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Unità: Pubblico impiego.Il governo fa arrabbiare anche Bonanni

Il Consiglio dei ministri vara un decreto attuativo della delega Brunetta sul pubblico impiego che mette fuori gioco sindacati ed enti locali. Tutte le sigle all’attacco, ma il ministro decanta se stesso. «È una rivoluzione».

09/05/2009
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l'Unità

Con un tratto di penna il consiglio dei ministri cancella la contrattazione nelle pubbliche amministrazioni. La separazione tra politica e amministrazione, voluta da D’Antona e nei provvedimenti Bassanini, decade d’un colpo, senza nessun rapporto con le parti sociali né con gli enti locali (alla faccia del federalismo leghista). E forse senza alcuna consapevolezza neanche dei ministri che ieri hanno votato in consiglio dei ministri. Lo schema di decreto attuativo della delega Brunetta dispone infatti che le consultazioni con le parti siano tenute presso il Cnel. E non solo. Si prevede anche che materie tradizionalmente oggetto di trattativa sindacale, come l’organizzazione del lavoro e degli uffici, vengano disposte per legge, mettendo fuori gioco le rappresentanze sindacali. Un vero colpo di mano.

Quanto basta per far arrabbiare persino il segretario Cisl Raffaele Bonanni (stavolta in buona compagnia: protestano persino i sindacati dei poliziotti), che non esita a minacciare lo scontro frontale con il governo (prima volta che capita con il centro-destra). «Le riforme nel lavoro e nel pubblico impiego si fanno attraverso discussioni trasparenti tra governo e sindacato - ha detto Bonanni ai giornalisti a margine di un convegno a Napoli - o Berlusconi torna indietro o noi protesteremo fortemente contro questa iniziativa arbitraria».

Così il vulcanico ministro della Pubblica Amministrazione fa perdere le staffe anche al navigato Bonanni, che proprio tra i pubblici vanta una forte rappresentanza. Per un giorno il leader Cisl si ritrova dalla stessa parte della barricata della RdB-Cub, combattiva rappresentanza di base dei colletti bianchi ministeriali, che ieri hanno diramato un comunicato di fuoco, annunciando lo sciopero generale. Ma c’è anche chi sospetta che l’uscita di Bonanni sia orientata a offrire un assist a Maurizio Sacconi, a cui il leader Cisl è molto vicino. In effetti tutte le ultime mosse di Palazzo Vidoni hanno messo in difficoltà il welfare, proprio per i rapporti a dir poco ruvidi con le organizzazioni sindacali.

rivoluzione

Il ministro dal canto suo decanta lodi di se stesso. Parla di «una rivoluzione copernicana al servizio del cittadino, che potrebbe essere operativa già da giugno». Poi elenca tutte le novità contenute nel testo. «Valutazione, contrattazione, dirigenza, class action - ha detto Brunetta - sembrano cose lunari; invece sono legge dello Stato».

Appunto: il fatto è che alcune materie non dovrebbero essere sottoposte ai diktat legislativi, ma rimanere nell’ambito della contrattazione. Di fatto con le nuove norme si sancisce il depotenziamento del sindacato, vero sogno nascosto sotto l’apparente efficientamento della macchina pubblica. Quanto alla class action, c’è ma non riguarda i risarcimenti (su cui Giulio Tremonti ha messo uno stop).

Non sembra un gran risultato. «persino l’accordo separato firmato da alcune sigle viene disdettato con queste norme - spiega Michele Gentile della Cgil - Spero che i sindacati che lo hanno firmato si rendano conto di quello che hanno fatto, e della credibilità del ministro. per quanto riguarda noi della Cgil, continueremo a lottare per cancellare questo obrobrio». in mezzo alla bufera. Chissà se se ne accorgerà, o continuerà a ripetere che la rivoluzione culturale è a un passo


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