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Unità: Precari a vita. Il PdL va sotto alla Camera. Poi ci ripensa

Scuola Seduta rovente a Montecitorio. Il presidente di turno Lupi dà una mano alla destra In serata retromarcia della Gelmini: per i docenti a termine resta la possibilità del posto fisso

21/10/2009
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l'Unità

Andrea Carugati
Sui precari della scuola la maggioranza ha rischiato grosso, ieri alla Camera. C’è voluto un “aiutino” del presidente di turno Maurizio Lupi (Pdl) per consentire a una dozzina di deputati di rientrare in tempo ed evitare una clamorosa sconfitta. In aula si stava discutendo il decreto cosiddetto salva- precari, varato dal governo a settembre con l’obiettivo di dare una boccata d’ossigeno a circa 13 mila insegnanti precari “tagliati” dalla coppia Tremonti-Gelmini. A metà pomeriggio la maggioranza si accorge di avere qualche problema con le presenze, e chiede una sospensione dei lavori. Ma va sotto di dieci voti. A quel punto si sarebbe dovuto procedere con le votazioni, precisamente con l’emendamento del Pd che chiedeva di abrogare il comma 1 del decreto, quello che prevede che i contratti a termine «non possono in alcun caso trasformarsi in rapporti di lavoro a tempo indeterminato» e che gli anni di precariato non servono per maturare scatti di anzianità. Un comma che, come spiega Manuela Ghizzoni del Pd, «avrebbe condannato al precariato a vita tutti e 260mila i precari della scuola». BAGARRE IN AULA I numeri dell’aula, in quel momento, dicono che il centrodestra è minoranza. Ed ecco che arriva l’”aiutino” di Lupi, che dà la parola a due esponenti della maggioranza mentre la dozzina di ritardatari rientra alla spicciolata. Quando il primo dei due, Fedriga della Lega, ha preso la parola, il capogruppo Pd Soro è andato sotto il banco della presidenza gridando: «Non può parlare, c’è la votazione!». Massimo Polledri, del Carroccio, ha scavalcato il suo banco per buttarsi su Soro, ma è stato bloccato dai commessi. La leghista Carolina Lussana è entrata in aula a votazione aperta, col cappotto in mano, e Lupi ha atteso che finisse di votare prima di chiudere la votazione. E così la maggioranza l’ha spuntata: 271 voti contro 269, un soffio. Soro è furibondo con Lupi: «Lei ha fatto una cosa gravissima, d’ora in avanti il suo profilo di presidente è inaffidabile ». E Giachetti (Pd): «Ha commesso un grave errore che ha cambiato l’esito delle votazioni». «Ho rispettato il regolamento, si rileggano i i verbali», replica Lupi, che però viene immediatamente sostituto alla presidenza da Fini, che riesce a riportare la calma chiamando l’aula a salutare i reali di Giordania, seduti in tribuna. «La passione del dibattito italiano non ha nulla da invidiare al Medio Oriente», ha scherzato Fini. Dalle fila dell’opposizione piovono commenti sul «posto fisso» evocato da Tremonti e pure da Berlusconi. «Dal ministro parole al vento», si scalda Beppe Fioroni. Prima delle 19 nuovo stop ai lavori in aula. Si torna nel comitato ristretto dei nove, per cercare una mediazione, presente la Gelmini. E la maggioranza fa retromarcia. «Abbiamo ottenuto che i contratti a termine si possano trasformare in tempo indeterminato », esulta la Ghizzoni. Sembra che i precari, al momento dell’assunzione definitiva, possano anche recuperare gli scatti di anzianità. Ma il testo, a tarda sera, era ancora oggetto di trattative. L’esame in aula riprende stamattina


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