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Unità-Prodi: sulla scuola voltare pagina subito

Prodi: sulla scuola voltare pagina subito Alla Fabbrica incontro con i professori. "Gli istituti tecnici motore dello sviluppo" Andrea Carugati BOLOGNA "Serve una riforma che renda la...

15/05/2005
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l'Unità

Prodi: sulla scuola voltare pagina subito

Alla Fabbrica incontro con i professori. "Gli istituti tecnici motore dello sviluppo"

Andrea Carugati

BOLOGNA "Serve una riforma che renda la scuola seria, organizzata e forte, e che dia un ruolo nuovo agli insegnanti: una riforma giusta ma non indolore, perché una riforma che non turba gli equilibri preesistenti non è vera". Romano Prodi interviene alle 16, a conclusione dei lavori della giornata di lavoro in Fabbrica dedicata alla scuola. Cita la "serie straordinaria di spunti" ricevuti in oltre 5 ore di discussione, una sessantina di interventi tra insegnanti (la maggior parte), sindacalisti, studenti, dirigenti, parlamentari dell'Unione.
Non cita mai, però, il nome del ministro Moratti, più volte invocato in negativo dagli interventi. E tuttavia indica chiaramente l'intenzione di "voltare pagina con l'accordo di tutti", e di farlo rapidamente, "perché la situazione si è sempre più compromessa fino all'assurdità di questi ultimi 4 anni". "Nella gerarchia dei valori la scuola deve risalire, risalire, risalire", dice il Professore. Molto netto nel mettere stop a certe insistenze "gauchiste" sul rapporto tra scuola e mercato: "Non cadiamo in questo errore", ammonisce. La stella polare del ragionamento sono le scuole tecniche, viste come motore dello sviluppo, quindi "da potenziare". "Quando vedo una riforma che distrugge la scuola tecnica e la butta nel residuo della scuola professionale ci vedo il ripudio della società moderna. Nella mia esperienza di docente di economia industriale ho sempre trovato correlazione tra la presenza di una buona scuola tecnica e le condizioni di salute di quel tessuto produttivo". Prodi riprende un concetto già espresso nell'incontro sull'università: "Guardate che se abbiamo un numero studenti di comunicazione venti volte superiore agli ingegneri non andiamo mica da nessuna parte...".
Scuola e università, dunque, si confermano in cima alle priorità del Professore. Che parla anche di autonomia, la riforma approvata quando al governo c'era l'Ulivo e che gli insegnanti dimostrano di apprezzare, chiedendone un'applicazione più rigorosa. Lui non si tira indietro e indica tre criteri fondamentali: le risorse, un quadro giuridico chiaro e qualcuno che misuri i risultati. "Dovremo elaborare in fretta criteri generali di equilibrio comuni a tutto il Paese e compatibili con l'esercizio dell'autonomia a livello di ogni singola scuola". Ma serve anche "qualcuno che misuri i risultati, perché non c'è autonomia senza valutazione". Il leader dell'Unione riprende l'elemento della "discriminazione positiva" uscito dalla discussione: che significa aiutare i più deboli a non restare indietro. E dice: "Questa funzione della scuola è ancora indispensabile, c'è un ruolo di apprendimento ma anche uno di unificazione del Paese: ci sono zone, come ad esempio il Trentino, che hanno livelli di rendimento scolastico nella media europea, altre nel sud dove il livello è infinitamente più basso". Dunque il tema della discriminazione "non riguarda solo le differenze tra persone di uno stesso quartiere, ma l'intero Paese".
Prodi raccoglie anche l'appello degli insegnanti che si sono descritti in difficoltà, soprattutto nell'affrontare i tanti problemi di inserimenti degli alunni immigrati che a Verona, ad esempio, sono passati dal 6-7% del 1999 al 23% di oggi. "È vero, non c'è più quel contorno che aiuta l'insegnante a fare il suo mestiere: oggi si trova scoperto, deve fare anche l'assistente sociale e lo psicologo. L'insegnante si trova in prima linea su ogni problema, e questa è una fonte di disagio e di tensione: non c'è solo un problema di denaro, ma una questione di dignità sociale degli insegnanti".
Infine un accenno sul tema delle risorse che il futuro governo destinerà alla scuola: "Non si fanno le nozze con i fichi secchi- chiude Prodi-.Ma quanto potremo spendere dipenderà anche dallo stato in cui saranno lasciate le finanze pubbliche".


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