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Unità: Perché oggi la Cgil va in piazza

"Diritti in piazza con la CGIL". Guglielmo Epifani

27/09/2008
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l'Unità

Nella giornata di oggi, in oltre 150 piazze, scenderanno in campo decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori, pensionati, giovani e studenti, cittadini per dire che le politiche economiche del Governo sono profondamente sbagliate, fanno male al Paese e alle persone e che devono essere cambiate.

Non rivendicheremo solo una generica necessità di cambiamento ma, come abbiamo indicato nelle centinaia di assemblee organizzate in preparazione delle manifestazioni, avanziamo precise richieste che sono poi quelle definite con Cisl e Uil nei mesi scorsi. Mi auguro che sugli stessi temi si possa arrivare rapidamente ad un percorso comune con le altre organizzazioni confederali, certo è che nelle centinaia di piazze che riempiremo il sentimento di tutti sarà profondamente unitario anche se non rinunciamo a marcare il punto di vista della Cgil.

Per noi le manifestazioni di oggi rappresentano l’inizio di una vasta campagna di mobilitazione perché la gravità della situazione non ammette sottovalutazioni. La manovra economica del Governo deprime il Paese e, rinunciando ad investire nello sviluppo, nella conoscenza e nella qualità, lascia ancora più esposta l’Italia di fronte ad una crisi mondiale che si annuncia di dimensioni drammatiche. Non a caso le retribuzioni e le pensioni stanno subendo un salasso molto consistente perché non c’è restituzione del fiscal drag, perché i rinnovi contrattuali battono il passo in troppi comparti, a partire da quelli pubblici, e perché la dinamica dei prezzi è assolutamente fuori controllo. Aumenta il numero delle persone che non arrivano a fine mese o che devono mettere mano ad una serie di espedienti. Colpisce che il Presidente del Consiglio non abbia mai ritenuto le condizioni di chi lavora anche un suo problema.

Ma le scelte economiche del Governo non lasciano inalterato alcun settore. È di poche ore fa la decisione di bloccare tutti i processi di stabilizzazione per decine di migliaia di giovani precari come previsto dalle precedenti leggi Finanziarie, per loro ora il futuro si tingerà di ulteriore incertezza e di “lavoro” sempre meno garantito. L’attacco al welfare conosce una pesantezza inedita. Il riferimento è alla sanità, con la conseguente riduzione delle prestazioni, e alle inaccettabili decisioni sulla scuola che non solo riscrivono il ruolo della scuola pubblica previsto dalla nostra Costituzione ma segmentano la scuola in base al reddito di chi la frequenta, colpendo dal tempo pieno, alla riforma della scuola elementare all’obbligo scolastico.

Si tagliano gli investimenti e le infrastrutture cancellando il mezzogiorno dall’elenco degli impegni del Governo rendendolo solo terra per l’invio di contingenti militari ma senza che ci sia traccia di una forte ed organizzata lotta a tutto ciò che favorisce la malavita organizzata, a partire dall’evasione fiscale.

Infine, noi denunciamo la scelta di semplificare la vita sociale cancellando il ruolo del sindacato e le regole della contrattazione per ritornare alla peggiore occupazione da parte della politica dei temi relativi alla contrattazione. Come leggere diversamente la recente decisione in base alla quale i ministri possono distribuire salario direttamente ai lavoratori in assenza di ogni contrattazione con il sindacato? Oggi alla nostra protesta si aggiunge un altro tema, la salvaguardia della libertà di informazione. Infatti, il blocco retroattivo dei finanziamenti pubblici a testate cooperative, sindacali e del movimento democratico se non verrà modificato è destinato a produrre la chiusura di decine di testate determinando un impoverimento per tutto il Paese. Nella giornata di oggi abbiamo però un motivo di grande soddisfazione che, nel contempo, indica anche la via giusta per risolvere i problemi. La vertenza Alitalia è chiusa e la nostra azione ha prodotto, con la previsione di almeno un partner straniero, le condizioni perchè Alitalia voli davvero. Inoltre sono state introdotte significative conquiste sui precari, sui diritti dei lavoratori e sulle loro retribuzioni. Insomma, il confronto di merito è risultato vincente. Esattamente ciò che il Governo ha evitato di fare su tutti i provvedimenti che contestiamo in centinaia di piazze.


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