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Unità: Rafforzare Internet è diritto di cittadinanza

È di questi giorni l’ennesimo allarme in difesa della libertà della rete

23/03/2008
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l'Unità

Vincenzo Vita

È di questi giorni l’ennesimo allarme in difesa della libertà della rete. Si tratta delle sanzioni irrogate per la norma che prevede l’indicazione della partita Iva nelle home page. Certo, se tale norma fosse applicata in maniera estensiva e non soltanto per quei siti riferiti specificamente ad attività commerciali o professionali, sarebbe davvero preoccupante.
Non è immaginabile, però, che ciò possa accadere. Non dovrebbe esserci nemmeno nella risoluzione n. 60 del 2006 dell’Agenzia delle entrate tale intenzione. Né avrebbe alcun senso obbligare chi voglia aprire un sito o un blog a richiedere preventivamente l’attribuzione del numero di partita Iva.
Gli oneri e gli adempimenti necessari rappresenterebbero, di fatto, una lesione al diritto costituzionalmente garantito alla libertà di espressione.
La diffusione di Internet degli ultimi anni rappresenta una straordinaria opportunità: dalla possibilità di ottenere servizi, più rapidi ed efficienti, dalla pubblica amministrazione evitando spostamenti e code, al commercio elettronico, alle nuove occasioni di informazione, alle significative possibilità dei blog.
Certo, per quanto attiene all’informazione, non sempre ci sono le necessarie garanzie sull’attendibilità delle notizie. Ma il fatto che alcuni grandi quotidiani stiano seriamente considerando l’eventualità di concludere l’esperienza cartacea e trasferire la loro attività esclusivamente sulla rete conferma la grande forza, l’estensione e l’importanza di Internet.
La rete ha l’agilità di un altro media spesso ingiustamente sottovalutato: la radio. Come la radio, non ha bisogno di grandi strutture per realizzare servizi. Per "riversare" informazione (anche in presa diretta) su Internet può bastare un telefono cellulare. E, come dalla radio ci giunsero - e ci giungono - notizie di ciò che accadeva in luoghi che la televisione non poteva raggiungere, oggi sulla rete possiamo leggere (o ascoltare) resoconti e, in più, vedere immagini o filmati che i media tradizionali non potrebbero assicurarci.
La rete, pur tra prevedibili resistenze e ritardi, sta profondamente incidendo anche sugli apparati, sullo Stato, sulle organizzazioni sovranazionali. E pone una domanda di reale cambiamento degli istituti di governo, in senso antiautoritario e intrinsecamente democratico, diffuso. Rende indispensabile una netta discontinuità.
Sta cambiando le nostre abitudini e le nostre vite. E modifica profondamente il rapporto con il tempo.
L’immediatezza della rete è intrinsecamente portatrice di una profonda rottura.
E sono, in questo senso evidenti le difficoltà delle amministrazioni di comprendere con la necessaria tempestività l’evoluzione e la natura stessa di Internet. Il processo di innovazione e semplificazione, pur avviato, è rimasto frammentario e incompiuto. Occorre riprenderlo con decisione.
C’è bisogno di un grande impegno per realizzare quella che viene definita la Società dell’informazione e della conoscenza.
E occorre prestare grande attenzione alle nuove esclusioni, alle nuove divisioni tra chi sa e chi non sa, tra chi può accedere e chi resta escluso.
Internet può essere l’occasione di un gigantesco cambiamento, purché sia accessibile da tutti. Purché nessuno venga lasciato fuori dai cancelli del sapere.
Internet e banda larga sono nuovi diritti di cittadinanza, espressioni di libertà. Per tutti. Come ci ha insegnato Derrick de Kerckhove la democrazia è anche, deve essere anche, "connettiva".


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