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Unità: Pisa e Firenze: «Qui per il nostro futuro»

«Vogliamo studiare, non siamo barricati e non sentiamo la necessità di difenderci»

24/10/2008
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l'Unità

di Osvaldo Sabato/ Firenze

«SE VIENE la polizia? Gli chiederemo le tabelline» ironizza uno studente. «Ma non credo che si faranno vedere, altrimenti qui succede un ’48» commento un altro.

Numeri alla mano, la protesta a Matematica è a più cifre per la valanga di studenti mobilitati. Praticamente, tutti. E non solo loro. Anche i docenti e i ricercatori stanno facendo la loro parte. Dentro il plesso “Ulisse Dini” non ci fanno caso alle parole del premier Berlusconi (poi rimangiate) «basta occupazioni, mando la polizia», non ci fanno caso, perché le lezioni sono rinviate con tanto di delibera di facoltà. A qualche decina di metri di distanza, sul marciapiede opposto, si trova invece la facoltà di Ingegneria. Nell’androne fa bella mostra di sé un grande striscione «facoltà occupata». I controlli all’ingresso sono serrati: «Con l’aria che tira, non si sa mai» sussurra una studentessa. Pacchi di giornali buttati su un tavolo lungo, le pagine che raccontano la protesta vengono letteralmente mangiate e gli occhi si fermano su quella frase di Berlusconi. «Ma ti rendi conto che dobbiamo pure tranquillizzare i nostri genitori» commenta una ragazza. Di televisioni accese in giro non se ne vedono «ma a casa la guardano» chiosa Catia del collettivo di Scienze. Tanto per non perdere tempo, però, a Ingegneria hanno pensato di organizzare «dei controlli intorno al plesso, chiudiamo tutto e se qualcuno vuole entrare suona» racconta Giovanni. «Non siamo barricati e non sentiamo la necessità di difenderci» insiste Franco.

Anche il sindacato di polizia Silp per la Cgil, con il segretario Marco Noero, critica quella frase di Berlusconi.

La protesta non si ferma, dunque, va avanti il giorno dopo la lezione show dell’astrofisica Margherita Hack in piazza Signoria, oggi tocca al professore Barletti tenere la sua lezione in piazza: parlerà di relatività e di Einstein e Minkowski. In serata, sempre a Ingegneria, è già fissata un’assemblea aperta a «tutta la cittadinanza» e la protesta del mondo universitario contro la legge 133 arriva in Europa: anche l'Istituto universitario europeo di Fiesole è in agitazione. Mentre su alcuni ponti sull'Arno sono apparsi striscioni come «l'università non è in vendita» e gruppi di studenti distribuivano volantini sulla «24 ore non stop di lezione» organizzata» martedì prossimo a Matematica. Anche ieri a Pisa, dopo i sessantamila di Firenze, oltre diecimila studenti in corteo insieme al sindacato.

Generazioni in movimento, potrebbe essere lo slogan. «È una novità assolutamente positiva» per il segretario regionale della Cgil Alessio Gramolati, appena rientrato da Pisa, «chiunque ha responsabilità di governo dovrebbe valorizzare e non esorcizzare come un pericolo» dice. Era già successo altre volte che studenti e operai protestassero insieme, ma raramente studenti e professori «è la dimostrazione che la scuola pubblica viene vissuta come un valore» chiude Gramolati. Gli universitari non ce l’hanno con il ministro Gelmini «lei non ha neanche scritto la legge che contestiamo», se la prendono con Tremonti, con i tagli della legge 133. «Berlusconi dice che dobbiamo piuttosto pensare a studiare? È quello che vorremmo fare, noi siamo qui perché vogliamo studiare e laurearci, paghiamo tasse salate per raggiungere questo obiettivo» commenta Marco. «E soprattutto vorremmo che qualcuno ci garantisca il nostro futuro» precisa Alessandra. Ma la faccia dura di Berlusconi? «Voleva solo impaurire i ragazzi delle superiori» conclude Francesco con tono rassicurante.


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