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Unità: Pubblico impiego in sciopero il primo giugno

La scuola si ferma il 4: «Comportamento arrogante da parte del governo»

10/05/2007
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l'Unità

/ Roma

SCONTRO Alla fine l’elastico si è spezzato ed è saltata anche l’ultima chance per scongiurare lo sciopero generale dei lavoratori pubblici. Si farà il primo giugno
con una manifestazione per le vie di Roma. E sarà preceduto e seguito da altre iniziative tra cui lo sciopero «a rovescio», una forma di mobilitazione in soffitta da tempo che consiste nel protestare lavorando di più. Il 4 giugno a scioperare sarà invece tutto il personale della scuola.
La decisione di Cgil, Cisl e Uil, con l’adesione dell’Ugl è arrivata dopo che era stato chiaro che non ci sarebbe stato l’incontro risolutivo annunciato per ieri dal ministro Luigi Nicolais. Nessuna convocazione e nessuna spiegazione. Unica certezza, la difesa da parte del ministro Tommaso Padoa-Schioppa del «suo» contratto cioè quelle disposizioni che a detta dei sindacati impediscono la contrattazione integrativa e non chiariscono se ci sono e dove i 101 euro di aumento che erano stati concordati per tre milioni e mezzo di dipendenti, scuola compresa. Nel pomeriggio i due ministri sono stati ricevuti da Romano Prodi a palazzo Chigi per l’ennesimo incontro-scontro tra due linee che finora ha visto la scena dominata dal «rigorista» titolare dell’Economia.
I sindacati hanno atteso che passasse la mattinata, la speranza si sa è l’ultima a morire. Dopodiché si sono riuniti e hanno deciso come far pressing per ottenere il rinnovo dei contatti scaduti da 18 mesi. «Nessun incontro equivale a cattivo incontro» sintetizza il segretario di Fp-Cgil, Carlo Podda, che ripete di non capire le ragioni di questa chiusura da parte del governo. «Non capisco che succede, non chiediamo risorse aggiuntive rispetto a quelle concordate, chiediamo il rispetto degli impegni presi e di non scrivere nel contratto che è vietata la contrattazione integrativa per la quale non chiediamo altre risorse». Che qualcuno abbia interesse a far precipitare le cose? Il sindacalista se lo chiede, ma la risposta sarebbe troppo bizantina da sembrare perversa. Ad ognuno comunque il suo mestiere, quello dei sindacati è anche fare i contratti. A questo punto ci si chiede che cosa accadrà. La vertenza del pubblico impiego si inserisce nel quadro della concertazione e i sindacati non tacciono che fintanto che resta sospesa, sarà difficile fare accordi su altri tavoli. Ne è convinto Paolo Pirani, segretario confederale della Uil, «Se qualcuno cerca la prova di forza ha fatto male i propri calcoli», «nessuno può illudersi che il sindacato rinunci alla rappresentanza degli interessi di milioni di lavoratori e pensionati», conclude Pirani. La Cisl parla di «delusione», la «colpa della rottura non è nostra», chiarisce per la segreteria Gianni Baratta, «sono andati in fumo mesi di lavoro per avere il contratto».
Ci vanno giù duro anche i sindacati della scuola la cui querelle marcia in parallelo a quella degli statali. Per Enrico Panini, leader della Flc-Cgil, è evidente che il rinnovo dei contratti pubblici «è ritenuto un optional in ciò assecondando la posizione di Confindustria» e che c’è un tentativo di usare i rinnovi «come merce di scambio sui tavoli aperti su altri temi», pensioni in primis. Tutto questo, conclude, «è inaccettabile».
fe.m.


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