Unità: Prodi: aiuti alle famiglie, basta precariato
Il premier: apprendistato più breve, poi lavoro stabile. Il tesoretto? «Due terzi alle fasce più deboli»
/ Firenze
PRONTO A CAMBIARE radicalmente la legge 30. L’annuncio del ministro del Lavoro, Damiano, viene preceduto dall’atto d’accusa pronunciato a Firenze da Prodi. Il premier approfitta della Conferenza del governo sulla famiglia per puntare il dito
contro una pratica che sta «distruggendo un'intera generazione». Il Presidente del Consiglio prende spunto dalla domanda di una coppia di fidanzati durante l’inusuale “Question time” organizzato all’Auditorium del Palazzo dei Congressi: famiglie che raccontano alla platea le difficoltà che incontrano, chiedendo risposte concrete al capo del governo.
«Come possiamo imbarcarci nell’avventura di un matrimonio? La mia ragazza è disoccupata. Io continuo ad andare avanti con contratti a tempo determinato...», chiede Francesco Bacci, anche per conto di Caterina, che lo accompagna. «Questa non è una domanda, è “la” domanda - replica il Presidente del Consiglio - Il precariato è uno strumento che rovina la società, i giovani non possono fare un programma di vita. Un lavoro precario di questo tipo non garantisce nulla. Dobbiamo avere un breve periodo di prova, ma non è ammissibile la ripetizione all'infinito di quel periodo».
Il premier non fa riferimento diretto alle norme della Biagi - che ha sempre preferito chiamare legge 30, per «non strumentalizzare» il Professore ucciso dalle Br - ma è chiaro che le sue parole danno via libera, così interpreta anche Rosy Bindi, ad una modifica «radicale» di quelle regole.
Una posizione diversa da quella ribadita pochi giorni fa da Montezemolo. Per il presidente degli industriali, infatti, la legge Biagi non può essere stravolta, ma migliorata. «Vogliamo mettere dei limiti alla precarietà - sottolinea Prodi - La fase di apprendistato deve essere breve, e dopo deve portare a un contratto stabile e duraturo». Salvaguardare e migliorare la flessibilità, ma combattere la precarizzazione selvaggia del lavoro: queste le direttrici che guidano le posizioni del premier.
Il presidente del Consiglio, ieri, rispondendo alle domande che gli venivano poste, ha affrontato temi diversi: dalle pensioni all'immigrazione, dagli asili nido ai problemi delle famiglie numerose. «La Finanziaria 2007 ha stanziato 3 miliardi di euro per le famiglie - ha ricordato - Non sono ancora sufficienti, ma rappresentano l'inizio di un cammino che inverte una rotta precedente». La priorità, adesso, è «intervenire sui redditi». E il premier riconferma che «due terzi del tesoretto devono andare ad alleviare le situazioni più difficili ed indigenti, e cioè gli anziani e le famiglie numerose». Per quel che riguarda le pensioni, Prodi resta convinto della necessità di una riforma che sia accompagnata da modifiche del mercato del lavoro. E degli ammortizzatori sociali, che definisce «paracadute» per aiutare «coloro che si vengono a trovare in una fase di transizione», cioè i disoccupati. E per favorire la famiglia, il premier promette anche più asili nido e una dote per i nuovi nati: «la cosa più importante, quando nasce un figlio, è che nasca con un patrimonio - spiega - E se non può darglielo la famiglia, glielo deve garantire la collettività». n.a.