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Unità-Ricordare la Liberazione per i Nostri Figli

Ricordare la Liberazione per i Nostri Figli Leonardo Domenici* Le tante iniziative che in queste settimane in ogni quartiere della città si stanno svolgendo per il 60° anniversario dell...

24/04/2005
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l'Unità

Ricordare

la Liberazione per i Nostri Figli
Leonardo Domenici*

Le tante iniziative che in queste settimane in ogni quartiere della città si stanno svolgendo per il 60° anniversario della Liberazione sono l'occasione non solo per ricordare i fatti di quei giorni, l'esperienza vissuta da intere generazioni schierate su fronti contrapposti e l'immensa somma di sacrifici cui fu costretto il Paese. Sono soprattutto l'occasione per spiegare, di quegli eventi, il senso storico, il significato politico a chi - a distanza di oltre mezzo secolo - ancora non l'ha capito.
Riemergono così le ragioni di un popolo che nella lotta contro il fascismo e nella guerra all'invasore tedesco ha riconquistato, con la libertà, il valore supremo della democrazia quale garanzia comune del libero sviluppo nella giustizia e nella pace. Da quel no alla dittatura nacquero la Repubblica e la Carta Costituzionale, risorsero i partiti, i sindacati e gli italiani si riappropriarono della politica.
Ciò significa che il compito che abbiamo di fronte, in ricorrenze come questa, è molto più difficile e complicato di quanto siamo abituati a pensare. Il tema di attualità non è quello della riconciliazione. L'ingiustizia più grande che oggi possiamo fare ai caduti di una parte e dell'altra è quella di pensare che in fondo tra loro non c'erano differenze.
Io penso l'esatto contrario. Proprio le memorie dei combattenti di Salò ci aiutano a ricostruire meglio la loro visione del mondo e a capire quanta e quale fosse la distanza che li separava dai partigiani. In questa distanza trova posto il contributo attivo che i giovani di Salò dettero alla Shoah: gli ebrei toscani deportati nei lager nazisti sono stati 757, di 452 si conoscono le modalità dell'arresto. Ebbene oltre la metà di quegli ebrei furono arrestati solo da italiani, senza nessun intervento dei tedeschi: proprio da quei ragazzi di Salò.
La proposta di legge di Alleanza Nazionale per il riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Rsi non solo è piena di contraddizioni, ma quello che più preoccupa è la cultura politica ad essa sottesa: l'idea che attribuire a qualcuno la qualifica di belligerante salvi il suo onore e la sua coscienza. Se una cosa la Seconda Guerra Mondiale e il Processo di Norimberga ci hanno insegnato è che nessun soldato, nessun ufficiale potrà mai più nascondersi dietro l'alibi dell'obbedienza agli ordini: né quando si tratta di deportare ebrei verso lo sterminio, né quando si tratta di torturare prigionieri di guerra.
Annullare le distinzioni, confondendo fascismo e antifascismo, il torto con la ragione è un errore giustificato solo da chi vuole mandare in soffitta la Resistenza e il 25 Aprile.

Qualche anno fa formulai un invito ai Centri di ricerca, all'Università, agli Istituti storici perché venissero rintracciate e conservate le testimonianze non solo dei combattenti, ma anche dei cosiddetti italiani qualunque, di coloro che allora sembrarono non essersi schierati apertamente né da una parte né dall'altra.
Ricostruire l'esperienza concreta di queste persone, l'evoluzione nel tempo dei loro rapporti quotidiani e minuti con il regime fascista, della loro considerazione dei partigiani, della loro lotta per la sopravvivenza, del loro piccolo mondo morale fatto di paure e di speranze: è questa la storia viva di cui i giovani oggi hanno bisogno.
Solo conoscendo, attraverso il racconto degli anziani, cosa sono state la dittatura, la guerra e la fame, i nostri figli potranno capire cosa sono e quanto valgono la democrazia, la pace e la prosperità.
Ma se non riusciamo a stabilire questo ponte tra le generazioni corriamo il rischio che queste parole risultino, a chi le ascolta, vuote e prive di alcun significato reale. Ho fatto poco sopra riferimento alla Carta Costituzionale nata dalla Resistenza e dalla Liberazione. Ebbene, vorrei che questo Sessantesimo anniversario fosse dedicato in particolare alla difesa dei valori fondamentali e del contenuto politico-istituzionale della Carta stessa.
Mi sembra che di questo oggi ci sia urgente bisogno.
sindaco di Firenze


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