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Unità: Quando Cipputi difende i precari

Può capitare che a scendere in campo a loro difesa siano coloro che lavorano fianco a fianco con uomini e donne assunti da uno o due anni ma che non godono dei privilegi del posto fisso e che ora l’impresa intende far tornare a casa

20/10/2008
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l'Unità

Bruno UgoliniArriva la recessione, come annunciano illustri economisti e titolano giornali e televisioni. Molti tremano nel mondo del lavoro ma i primi a soccombere sono quelli che non sono in possesso di un contratto a tempo indeterminato. Può capitare però che a scendere in campo a loro difesa siano coloro che lavorano fianco a fianco con uomini e donne assunti da uno o due anni ma che non godono dei privilegi del posto fisso e che ora l’impresa intende far tornare a casa. Tutto questo succede in una fabbrica Fiat, l’Iveco di Suzzara in provincia di Mantova, un complesso che aveva duemila seicento occupati un anno fa, compresi la bellezza di 800 precari. Qui è in corso un’aspra vertenza aziendale, fatta di scioperi, manifestazioni, blocco del traffico. Con la partecipazione dei lavoratori della stessa Iveco ma anche di altre aziende dell’indotto. È una battaglia estesa in questo angolo pacifico della pianura padana abituata un tempo ad assistere ad impetuose lotte bracciantili. La causa di tanta combattività è rappresentata dalla volontà di impedire la cacciata del gruppo non piccolo di singolari "esuberi". Sono operai atipici, cioè muniti di contratti a scadenza fissa, ovverosia a tempo determinato. I primi ad andarsene sono stati 300 interinali a giugno. L’ultima lista di "proscrizione" parla di circa altre 200 persone da lasciare fuori dai cancelli. La protesta dei Cipputi di Suzzara, a favore dei loro fratelli che rischiano di rimanere privi di prospettive, è stata forte anche se non sono mancate accese discussioni all’interno delle assemblee. Non è facile superare gli egoismi personali e perdere ore di salario a favore di una causa che riguarda sfortunati compagni di lavoro. Anche per questa ragione è importante la prova di Suzzara. Non ha molti precedenti la storia di una fabbrica che si ferma per difendere i propri precari. Hanno capito, del resto, come spiega Gianni Zatti, ex segretario della Fiom di Mantova, che più precari hai più deboli sono anche i detentori di posti fissi. I sindacati del resto non vanno allo sbaraglio, non avanzano false promesse, come fa qualche gruppo amante del casino senza risultati. Non hanno chiesto il posto fisso per tutti. Hanno chiesto, ad esempio, di utilizzare la cassa integrazione anche per i precari. Tra loro c’è gente che è venuta dal Mezzogiorno, si è fatta una casa. Non si può imporre di colpo la perdita del lavoro e di ogni prospettiva. La collera è cresciuta anche ripensando ad accordi precedenti, alle promesse fatte. Il giornale locale, la "Gazzetta di Mantova" aveva dato notizia di un accordo "storico" concordato con la Fiat dai sindacati nel maggio del 2007. Era garantito un futuro produttivo e stabilità occupazionale per i prossimi 10-15 anni. Cosicchè era prevista l’assunzione di 248 operai con contratto di "apprendistato professionalizzante". L’intesa prevedeva poi l’assunzione di 152 operai con contratto di lavoro a tempo determinato mentre per 141 operai già con contratto a tempo determinato era decisa la trasformazione a tempo indeterminato. Inoltre ben 310 gli interinali. Una pioggia di posti. E ora tutto precipita. Certo incide la recessione alle porte. L’azienda avrebbe denunciato il venir meno di ordini e la riduzione della produzione. Fatto sta che loro, i precari, sono i primi colpiti. Forse l’esempio di Renato Brunetta aleggia ovunque. E i lavoratori poveri, i "woorkers poor", come dicono gli anglofoni, ci rimettono le penne. Un settimanale cattolico mantovano "La cittadella" ha scritto "I poveri sono molesti, invece di soccorrerli, c’è chi propone di cacciarli dalle nostre città". Era riferito agli immigrati ma il concetto si potrebbe estendere. In un messaggio su Internet un lettore non rasserenato parla di nuovi manager rampanti mandati via con liquidazioni da milioni di Euro, come in Telecom e Alitalia. Mentre alla Iveco " I poveretti a contratto a tempo determinato non hanno diritto nemmeno alla cassa integrazione…".

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