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Unità: Quando la scuola «scheda»: dimmi chi sei e da dove vieni

A Catania una singolare iniziativa dell’Ufficio provinciale.Agli studenti stranieri vengono chiesti dati «sensibili» Ad esempio: «Quanti viaggi fai verso il paese d’origine?»

03/02/2010
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l'Unità

Massimiliano Perna
L’Ufficio scolastico provinciale di Catania, il 23 novembre scorso, ha inviato alle scuole una circolare con cui si chiedeva la compilazione, entro il 14 dicembre 2009, di schede di rilevazione dei dati relativi a tutti gli studenti stranieri. La motivazione: attuare interventi «a favore degli alunni immigrati che in atto frequentano le istituzioni scolastiche di questa provincia». La firma è del direttore dell’ufficio, Raffaele Zanoli, l’intestazione è quella del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca,mal’input è del ministero dell’Interno, attraverso la locale prefettura. A confermarlo è lo stesso Zanoli: «Abbiamo preso parte a un bando Fei del Ministero dell’Interno, finalizzato all’integrazione. La prefettura ha sollecitato diversi enti ed istituzioni a partecipare. Siamo stati interpellati e abbiamo risposto affermativamente. Per tale ragione, abbiamo raccolto i dati degli studenti stranieri, che dovranno essere coinvolti nel progetto ». Il problema è che non si tratta di dati quantitativi, ma di dati sensibili, non necessari al progetto e che, nel caso di studenti stranieri, rischiano di trasformarsi in una schedatura di eventuali clandestini, cioè di quegli immigrati che non sono iscritti a nessun anagrafe e che scuole e ospedali, per legge, non hanno l’obbligo di denunciare. Quanto avviene a Catania è singolare: dopo la legittima e consueta rilevazione dei dati relativi ai soggetti, italiani e stranieri, in dispersione scolastica, l’Ufficio scolastico ha richiesto i dati di tutti gli studenti stranieri, anche di chi frequenta regolarmente. Una richiesta inusuale, che non ha l’obiettivo di quantificare i soggetti in questione, bensì di conoscerne in maniera approfondita le caratteristiche: nella scheda allegata si chiedono nomi, cognomi, data e luogo di nascita, eventuali spostamenti nel corso dell’anno per tornare al paese d’origine, ecc. La “teoria” del progetto del ministero dell’Interno presenta, tra l’altro, numerose lacune. Se è vero che le prefetture hanno invitato gli enti a partecipare, non si spiega perché, in città come Siracusa, né l’Ufficio scolastico, né le scuole di ogni ordine e grado abbiano ricevuto tale invito, considerato che se l’iniziativa è ministeriale dovrebbe essere valida per tutte le province. Inoltre, è strano che non si sia scelto di coinvolgere gli uffici scolastici attraverso il ministero dell’Istruzione, quello competente: tutto è stato delegato alle prefetture, cioè al ministero dell’Interno, che certo non si occupa di educazione ed istruzione. La Flc-Cgil di Catania, in una nota firmata dal segretario generale, Lillo Fasciana, e indirizzata all’Usp etneo, ha chiesto chiarimenti, esprimendo «forte preoccupazione sulle ripercussioni negative che tale atto potrebbe comportare nei confronti degli alunni stranieri per effetto del cosiddetto pacchetto sicurezza », e chiedendo lo stop dell’iniziativa, in quanto attuata «in violazione dei diritti individuali delle persone». L’ufficio scolastico provinciale sostiene, riguardo alla rilevazione dei dati, di aver agito di proprio impulso, ribadendo che l’unica sollecitazione della prefettura ha riguardato la partecipazione al progetto del Viminale. Non c’è alcun collegamento, invece, con la circolare inviata in data 8 gennaio dal ministero dell’Istruzione relativa al tetto del 30 per cento di alunni stranieri per classe, in quanto successiva all’iniziativa dell’Ufficio scolastico catanese. Un caso da chiarire. Si tratta di capire se la scuola pubblica è ancora un’istituzione educativo- formativa oppure se si intende trasformarla in una struttura di identificazione e schedatura.


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