Unità: Prodi: Erasmus obbligatorio. Mussi: magari...
20 anni degli scambi universitari. Il premier: 6 mesi all’estero per avere la laurea. Il ministro: idea ardita
Prodi: Erasmus obbligatorio. Mussi: magari...
I 20 anni degli scambi universitari. Il premier: 6 mesi all’estero per avere la laurea. Il ministro: idea ardita
di Antonella Cardone
IL PRIMO che partì, vent’anni fa, in treno aveva il walkman e una serie di cassette che spaziavano da Nick Kamen agli Europe ai «Boys» di Sabrina Salerno.Quelli che partono oggi, pur ascoltando tutt’altra musica con tutt’altra tecnologia, conservano ancora lo stesso spirito dei primi pionieri: entusiasmo, curiosità, voglia di mettersi in gioco, conoscere e aprirsi agli altri, confrontando i diversi background culturale diverso. Caratteristiche che fanno della tribù degli Erasmus, gli universitari che studiano per qualche mese in un paese europeo diverso da quello di origine, i cittadini ideali del Vecchio Continente. È per questo che il premier Romano Prodi, ieri a Bologna per festeggiare il ventennale di questo progetto europeo, lancia un’idea che vuole essere tutt’altro che provocatoria: «Per prendere la laurea in qualsiasi università europea devono essere necessari almeno sei mesi trascorsi in un altro paese, rendendo obbligatorio per tutti gli studenti il programma Erasmus, oppure stage lavorativi in azienda o nelle pubbliche amministrazioni o anche il servizio civile». Per il premier il milione e mezzo di studenti europei, di cui 173.000 italiani, che hanno usufruito in questi anni dell’Erasmus hanno compreso che «le culture si aprono tra di loro attraverso la conoscenza«, concetto fondamentale per costruire una vera identità europea, soprattutto ora che «abbiamo un enorme bisogno di scambio di culture in questo mondo così chiuso, per portarlo all’altezza delle sfide che riporta la globalizzazione. Il futuro - ritiene il primo ministro - non si può interpretare chiusi nella propria università o nella propria provincia». Sarebbe poi auspicabile, per Prodi, che l’Erasmus venisse allargato anche oltre i confini europei, ai paesi del Mediterraneo. E di fronte ai dubbi sulle disponibilità delle risorse necessarie per finanziare un’idea del genere, visto anche che in Europa sono stati dimezzati i fondi per questi programmi, il premier risponde che «se c’è solo un euro da investire va investito nei giovani e nel futuro». Il ministro dell’Università Fabio Mussi, presente anche lui ai festeggiamenti bolognesi assieme all’ex presidente della commissione europea Jacques Delors, accoglie con favore l’idea, che ritiene però «ardita nel senso che richiede una quantità di risorse». Ma comunque l’Erasmus si può potenziare, magari anche facendo in modo, illustra Mussi, che «la neonata Agenzia di valutazione» degli Atenei guardi a «mobilità e internazionalizzazione» come «fattori cruciali» nel dare i voti alle Università. E che ci sia un impegno forte nel Governo per rilanciare un programma che «ha formato una generazione europea, che ha fatto un’esperienza non solo di formazione ma anche di vita», lo conferma anche il ministro per le Politiche giovanili, Giovanna Melandri, che annuncia che «lavoreremo affinché i fondi europei destinati a questo programma vengano aumentati e che ne venga esteso il perimetro di applicazione anche verso i paesi del Mediterraneo».