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Unità: Ricerca, Mussi benedice «l’agenzia» degli scienziati

La proposta dalla Triennale di Milano. Il ministro: «Purché sia autonoma dai partiti e dalle istituzioni locali»

15/05/2007
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l'Unità

di Luigina Venturelli / Milano

«La ricerca tradita» cerca nuove strade per tornare ad essere elemento essenziale di progresso. Ad esempio, attraverso la creazione di una Agenzia italiana per la ricerca scientifica (Airs): è la proposta rivolta a Fabio Mussi da un gruppo di scienziati, ieri a convegno alla Triennale di Milano sui problemi di un settore che può vantare centri d’eccellenza, ma che soffre di endemiche carenze di finanziamento e di organizzazione.
«Lavoriamoci, lavoriamoci alla svelta per trovare una soluzione di sistema più evoluta di quella che abbiamo - risponde il ministro dell’Università e della Ricerca - purchè si tratti di un’agenzia autonoma dai partiti politici, che s’impegni in progetti di medio e lungo periodo, ben oltre la durata di una legislatura». Mussi accoglie l’idea di una struttura per stabilire le priorità e gestire le risorse del comparto, ma rilancia sulla necessità di «evitare un organismo costruito con il metodo italiano della zuppa inglese», risultante dalla stratificazione di comuni, province, regioni e vari altri enti, come i 108 già esistenti a vario titolo nel mondo scientifico e accademico. Una giungla burocratica dove «resiste l’idea della scienza come ancella» e dove valgono «logiche corporative».
Il riferimento diretto è al peso soffocante della politica sul mondo accademico e scientifico. «Come saprete, io ci tengo ai partiti politici - sottolinea il ministro - ma l’appartenenza ad uno di essi non vale come titolo scientifico, proviamo a mettere insieme un gruppo di studio e di lavoro che prescinda dalle affiliazioni politiche». Il richiamo è al rigore della valutazione e alla meritocrazia, più volte invocata nel convegno quale grande assente nel sistema nazionale della ricerca: «Il merito non è un trucco dei ricchi per escludere i poveri, ma è la carta che hanno i poveri per non farsi escludere» precisa Mussi, che definisce «un oltraggio sociale» i bassi stipendi dei ricercatori.
Il discorso, quindi, cade inevitabilmente sul diritto allo studio, complice la proposta dell’economista Alberto Alesina, docente ad Harvard, di far pagare più tasse universitarie agli utenti invece che ai contribuenti nel loro complesso. «Anche gli aeroporti vengono pagati dai contribuenti, ma nessuno propone d’introdurre oneri fiscali a carico dei soli cittadini che prendono l’aereo» replica Mussi. La sua, però, non è una chiusura completa: le tasse universitarie si possono aumentare, ma prima bisogna assicurare più risorse per prestiti d’onore e per borse di studio «perchè siano più capienti e perchè siano garantite a chi ne ha diritto secondo la Costituzione». Solo dopo potrà salire la quota di tassazione a carico degli studenti, attualmente intorno al 20%. «Comunque superiore a quella di Francia e Gran Bretagna, e solo di poco inferiore al 28% registrato negli Stati Uniti» fa notare il ministro. Che sui prestiti d’onore annuncia la firma, la prossima settimana, di un accordo con l’Associazione bancaria italiana promosso insieme al ministro per le Politiche giovanili, Giovanna Melandri.


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