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Unità-Presepe sì, presepe no: ora gridano all'"ateismo di Stato"

L'Udc e l'arcivescovo Marchetti temono per "l'identità dei cristiani". Storace grida "giù le mani dal bambinello". Ranieri, Ds: "Un problema inesistente" Presepe sì, presepe no: ora gridano ...

10/12/2004
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l'Unità

L'Udc e l'arcivescovo Marchetti temono per "l'identità dei cristiani". Storace grida "giù le mani dal bambinello". Ranieri, Ds: "Un problema inesistente"

Presepe sì, presepe no: ora gridano all'"ateismo di Stato"

Roberto Monteforte

ROMA Dopo il caso Treviso vi è un problema Presepe in Italia? È veramente a rischio la tradizione cattolica che vede per le festività di Natale riproporre la Sacra Famiglia con il Gesù Bambino? Vi è un tentativo di sostituirlo con altre figure ritenute più rispettose delle altre fedi religiose? L'allarle lo ha lanciato il presidente della Cei,cardinale Camillo Ruini. I pareri sono diversi e discordanti. "La vicenda del presepe di Treviso è un chiaro esempio di come si costruisca un caso dal nulla. La maestra e i genitori di Treviso dichiarano che non hanno mai inteso sostituire Gesù con Cappuccetto rosso. Gli islamici, persino i più radicali, sostengono che la storia di Gesù e Maria non ha per loro niente di offensivo, anzi, che è un momento sacro che puo esser condiviso" afferma Andrea Ranieri, responsabile Scuola dei Ds. "Non esistono - continua- gli eversori della nostra cultura. Le scuole italiane da sempre il presepe lo fanno o non lo fanno: dipende dal progetto didattico delle scuole. Certo - conclude Ranieri - se fosse per coloro che oggi usano il presepe come una clava contro l'Islam e l'intercultura, probabilmente i Magi non sarebbero mai arrivati alla grotta della Natività". Insomma, minimizza. E polemizza con chi, come la Lega Nord, alza i toni della polemica. Non convince però il presidente del gruppo Udc alla Camera Luca Volontè, che auspica "non si imbocchi la strada dell'ateismo di Stato" perché afferma "il presepe non è in discussione solo a Treviso, ma esiste un lungo elenco di scuole dove docenti zelanti lo sostituiscono con vari gesti o racconti fiabeschi e "più tolleranti". Emergono - conclude Volontè - atteggiamenti intolleranti e astiosi nei confronti della religione cattolica e delle tradizioni civili e religiose del nostro Paese". Gli risponde Ranieri: "La presenza di alunni provenienti da culture religiose diverse dal nostro ha nella maggior parte delle scuole italiane ridato un valore più alto ad una storia, quella del presepe, che rischiava di essere banalizzata nel consumismo. Il presepe è diventato simbolo di accoglienza, tolleranza e dialogo tra i "diversi", restituito davvero alla sua tradizione francescana. L'enfatizzazione di episodi marginali e interpretati in maniera distorta - conclude - serve a coprire il grave deficit della cultura di questo governo nell'affrontare il problema di una scuola che sarà sempre più multiculturale e multientnica". "Giù le mani dai presepi" esclama il governatore del Lazio, Francesco Storace che raccoglie l'appello del cardinale Ruini, inaugurando un "presepe napoletano" presso gli Istituti fisioterapici ospedalieri del Regina Elena, a Roma.
Quella sul presepe è una polemica giudicata salutare in Vaticano. L'arcivescovo Agostino Marchetti, segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti, sollecitato dai giornalisti, invita i cristiani a reagire, a "conservare la propria identità nei confronti dei fratelli musulmani". E avanza una sua ipotesi: che dietro alle "rinunce" del presepe e dei canti di Natale a scuola per non "turbare" gli immigrati di altre religioni, si nasconda piuttosto il tentativo di laicizzare ancora di più la nostra società.


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