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Unità-Precari a vita e meno lezioni

MORATTI LEX Precari a vita e meno lezioni Il nuovo testo sullo stato giuridico dei docenti, approvato in serata dalla Camera in via definitiva, è solo la punta dell'iceberg di un intero p...

26/10/2005
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l'Unità

MORATTI LEX

Precari a vita e meno lezioni

Il nuovo testo sullo stato giuridico dei docenti, approvato in serata dalla Camera in via definitiva, è solo la punta dell'iceberg di un intero processo di riforma che "stravolge" il sistema del sapere, dall'università alla scuola.
Docenza. La legge prevede una nuova forma di reclutamento dei professori. I concorsi non saranno più banditi dalle università, ma è introdotta un'idoneità nazionale, della durata di 4 anni, che contempla delle riserve per i passaggi di carriera.
Ricercatori in estinzione. Il testo introduce un nuovo tipo di ricercatore a tempo determinato, con contratti da 3 più 3 anni. Si moltiplicano le figure precarie impegnate nella didattica a scapito dell'attività di ricerca. I concorsi per posti di ricercatore a tempo indeterminato potranno essere banditi fino al 2013.
La "Y". La legge 270/2004 prevede un anno uguale per tutte le matricole e poi un percorso formativo che si sdoppia a partire dal secondo anno: uno di alta formazione per "i capaci e i meritevoli" e l'altro "professionalizzante".
Scuola primaria. La riforma Moratti dice praticamente addio al tempo pieno. Diminuiscono ore di lezione e numero di docenti. Le ore settimanali di lezione obbligatoria passano da 30 a 27 e nel tempo pieno da 35 a 30; a queste possono aggiungersi tre ore facoltative. Molte cattedre sono a rischio se le famiglie dovessero decidere di non optare per le lezioni integrative.
Secondo ciclo. È stato il capitolo più controverso della riforma della scuola, e ha incontrato l'opposizione di Regioni, sindacati e imprese. Separa nettamente studio e formazione professionale. Si introduce la figura del tutor e i licei diventano otto: tra essi quello tecnologico ed economico. Spariscono gli istituti tecnici e la formazione professionale grava sulle spalle delle Regioni.


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