Unità: Rapporto Fondazione Agnelli
Nicola Tranfaglia
Di fronte alla situazione generale dell’Italia, sul piano economico come su quello politico, potrebbe sembrare che la scuola sia un problema secondario. Ma non è così e lo si può verificare appena si pensa a quello che accadrà nel nostro paese ma anche in Europa e nel mondo, nei prossimi dieci-venti anni. Saranno le generazioni future a competere nella sfida globale perché l’Italia, inserita nell’Unione europea, possa continuare ad essere tra i primi dieci Stati, a raggiungere traguardi di civiltà e di benessere ai quali non siamo ancora arrivati. Lo sviluppo della nostra scuola, e in generale del nostro sistema di istruzione, sarà decisivo al riguardo. Oggi c’è di che essere preoccupati. Lo hanno già detto le classifiche dell’Ocse come della Commissione Trilaterale e anche le indagini comparative internazionali che segnalano sempre di più alcuni aspetti negativi della nostra situazione: i deficit di apprendimento, dei nostri studenti, che si registrano in matematica e nelle scienze, come nel settore linguistico ma anche l’invecchiamento medio degli insegnanti, l’arretratezza soprattutto della scuola secondaria rispetto alle grandi trasformazioni tecnologiche, le contraddizioni di un'autonomia ancora in parte da realizzare, l’assenza di una seria valutazione delle scuole. Che cosa fare rispetto a una simile situazione, che il Rapporto 2009 scritto dalla Fondazione Agnelli di Torino e divenuto ora, grazie all’editore Laterza, un volume di 265 pagine (25 euro) fotografa con chiarezza e con tutte le cifre necessarie? Non è facile formulare proposte, dopo tanti tentativi di riforme generali come quelli compiuti prima da Berlinguer, poi dalla Moratti, quindi da Fioroni che hanno introdotto variazioni, a quanto pare, non risolutive e in buona parte tali da elidersi a vicenda. Il rapporto della Fondazione Agnelli ne fa sostanzialmente due. La prima riguarda la selezione degli insegnanti e la loro carriera. Il rapporto propone (sia pure per ora in forma generale e non precisa) che al sistema delle graduatorie si sostituisca una selezione diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici sulla base di criteri in qualche modo oggettivi e riformando i consigli di istituto in maniera tale da dare ad essi un maggior potere rispetto a quei dirigenti per limitarne l’arbitrio. Inoltre si pensa a costruire una carriera, non solo economica, degli insegnanti che consenta a quelli che partecipano direttamente alla gestione della scuola di veder riconosciuto il maggior e qualificato lavoro. La seconda proposta riguarda la costituzione di un sistema articolato di valutazione che preveda l’autovalutazione delle scuole, le visite ispettive ministeriali, prove standardizzate di misurazione degli apprendimenti, il giudizio offerto da soggetti esterni quali università e mondo del lavoro. Potrebbe essere un efficace inizio di cambiamento. www.nicolatranfaglia.com