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Unità-Pubblico impiego, scontro sui contratti

Pubblico impiego, scontro sui contratti È polemica su regole e salario. La Cgil: inaccettabile la proposta del ministro Mazzella ROMA È sempre polemica tra governo e sindacati sui cont...

22/08/2004
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l'Unità

Pubblico impiego, scontro sui contratti

È polemica su regole e salario. La Cgil: inaccettabile la proposta del ministro Mazzella

ROMA È sempre polemica tra governo e sindacati sui contratti del pubblico impiego. All'esecutivo che ha scelto la linea dura sugli aumenti salariali e anche sul modello contrattuale, Cgil, Cisl, Uil e Ugl rispondono con un fuoco di fila. Non hanno digerito la minaccia del ministro della Funzione pubblica Luigi Mazzella di mettere in discussione la legge che disciplina i contratti dell'amministrazione pubblica. E sono dure le repliche anche all'intenzione governativa di concedere a 3 milioni e mezzo di lavoratori (che attendono da otto mesi) aumenti retributivi pari soltanto all'inflazione programmata. A rendere il clima più rovente ci si mette poi il sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi, sempre in campo quando si tratta di lucrare sulle divisioni tra le sigle sindacali, non fosse altro perché davanti al sindacato unito il governo ha meno margine di azione.
Con un'intervista Sacconi entra a gamba tesa nel dibattito tra sindacati e imprese sul nuovo modello contrattuale. Il vecchio "è saltato", afferma, "non possiamo più pensare ad aumenti salariali spalmati in modo eguale su tutti. Bisogna spostare il baricentro della contrattazione a livello aziendale o territoriale". E questo dovrebbe valere tanto per i contratti pubblici quanto per quelli privati. Quanto alla scelta dell'inflazione attesa o reale su cui modulare gli incrementi salariali, il sottosegretario è categorico, "è un esagerazione - afferma -. Tutti gli analisti prevedono che l'anno prossimo l'inflazione sarà inferiore a quella di oggi".
Il primo a replicare al ministro e al sottosegretario è il leader della Cisl Savino Pezzotta: "I contratti scaduti vanno rinnovati secondo le regole in vigore, cioè quelle dell'accordo del 23 luglio". "Il ministro Mazzella sta sbagliando tutto. Deve aprire il tavolo e non parlare sui giornali. Finché ci sono le regole del 23 luglio si applicano". L'inflazione programmata all'1,6% è irrealistica per Pezzotta. Secca anche la risposta a Sacconi: "Gli assetti contrattuali sono di competenza del sindacato e della controparte, meno la politica ci mette il naso meglio è". Per il resto "la posizione della Cisl è nota: abbiamo detto che è arrivato il tempo perché ci si avvii verso una riforma del modello".
Direttamente chiamata in causa in quanto determinata più di altri a difendere il contratto nazionale, la Cgil risponde con il segretario confederale Gianpaolo Patta. "Il contratto nazionale per noi è il pilastro fondamentale", "il modello fondato su due livelli è una scelta di fondo: la discussione è sui pesi. Porre il secondo livello come principale significa abbandonare il 70% dei lavoratori, che non esercitano la contrattazione integrativa. A questo non siamo disponibili". Nessuna disponibilità neanche a rivedere gli assetti nel pubblico impiego in cui "la centralità è fonte di garanzia - sostiene Patta - per evitare atteggiamenti clientelari, come ad esempio è accaduto in Sicilia. Non bisogna dimenticare che la controparte è il mondo politico. Non a caso tutte le politiche di decentramento hanno avuto come effetto un aumento delle spese". Senza contare che indebolire il livello nazionale quando i lavoratori forniscono servizi pubblici ed essenziali potrebbe portare ad una "differenziazione" dei servizi stessi. "È inammissibile - per la Cgil - in particolare per la sanità in cui va garantita omogeneità a livello nazionale.
Sul rinnovo dei contratti Patta esprime il timore che si voglia far saltare la tornata "per le difficoltà dei conti pubblici". Anche la Uil, con Antonio Foccillo, segretario confederale, dice a Sacconi e a Mazzella che "in questo momento il modello contrattuale va bene così, perché siamo nella fase del rinnovo del biennio economico e non normativo". Sul tema comunque la Uil ha avanzato una proposta "ed è pronta a discutere". "Basta chiacchiere - conclude -. Se non si apre la trattativa per i rinnovi la situazione a settembre rischia di farsi incandescente".
fe. m.


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