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Unità: Referendum, guai a chi pensa di avere già vinto

Il 25 e 26 giugno si vota nel referendum sulla legge di modifica costituzionale voluta dal centrodestra. Moltissimi cittadini non lo sanno.

23/05/2006
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l'Unità

Francesco Pardi

Il 25 e 26 giugno si vota nel referendum sulla legge di modifica costituzionale voluta dal centrodestra. Moltissimi cittadini non lo sanno. Ignorano esistenza e data del referendum; non sanno su che cosa si voterà né se sia giusto votare sì o no. Pochi i momenti di relativa notorietà della questione: i giorni in cui il referendum è stato chiesto da molti parlamentari, molti consigli regionali e da circa un milione di cittadini.

Chi l'ha chiesto ne conosce i motivi e vuole dire No. Sa che la legge deforma in profondità la Costituzione italiana. Genera disuguaglianza tra i cittadini delle diverse regioni nella fruizione della sanità e della scuola. Attribuisce alla sola Camera la legislazione di rilievo nazionale e al Senato quella di rilievo regionale, ma inventa un meccanismo barocco per risolvere gli infiniti conflitti di attribuzione tra le due Camere. Il meccanismo legislativo, divenuto ancora più farraginoso, getterà discredito sul Parlamento.

Ma c'è ancora di peggio: la legge toglie al Presidente della Repubblica il fondamento su cui poggia il suo ruolo di garante dell'equilibrio tra i poteri costituzionali. Gli sottrae i poteri sostanziali di nomina dei ministri e scioglimento della Camera e li consegna al presidente del Consiglio, il quale si troverà a detenere allo stesso tempo i poteri di capo del governo e capo dello Stato. L'autonomia della Corte Costituzionale sarà limitata dall'aumento dei componenti di nomina politica. Poiché potrà sciogliere la Camera se essa non si adatterà alla volontà del premier, il potere esecutivo risucchierà dentro di sé il potere legislativo. L'autonomia della magistratura è già stata minata dalla legge sull'ordinamento giudiziario. La Camera e la stessa maggioranza saranno ostaggio del premier. L'Italia non sarà più una repubblica parlamentare. Il premierato assoluto incrinerà in modo irrimediabile la democrazia.

Chi ha chiesto il referendum sa che la vocazione progressiva della Costituzione è stata realizzata solo in parte e in modo contraddittorio; non fa quindi una battaglia conservativa, ma lotta invece per la completa attuazione del dettato costituzionale.

Ma chi non ha chiesto il referendum sa poco o nulla. Che cosa aspetta l'Unione a prendere una seria iniziativa per parlare a tutti i cittadini di questo appuntamento vitale? Perché il ceto politico di centrosinistra dà quasi per scontata la vittoria del No nel referendum? Quali argomenti giustificano questo immotivato ottimismo?

Le elezioni politiche sono state vinte per un soffio e non c'alcuna garanzia che la maggioranza uscita dalle urne sappia ripetersi e irrobustirsi nel voto del 25-26 giugno, né il comportamento della sua classe dirigente sembra ora esprimere il necessario spirito unitario. La Lega porterà tutti i suoi al voto perché dal successo di quella che considera la sua riforma dipende la sua sopravvivenza. Forza Italia anela a un'immediata rivincita. I sostenitori dell'eversione costituzionale hanno dunque fondati motivi per un'energica mobilitazione. E ne hanno il mezzo. Se qualcuno l'avesse dimenticato, bisogna ricordare che il dominio del centrodestra sui mezzi di comunicazione perdura sostanzialmente intatto: i suoi uomini chiave sono ancora al posto di comando. Le reti pubbliche continuano a obbedire al padrone delle reti private. Al massimo con la riserva di qualche espediente ipocrita.

L'Unione sta affrontando questa battaglia decisiva con un atteggiamento in cui si mescolano sufficienza e sottovalutazione. Pensa di aver già vinto e si dimentica i tormenti della notte tra il 10 e l'11 aprile. Peggio: una parte dell'Unione archivia in anticipo il successo nel referendum perché ha già l'occhio alla futura modifica costituzionale da fare insieme al centrodestra. Non si capisce perché i problemi politici debbano essere affrontati con l'ingegneria costituzionale; né si comprende perché la Costituzione si debba adattare alle difficoltà del sistema politico e non il contrario. Ma in ogni caso la riserva mentale di una futura impellente modifica toglie forza all'impegno nella lotta referendaria, cui finora solo cittadini, gruppi, associazioni, forze sociali si sono dedicati con passione, confortati dall'esempio dell'attivissimo Presidente Scalfaro.

Un insuccesso del No nel referendum costituzionale indebolirebbe all'istante la nostra vittoria recente. L'Unione deve subito prendere misure adeguate. Stabilire prima di tutto che le reti pubbliche diano il massimo di conoscenza quotidiana alla questione, e non lasciare sola sulla scena la propaganda populistica delle reti private (la riduzione dei parlamentari...). Prendere l'iniziativa prima di essere costretta a rincorrere la propaganda avversaria: il tempo disponibile è già pochissimo e il successo non si raggiunge con uno spot ben fatto nell'ultima settimana. L'impegno dal basso è vitale e necessario, ma per parlare ai grandi numeri si deve andare in televisione alle ore giuste, nei programmi di massimo ascolto e con una grande pluralità di voci. Contribuire ad alcune grandi giornate nazionali in cui far risuonare l'allarme e il proposito di un larghissimo No: un successo risicato non giova alla causa. Aiutare tutti coloro che da tempo spiegano che il No è rivolto non a una seria riforma ma a una pessima controriforma. Sostenere la necessità di salvare la Costituzione non per imbalsamarla ma per attuarne la vocazione progressiva.

È giusto che la cittadinanza attiva prenda su di sé il peso di una difesa e di un rilancio da cui dipende il destino comune. Ma è anche dovere delle forze politiche e dell'intera coalizione fornire gli strumenti che il protagonismo civile saprebbe usare benissimo ma su cui non ha alcuna possibilità di decisione. Un primo appuntamento è già fissato. Una manifestazione promossa da Cgil, Arci, Comitato nazionale Salviamo la Costituzione, e da tutti i numerosi gruppi attivi, come la Carovana per la Costituzione, è indetta a Firenze per la sera del primo giugno. È importante che ad essa segua un impegno nazionale ininterrotto fino alla vittoria corale del No.


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