil. Tutti sapevano e sanno benissimo che su questo modello i pareri sono diversi. Esso riguarda un sistema che risale al 1993, l'anno in cui, appunto, sotto l'egida dell'allora presidente del Consiglio Ciampi, si costruì l'accordo che comprende le attuali regole che determinano norme e scadenze dei contratti di lavoro. Già su questo tema c'era stata una rottura con la Confindustria, Cisl e Uil da una parte e Cgil dall'altra. Poi era stata ricucita con il proposito, prima di tutto, di portare a compimento i contratti scaduti e non ancora rinnovati (come quello firmato la scorsa notte). E poi con la formazione di una commissione che avrebbe dovuto definire una proposta unitaria, superando differenze, coinvolgendo poi i gruppi dirigenti confederali e delle categorie, lavoratori iscritti e magari anche non iscritti. Perché una cosa del genere, la riforma dei contratti, non può essere decisa perchè la sollecita Berlusconi o la sollecita Montezemolo. È una strada da percorrere innanzitutto nell'interesse del mondo del lavoro, per difendere meglio le ragioni di milioni di donne e uomini. È comprensibile, certo, la sollecitazione di Pezzotta, ma perchè usarla proprio in questa occasione? Che cosa c'entra il contratto del pubblico impiego? A meno che non si creda davvero che esso abbia accumulato tanti ritardi perché era stato concepito su regole vecchie, superate e che non c'entri per nulla la responsabilità dell'interlocutore governativo. Resta il fatto che la presunta "lentezza" nel modo d'agire della Cgil sembra dovuta anche ad un profondo rispetto verso coloro che rappresenta e che hanno bisogno di essere coinvolti, informati e magari di partecipare alle decisioni. Insomma il vero "bolscevico", in questo caso (si perdoni la battuta) ci sembra proprio Savino Pezzotta, rammentando che i bolscevichi, appunto, si consideravano naturali rappresentanti della classe operaia, in grado di decidere ogni qualsiasi volta senza dover interpellare chicchessia.


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